Sostenibilità di facciata

Il greenwashing corre col pacco

L'Autorità garante della concorrenza e del mercato sanziona con 8 milioni di multa il corriere internazionale Gls. Sotto accusa il programma "Climate protect", iniziativa «organizzata, finanziata e comunicata senza la trasparenza, il rigore e la diligenza richiesti ad operatori di un settore molto inquinante, quale quello della spedizione, trasporto e consegna di merci»

di Alessio Nisi

Ci sono le mongolfiere che si alzano sulla città e ci sono i pacchi con i sorrisi. Insieme alla scritta “404 pagina non trovata!“, ecco che cosa resta di Climate protect, progetto di sostenibilità ambientale su cui Gls, gruppo attivo nel settore della spedizione, del trasporto e della consegna merci, ha costruito la propria immagine green.

Un’iniziativa molto washing, secondo l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, che ha multato General logistics systems b.v, a capo del gruppo Gls in Europa, General logistics systems Italy e General logistics systems enterprise con 8 milioni di euro, per un’iniziativa «organizzata, finanziata e comunicata senza la trasparenza, il rigore e la diligenza richiesti ad operatori di un settore molto inquinante, quale quello della spedizione, trasporto e consegna di merci».

Gls

foto da https://gls-group.com/app/service/open/error/EU/en/404

Massima severità contro l’ecologismo di facciata

«Massima severità contro le false pratiche ambientali delle aziende», commenta il Codacons, «da tempo denunciamo la prassi delle aziende di ricorrere a green claims nelle loro strategie di marketing e nella costruzione della propria immagine, messaggi non sempre corretti che spesso sfociano nel fenomeno del cosiddetto greenwashing, ossia un ecologismo di facciata basato su affermazioni non veritiere in tema di sostenibilità e rispetto dell’ambiente di prodotti e attività produttive».

Sanzione importante. Queste pratiche, si aggiunge, «sono in grado di deviare le scelte dei consumatori, sempre più attenti a servizi e prodotti sostenibili e rispettosi dell’ambiente, e alterare il mercato, dirottando centinaia di milioni di euro ogni anno in termini di acquisti e scelte economiche».

Per questo motivo, si chiarisce «la sanzione dell’Antitrust è molto importante perché riconosce come scorretta la pratica delle aziende di auto assegnarsi una immagine green nella realtà dei fatti inesistente, approfittando della maggiore attenzione dei consumatori verso i temi ambientali». 

Opacità dei costi e contenuti ingannevoli

Per Martina Donini, presidente nazionale Unione per la difesa dei consumatori, «ancora una volta assistiamo a un caso di greenwashing ai danni dei consumatori. Gls ha imposto ai propri clienti un contributo economico per un programma di compensazione delle emissioni con certificazioni ingannevoli e una totale opacità sui costi. Ancora più grave il fatto che le aziende di grandi dimensioni siano state esonerate dal pagamento mentre gli oneri sono stati scaricati sui consumatori più piccoli e aziende affiliate».

Servono regole più stringenti e controlli più serrati

È inaccettabile, continua Donini, «che un settore ad alto impatto ambientale come quello della logistica sfrutti la sensibilità ecologica dei consumatori per meri scopi di profitto. Gls ha addirittura trasformato una presunta iniziativa ambientale in una nuova voce di guadagno. Chiediamo maggiore severità contro chi fa greenwashing a tutela dei consumatori e delle aziende che investono davvero in sostenibilità. Servono regole più stringenti e controlli più serrati, perché altrimenti le imprese continueranno a giocare con la fiducia dei cittadini, trasformando la sostenibilità in una opaca strategia di marketing».

Certificato di sostenibilità

Climate protect ruotava intorno ad un certificato di sostenibilità (che attestava la compensazione delle  emissioni di CO2), che le aziende che partecipavano al progetto potevano ottenere. “Noi, che facciamo ampio uso del sistema di trasporti per le consegne ai nostri clienti e dai nostri fornitori, abbiamo deciso di aderire al progetto Climate protect per ridurre al minimo l’impatto ambientale delle nostre spedizioni. Sostenere questo programma ci permette di contribuire attivamente alla sostenibilità, garantendo al contempo che le emissioni di CO2 generate dal nostro operato siano compensate e mitigate”, si legge nella nota stampa di una delle aziende che hanno partecipato.

Soldi per ottenere un certificato

Ecco, fa notare l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, «è emerso che ai clienti abbonati ai servizi di General logistics systems enterprise veniva imposto di aderire a questo programma e di pagare un contributo economico così da ottenere un certificato, non richiesto, attestante l’avvenuta compensazione delle emissioni di CO2 relative alle rispettive spedizioni». 

«Questo contributo», si spiega, «è stato definito prescindendo da una previa verifica dei costi riconducibili al programma Climate protect, esonerando dal pagamento i clienti di grandi dimensioni e lasciando intendere che le stesse società del gruppo avrebbero contribuito in modo significativo al suo finanziamento».

Voce di guadagno

Sempre secondo l’Autorità, «è risultato che le società del gruppo Gls, oltre ad aver riversato tutti gli oneri economici legati al programma sui propri clienti abbonati e sulle imprese di spedizioni affiliate alla rete di General logistics systems Italy, hanno incassato contributi maggiori dei costi sostenuti per attuare il programma. Inoltre, le comunicazioni trasmesse ai clienti abbonati e alle imprese affiliate e le certificazioni sulle compensazioni delle emissioni di CO2 rilasciate a clienti e imprese per le proprie spedizioni sono risultate ingannevoli, ambigue e/o non veritiere».

Foto di RoseBox رز باکس su Unsplash

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