Mondo
Il grido del tassista di New York
60mila retweet in poche ore. Alex Malloy ha raccolto la testimonianza del tassista musulmano e l’ha postata in rete. «Io non faccio parte di quello che sta succedendo», ha raccontato piangendo il tassista. La storia del tassista senza nome, è la stessa di tutto il miliardo e mezzo di musulmani che con l’Isis non hanno niente a che fare….
di Anna Spena
È stata ritwittata quasi da 60mila persone la storia del giovane tassista musulmano, di cui non si conosce il nome, raccolta da un cittadino newyorkese, Alex Malloy. Erano passate da poco le undici di venerdì sera a Manhattan. Alex voleva solo prendere un taxi per arrivare da Columbus Circle a Washington Heights. Appena entrato nell’auto, il tassista gli ha detto “Grazie”.
Non sapeva che i 25 minuti del tragitto verso casa «sarebbero stati i 25 minuti più tristi vissuti attraverso l’esperienza di un altro essere umano», come lui stesso ha riportato.
Alex era il suo primo cliente dopo due ore, il primo dopo la diffusione della notizia degli attacchi di Parigi.
«Ha pianto per tutto il tragitto e ha fatto piangere anche me, mi ha fatto piangere tanto», ha scritto Alex Malloy. «Continuava a dire, “Allah , Il Mio Dio, non crede in questo! La gente pensa che io sia una parte di quello che sta succedendo, ma io non lo sono. Nessuno vuole venire in macchina con me perché si sentono insicuri. Non riesco nemmeno a fare il mio lavoro”».
Sempre nello stesso post, Malloy ha aggiunto: «vi prego di smetterla di dire che i musulmani sono il problema perché non lo sono e si sentono vittime anche loro e hanno paura tutti i giorni. Questi sono i nostri fratelli, le nostre sorelle, siamo tutti esseri umani sotto questa pelle. E non meritano niente di più che il nostro rispetto e attenzione. Hanno bisogno della nostra protezione. Vi prego di smetterla con la visione di questi splendidi esseri umani come nemici perché non lo sono».
Il tassista giovane, dolce, come lo descrive Malloy non avrà avuto più di 25 anni.
«Nessuno ha bisogno di sentirsi in questo modo», ha ripetuto Malloy. «Non riesco a credere che ho dovuto ascoltare queste parole da un ragazzo che voleva solo portarmi a casa e fare il suo lavoro. Vi prego di smetterla con la generalizzazione nei confronti di queste persone, di distinguerli dagli atti di violenza da parte degli estremisti. Smettete di dire “i musulmani sono il problema”».
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