Sostenibilità

Il grande polmonepuò salvare il clima

analisi Il degrado della foresta e il riscaldamento globale

di Redazione

La grande e straordinaria foresta amazzonica sta ora diventando il simbolo della dipendenza dell’umanità dagli ecosistemi naturali. Un affascinante rapporto del WWF curato dal grande ecologo Daniel Nepstad del Woods Hole Research Centre dal titolo Amazon’s Vicious Cycles, ha riassunto le ricerche più avanzate che dimostrano come l’Amazzonia modella il clima così come oggi lo conosciamo e può, a sua volta, essere messa in pericolo da un clima planetario sempre più caldo e imprevedibile.
Il rapporto fa quindi il punto sulle migliori informazioni disponibili per determinare la vicinanza del punto di non ritorno (Tipping Point) rispetto al processo degenerativo cui è sottoposta la foresta amazzonica, e cerca di identificare le eventuali azioni di contrasto.

La grande regolatrice
La foresta amazzonica è, nel suo complesso, strettamente collegata alla dinamica del clima planetario. Innanzitutto influenza il clima agendo, a livello del terreno, come un gigantesco utilizzatore del calore, assorbendo, attraverso l’evaporazione dell’acqua tramite le foglie, metà dell’energia solare che la raggiunge. Inoltre rappresenta un grande serbatoio di carbonio abbastanza sensibile, che “sgocciola” nell’atmosfera tramite la deforestazione, le siccità e gli incendi, contribuendo all’accumulo di gas atmosferici a effetto serra che causano il riscaldamento globale.
L’acqua che defluisce da queste foreste nell’Oceano Atlantico rappresenta il 15-20% del deflusso fluviale globale totale e potrebbe essere sufficiente per influenzare alcune delle grandi correnti oceaniche che, da sole, rappresentano degli importanti regolatori del sistema climatico globale.
La conservazione della foresta amazzonica diventa quindi assolutamente necessaria per stabilizzare il clima mondiale.
L’Amazzonia si trova all’apice di un periodo di drammatiche trasformazioni dovute ai cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale potrebbe infatti ridurre le precipitazioni nell’Amazzonia orientale di più del 20%, aumentando contemporaneamente la temperatura generale dell’intera regione di più di 2°C, forse addirittura di 8°C, entro la fine del secolo, se non saremo in grado di effettuare le drastiche riduzioni di emissioni di gas a effetto serra necessarie per evitare pericolosi mutamenti climatici.
Le siccità più gravi si verificheranno nell’Amazzonia orientale e, unitamente alla tendenza al riscaldamento, potrebbero essere rinforzate dal dieback su larga scala delle foreste pluviali di questa regione, che vengono sostituite da una vegetazione semiarida, simile a quella presente nella savana. La stabilizzazione del clima mondiale è quindi, a sua volta, necessaria per preservare la foresta amazzonica.
Lotta contro il tempo
Nei prossimi 15-25 anni, molti dei cambiamenti attualmente in corso in Amazzonia potrebbero portare a un’ampia conversione e al degrado delle foreste amazzoniche. Gli attuali trend relativi all’espansione dell’agricoltura e dell’allevamento, agli incendi, alla siccità e al taglio illegale di legname potrebbero far sparire o danneggiare gravemente il 55% della foresta pluviale amazzonica entro il 2030.
Il punto critico di non ritorno ecologico verrà raggiunto quando le foreste native, che offrono resistenza agli incendi, saranno degradate in arbusti facilmente incendiabili a causa dei ripetuti danneggiamenti legati a siccità, attività di taglio o combustione. Il punto di non ritorno ecologico viene favorito da alcune pratiche agricole, strettamente connesse agli incendi, che forniscono grandi quantità di fonti di combustione, come l’allevamento di bestiame e l’agricoltura basata sul taglio e l’incendio della vegetazione.
Il punto critico di non ritorno climatico viene raggiunto quando la deforestazione, i fumi, le anomalie della temperatura della superficie del mare, come gli episodi di El Niño, e lo stesso riscaldamento globale inibiscono le precipitazioni su scala regionale. L’inibizione delle precipitazioni dovuta alla deforestazione sembra diventare più forte quando il disboscamento supera il 30%.
La deforestazione dell’Amazzonia potrebbe accelerare in futuro a causa di due trend principali. Primo, la crescente richiesta mondiale di soia, biocarburanti e carne, che porta gli agricoltori e gli allevatori a convertire le loro riserve forestali, richieste legalmente, in terreni agricoli e pascoli. Secondo, il rischio di incendi accidentali, che scoraggia i proprietari terrieri dall’investire in piantagioni di alberi sensibili al fuoco.
Il degrado su larga scala delle foreste amazzoniche potrebbe accelerare la degenerazione climatica globale.
Siamo ancora in tempo per ridurre il rischio di un diffuso degrado della foresta amazzonica e di un’accelerazione del riscaldamento globale che esso provocherebbe. È necessario cogliere tutte le opportunità per regolare l’espansione della frontiera della distruzione dell’Amazzonia. Uno degli approcci più promettenti alla conservazione su larga scala delle foreste amazzoniche consiste nel compensare le nazioni tropicali per la loro riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dalle foreste tropicali.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA