Infanzia

Il grande tabù della povertà alimentare (soprattutto dei bambini)

Non accennano a calare, anzi, i numeri dei pacchi alimentari consegnati da Fondazione Domus de Luna: tra i 7mila beneficiari, 2mila sono bambini. Ugo Bressanello: «La fame è un’emergenza che è diventata strutturale, però nessuno vuole vederla». Al via la campagna sms solidale per sostenere "Un piccolo abbraccio"

di Sara De Carli

Federica ha sempre fatto le pulizie a casa delle persone, non ha mai chiesto nulla a nessuno, anche se suo marito è disoccupato da dodici anni. «Ancora oggi provo imbarazzo nel presentarmi all’Exmè una volta alla settimana, per chiedere una busta di generi alimentari: credo che non mi abituerò mai», racconta. «Voglio solo una cosa, mantenermi con le mie forze, senza l’aiuto degli altri, come dovrebbero poter fare tutti. Intanto ringrazio Domus de Luna, soprattutto per i miei figli, non possono mangiare soltanto gli spaghetti. Io posso privarmi di tante cose, ma loro vengono prima di tutto». La storia di Federica è una come tante. Storie che vengono dalla città metropolitana di Cagliari, dal Sulcis Iglesiente e, più sporadicamente, dal Nuorese e dalla Gallura. Storie che Fondazione Domus de Luna accoglie e abbraccia. Sono più di 2.500 le famiglie che ricevono cibo, vestiti, prodotti per la prima infanzia attraverso il progetto “Ti abbraccio”: 7mila persone, di cui 2mila minori. Fra loro, 300 hanno meno di 3 anni. Latte in polvere, omogeneizzati e pannolini sono i prodotti più richiesti: vuoi perché più costosi, vuoi perché più difficili da reperire nei circuiti “classici” del sostegno alla povertà. Per raccogliere questi beni di prima necessità fino al 30 novembre è attiva la campagna sms solidale “Un piccolo abbraccio”: anch il capitano del Cagliari Leonardo Pavoletti sarà al fianco dei volontari che ogni settimana distribuiscono cibo, sorrisi e abbracci al centro Exmè e a domicilio.

Numeri esplosi con la pandemia e che non accennano a calare, anzi: le persone che beneficiavano di un aiuto materiale con pacchi alimentari, abiti, seggioloni, bombole del gas e beni di prima necessità erano 2.980 nel 2020 e 6.007 nel 2022 (scarica “La fame del Sud”, il focus book di VITA sulla povertà alimentare nelle grandi città del Meridione). È proprio questo il dato che più preoccupa Ugo Bressanello, presidente di Domus de Luna, una realtà che si è sempre occupata di minori in difficoltà: «È un’emergenza che dopo così tanto tempo non può più nemmeno essere definita tale. È diventata strutturale, è un dato di realtà che però nessuno vuole vedere. Come se della fame che attanaglia le nostre città non si potesse nemmeno parlare: c’è in atto un processo di rimozione e negazione collettiva. Su queste famiglie e i loro bisogni è calato il silenzio». 

La povertà alimentare è un’emergenza che dopo così tanto tempo non può più nemmeno essere definita tale. È diventata strutturale, è un dato di realtà che però nessuno vuole vedere. Come se della fame che attanaglia le nostre città non si potesse parlare: c’è in atto un processo di rimozione e negazione collettiva.

Ugo Bressanello, presidente di Domus de Luna

Partiamo dai numeri…

Abbiamo un sistema dove registriamo tutti i beneficiari: ci sono 7mila persone, di cui 2mila minori. Fra loro, 300 sono sotto i 3 anni. Di queste 7 mila persone, ogni settimana ne incontriamo circa 2mila. Abbiamo circa 40/50 persone che rendono possibile il servizio, tra operatori e volontari: molte di queste stanno facendo percorsi di messa alla prova.

Che cosa date alle famiglie?

Al centro Exmè di Pirri, provvediamo alla distribuzione di generi alimentari di prima necessità, mentre nel non-negozio di Quartu Sant’Elena mettiamo a disposizione gli indumenti per coloro che presentano un regolare Isee. Il bisogno non è solo alimentare: quando abbiamo introdotto i buoni per ritirare delle bombole del gas – che qui servono sia per cucinare sia per scaldare casa – siamo stati subissati di richieste. Prepariamo i pacchi alimentari mettendo insieme una spesa bilanciata, grazie a fonti diverse: le donazioni del Banco Alimentare, i prodotti del Fead-fondo di aiuti europei agli indigenti, le donazioni di privati, i buoni spesa pagati dal consorzio Alimentis con cui noi di volta compriamo quel che manca per comporre una spesa bilanciata… Nel non-negozio di Quartu invece, grazie a un circuito di donazioni di oggetti usati ma in buono stato, distribuiamo vestiti, passeggini, seggiolini per l’auto… Le persone iscritte al servizio – noi chiediamo l’Isee e facciamo una scheda anagrafica – vengono e prendono gratuitamente quello di cui hanno bisogno. Per le bombole del gas, diamo un buono e vanno ritirarle dai distributori della zona. I volumi stanno diventanto enormi. I conti sono presto fatti: con 300 infanti sotto i tre anni, al ritmo di almeno tre pannolini al giorno… abbiamo bisogno praticamente di mille pannolini al giorno da distribuire. Ogni mese distribuiamo 64mila litri di latte e 47 tonnellate di pasta, per esempio. È imbarazzante, noi questo servizio lo facciamo da dieci anni, ma prima del Covid riguardava solo poche decine di famiglie: invece con il Covid la situazione è esplosa e il tema vero è che non accenna a diminuire.

Il privato sociale ha fatto quello che poteva, ma questa non è più un’emergenza, è qualcosa di strutturale e merita una risposta strutturale: il pubblico però non ha fatto il passo avanti che sarebbe necessario.

Ugo Bressanello

Perché dice “è imbarazzante”?

È imbarazzante il silenzio istituzionale e dei media attorno a questa situazione. Delle code alle mense dei poveri – e di bambini piccolissimi in fila in quelle code – non parla più nessuno, secondo le traiettorie più classiche della psicologia sociale: capisco che siamo stanchi e che abbiamo due guerre in corso… ma trovo inaccettabile che la reazione più diffusa, quando si parla di fame in Italia, sia “ma che esagerati”. Ma quale esagerazione? Anche senza leggere i dati dell’Istat sulla povertà, basta che uno giri per le città per accorgersi di quanto siano aumentate le persone che vivono per strada o le file alle mense. Qualcuno se ne vuole occupare? Sono sorpreso e amareggiato del fatto che che non ci sia stata una risposta istituzionale a questa emergenza: il privato sociale all’inizio ha dato una mano, ma ora giustamente tutti quelli che si occupano di altre aree (di carcere, disabilità, ambiente…) sono tornati a fare il loro.

È imbarazzante il silenzio istituzionale e dei media attorno a questa situazione. Delle code alle mense dei poveri – e di bambini piccolissimi in fila in quelle code – non parla più nessuno, secondo le traiettorie più classiche della psicologia sociale.

Ugo Bressanello

Il privato sociale ha fatto quello che poteva, ma questa non è più un’emergenza, è qualcosa di strutturale e merita una risposta strutturale: il pubblico però non ha fatto il passo avanti che sarebbe necessario. Io non mi voglio mettere a fare il politico, non voglio dire se il governo ha fatto bene o male a cambiare gli strumenti per il contrasto della povertà: dico solo che se guardo la realtà e vedo che la situazione è questa… quello che è stato fatto non basta. 

Che cosa servirebbe invece?

Le persone vogliono una cosa sola: lavorare. Chiaramente c’è chi non è nelle condizioni di farlo, ma si tratta di una minoranza. L’assistenzialismo non solo non funziona, ma non è nemmeno ciò che le persone vogliono. Io penso ormai da tempo che bisognerebbe aumentare l’uso dei lavori socialmente utili. A Domus de Luna usiamo il “s’agiudu torrau” che sarebbe “l’aiuto ritornato”: a chi usufruisce dei beni del non-negozio o dei pacchi alimentari noi chiediamo, per rispetto della dignità delle persone, di restituire qualcosa con qualche lavoretto interno a Domus de Luna, piccoli interventi di manutenzione all’Exmé, la pulizia della strada, andare a fare la spesa per chi non può, la preparazione dei pacchi… Ma accanto a questo ci stiamo davvero “inventando” tutti i lavoretti del mondo da far fare nelle nostre realtà, perché non è che garantita la spesa risolvi tutti i problemi di una famiglia: facciamo quello che possiamo, ma ovviamente i numeri sono piccolissimi rispetto al bisogno.

Dal 13 al 30 novembre sarà possibile sostenere “Un piccolo abbraccio”, la campagna di Fondazione Domus de Luna in aiuto delle famiglie con bambini piccolissimi, con una donazione al numero 45592: la donazione (2 euro con sms e 5 o 10 euro con chiamata da numero fisso) contribuirà ad acquistare latte e pannolini che verranno donati alle famiglie in difficoltà.

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