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Il grande inganno della parola “nemico”

#pacifismoannozero: uno stralcio dell'intervento del presidente di Rondine Cittadella della Pace pubblicato sul numero di Vita magazine di aprile: «I giovani che a Rondine vengono da luoghi di violenza e guerra, di conflitti degenerati e persistenti, hanno tutti questa maledizione del nemico che la storia ha consegnato loro sulla pelle e nell’anima; perché la guerra non si limita a distruggere vite inermi e innocenti, ma aggredisce e annienta anche il pensiero di chi sopravvive e di chi prova a farsene una qualche minima ragione»

di Franco Vaccari

Non si può distruggere il nemico. Per farlo occorre armarsi. La storia e la vita ci dicono che ciò che si distrugge si diventa, che ogni volta che ci trattiamo da nemici, ci strutturiamo reciprocamente come tali, che più ci illudiamo di difenderci da un tipo di nemico e più il nemico diviene totale. Dunque, ci si può liberare del nemico, ma per farlo il primo passo è disarmarsi.

Solo così riusciremo a vedere il deserto di dolore dietro la rabbia, svelando il grande inganno che si cela dietro l’odio: che il “nemico” è un’idea, la costruzione velenosa che produce il male, la gabbia mentale che separa, divide e polarizza.

I giovani che a Rondine vengono da luoghi di violenza e guerra, di conflitti degenerati e persistenti, hanno tutti questa maledizione del nemico che la storia ha consegnato loro sulla pelle e nell’anima; perché la guerra non si limita a distruggere vite inermi e innocenti, ma aggredisce e annienta anche il pensiero di chi sopravvive e di chi prova a farsene una qualche minima ragione. Ecco perché è necessario creare uno spazio-tempo che permetta alla mente di contestualizzare gli accadimenti, di capirne le cause remote e prossime, di ordinare e governare, per quanto possibile, le emozioni negative. Da questo punto di vista, il metodo Rondine, che sperimentiamo da 25 anni, agisce prima e dopo il conflitto degenerato. Viene proposto prima e dopo. Prima, perché scova il progressivo affermarsi della costruzione del nemico e getta l’allarme nelle coscienze ovunque si vada costruendo, attraverso quei segni precursori che all’inizio non sembrano tali, però sono degli alert: il pregiudizio, le campagne propagandistiche, la semplificazione, la schematizzazione, l’enfatizzazione dei media, fino al cinismo e all’indifferenza strutturati, i punti di non ritorno. E poi il metodo opera dopo, quando il nemico si è insediato e ha spaccato tutto; quando ha fratturato tutte le relazioni tra le persone, tra le società, tra gli Stati, nelle economie, nelle comunicazioni, nell’arte, nello sport, tutto è frantumato. Allora c’è da decostruire il nemico, cioè svelenire il cuore, le menti e il pensiero. Ed è un lavoro terribile che richiede anni per riportare le relazioni alla loro positività; perché il mondo viene imbrattato dalla guerra, ma le coscienze ne vengono avvelenate. Quindi, il metodo Rondine lavora prima, nell’avere questa coscienza vigile di quando si sta per insediare il nemico; e lavora dopo, quando si è tragicamente costruito, per vedere in quale inganno si è caduti e quindi svelenire, togliere questo inganno. C’è anche un altro punto importante: PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

Foto: Anna Voitenko/Avalon/Sintesi

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