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Il Gruppo Abele va al Governo

Leopoldo Grosso, numero due dell’associazione, guiderà la politica anti droga.

di Stefano Arduini

Asei mesi dall?insediamento di Prodi, la politica sulle dipendenze del nuovo governo comincia a svelare i suoi contorni. È certo l?azzeramento del Dnpa, il Dipartimento antidroga, istituito nella scorsa legislatura presso la Presidenza del Consiglio. Al suo posto il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero ha voluto una direzione generale. Le chiavi della nuova struttura, che avrà esclusivamente compiti amministrativi, verso le cui casse dovrebbero però convogliare i 13/15 milioni di euro con cui il nuovo esecutivo rimpolperà il fondo antidroga della legge 45/99, sono state comunque consegnate a Luciana Saccone, unica ?sopravvissuta? fra i dirigenti del vecchio Dpna. Il vero pivot politico della nuova architettura, come anticipato da Vita, sarà invece Leopoldo Grosso, numero due del gruppo Abele, che Ferrero ha appena nominato suo consulente personale. Una carica inedita. Spetterà quindi a Grosso il ruolo di traghettatore verso la quinta Conferenza nazionale da tenersi nella prossima primavera, il summit che dovrà dare disco verde alla nuova legge dell?Unione. Non sarà facile. Gli inciampi sono già all?ordine del giorno.

«Questo non è un governo di sinistra, è una coalizione in cui coesistono culture molto diverse»: dietro questa dichiarazione di Ferrero si cela una prima guerra intestina non ancora digerita. In attesa di riesumare il sistema pluritabellare precedente alla Fini – Giovanardi con conseguente distinzione droghe pesanti- droghe leggere, il ministro della Sanità, Livia Turco, con il benestare dello stesso Ferrero, aveva infatti riscritto i tetti di consumo superati i quali scatta la sanzione penale. Dal loro punto di vista una sorta di tampone per arginare gli effetti più nocivi della legge del Polo. Il decreto però non ha mai lasciato il cassetto della ministra. A mettersi di traverso è infatti subito intervenuto il Guardasigilli, Clemente Mastella, contrario alla modifica.

È questo il clima in cui entro poche settimane si ritroverà la nuova Consulta. Un organo che dovrebbe riunire 70 rappresentanti degli operatori. «Non escluderemo nessuno», annuncia Francesco Piobbichi, responsabile dipendenze del Prc. Fra le sigle storiche hanno già dato la loro disponibilità il Cnca, la Fict e anche San Patrignano («Andrea Muccioli ci sarà, come sempre in occasione dei tavoli istituzionali », fanno sapere dalla Comunità). Insieme alla Consulta si riunirà anche il Comitato scientifico, che sarà composto da 13/14 esperti e i rappresentanti delle Regioni: in tutto un centinaio di invitati. «Più che riunioni, saranno seminari», nota Riccardo De Facci del Cnca.

Il timore è che si tiri per le lunghe. «Ma questo governo non se lo può permettere, sono ormai sei anni che non si fa un monitoraggio sul sistema degli interventi. Da quandoAsei mesi dall?insediamento di Prodi, la politica sulle dipendenze del nuovo governo comincia a svelare i suoi contorni. È certo l?azzeramento del Dnpa, il Dipartimento antidroga, istituito nella scorsa legislatura presso la Presidenza del Consiglio. Al suo posto il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero ha voluto una direzione generale. Le chiavi della nuova struttura, che avrà esclusivamente compiti amministrativi, verso le cui casse dovrebbero però convogliare i 13/15 milioni di euro con cui il nuovo esecutivo rimpolperà il fondo antidroga della legge 45/99, sono state comunque consegnate a Luciana Saccone, unica ?sopravvissuta? fra i dirigenti del vecchio Dpna. Il vero pivot politico della nuova architettura, come anticipato da Vita, sarà invece Leopoldo Grosso, numero due del gruppo Abele, che Ferrero ha appena nominato suo consulente personale. Una carica inedita. Spetterà quindi a Grosso il ruolo di traghettatore verso la quinta Conferenza nazionale da tenersi nella prossima primavera, il summit che dovrà dare disco verde alla nuova legge dell?Unione. Non sarà facile. Gli inciampi sono già all?ordine del giorno.

«Questo non è un governo di sinistra, è una coalizione in cui coesistono culture molto diverse»: dietro questa dichiarazione di Ferrero si cela una prima guerra intestina non ancora digerita. In attesa di riesumare il sistema pluritabellare precedente alla Fini – Giovanardi con conseguente distinzione droghe pesanti- droghe leggere, il ministro della Sanità, Livia Turco, con il benestare dello stesso Ferrero, aveva infatti riscritto i tetti di consumo superati i quali scatta la sanzione penale. Dal loro punto di vista una sorta di tampone per arginare gli effetti più nocivi della legge del Polo. Il decreto però non ha mai lasciato il cassetto della ministra. A mettersi di traverso è infatti subito intervenuto il Guardasigilli, Clemente Mastella, contrario alla modifica.

È questo il clima in cui entro poche settimane si ritroverà la nuova Consulta. Un organo che dovrebbe riunire 70 rappresentanti degli operatori. «Non escluderemo nessuno», annuncia Francesco Piobbichi, responsabile dipendenze del Prc. Fra le sigle storiche hanno già dato la loro disponibilità il Cnca, la Fict e anche San Patrignano («Andrea Muccioli ci sarà, come sempre in occasione dei tavoli istituzionali », fanno sapere dalla Comunità). Insieme alla Consulta si riunirà anche il Comitato scientifico, che sarà composto da 13/14 esperti e i rappresentanti delle Regioni: in tutto un centinaio di invitati. «Più che riunioni, saranno seminari», nota Riccardo De Facci del Cnca.

Il timore è che si tiri per le lunghe. «Ma questo governo non se lo può permettere, sono ormai sei anni che non si fa un monitoraggio sul sistema degli interventi. Da quando sono entrate le Regioni non si è capito verso quale direzione andiamo», chiosa De Facci.

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