Welfare

Il grande girotondo. Intervista a Cacciari

Il Moretti day. "Hanno tutte le ragioni dalla loro parte. Ma i girotondisti peccano per un approccio troppo intellettuale ai problemi dell’Italia". Lo dice Cacciari

di Ettore Colombo

Massimo Cacciari ha smesso ormai da tempo i panni dell?iconoclasta. Dopo aver ricoperto per due volte la carica di sindaco di Venezia ed essere stato candidato a presidente della Regione Veneto (battaglia persa con onore), è una delle teste migliori dell?Ulivo come della Margherita. Ma da filosofo prestato alla politica quale è rimasto, ora anche come preside alla nuova facoltà di Filosofia dell?Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, si tira fuori dalle ?polemiche insulse?: «risse da cortile miserevoli», dice scuotendo la testa, «spettacoli indegni di una classe dirigente». «C?è un tempo per tutto nella vita», chiosa sorridendo, «il mio tempo di andare in piazza è finito trent?anni fa, nel 68. Ho amministrato e governato a lungo e mi ci sentirei a disagio, oggi». Vita: Ecco, professore. C?è chi critica i girotondisti in quanto monotematici e autoreferenziali, ossessionati solo dai guai giudiziari del premier. Massimo Cacciari : Vede, un conto è sfuggire all?antiberlusconismo di maniera, un conto è non accorgersi che viviamo in un Paese anormale che soffre di tante e profonde anomalie. Quella del conflitto d?interessi non è l?unica, certo, ma grida scandalo. E i tentativi del Polo di far passare leggi ad hoc per i suoi capi è disgustoso e insultante per l?intelligenza stessa degli italiani. I girotondisti lavorano su tali issues, sono movimenti che non pretendono di cambiare il mondo e quindi non intervengono su tutti i mali, come invece deve giustamente fare un partito o un?organizzazione politica. Dopodiché, è vero che il fronte girotondista ha un approccio troppo intellettuale di fronte ai tanti problemi oggi sul tappeto, ma non si possono chiedere a loro tutte le risposte. è l?Ulivo, qui, che deve far sentire la sua voce. Vita: Già, solo che anche l?Ulivo è in preda alla sindrome dell?antiberlusconismo di maniera. Cacciari: No, non sono d?accordo. Una cosa è dire che il centrosinistra gioca troppo spesso di contropiede, di rimessa, una tattica con la quale si può vincere qualche partita, ma non certo il campionato, non facendo altro che aspettare che Berlusconi dica A per controbattere B cinque minuti dopo, e una cosa è negare che, dalla vittoria elettorale del Polo a oggi le cose siano cambiate, e di molto. Come vede, giro parecchio nel Nord Italia, in Veneto come a Milano o Firenze, e percepisco una sempre maggiore insoddisfazione della gente nei confronti delle promesse false o comunque non mantenute da questo governo. L?Ulivo è cresciuto, in questo anno, questa è la verità: è più unito, più capace di avanzare proposte sensate e credibili, più convinto delle sue possibilità. Certo, ciò avviene anche per i disastrosi risultati di un anno di politica sociale ed economica del berlusconismo, ma l?opposizione ha ritrovato fiducia, compattezza, nuove capacità e nuove idee. Vita: Tutto va bene, dunque, per l?attuale opposizione, radicale o riformista che sia? Cacciari: Nient?affatto. Non posso tacere l?incapacità dei suoi leader di dare finalmente vita a nuove forme di aggregazione politica che lo facciano nascere per davvero, questo benedetto ?nuovo Ulivo?. Né dimentico che tra tante buone leggi e proposte di legge avanzate, ben poche vengono rilanciate o discusse alle feste dell?Unità come nelle interviste ai giornali. Tiziano Treu e Giuliano Amato hanno proposto un importante Statuto dei nuovi lavori, serio e importante. Se ne è sentito parlare? E la riforma federalista dello Stato, di cui quella di Bossi non è che una pallida imitazione, legge votata dal Parlamento la scorsa legislatura e fortemente voluta, tra tante polemiche, proprio da parte dall?Ulivo, chi la conosce, al di fuori dei politici e degli amministratori locali che l?hanno fatta? Vita: E ai problemi concreti della gente chi ci pensa, professore? Cacciari: Di certo non il governo Berlusconi, nei confronti del quale registro, come le dicevo prima, un disincanto forte e crescente, ma l?Ulivo ne deve fare ancora di strada nel saper formulare proposte. Prodi si dimise perché non c?era accordo sulle riforme, ecco la verità. Ora aspettiamo solo che torni dall?Europa perché, vede, non ci solo alternative: lui è il solo leader spendibile, capace, unificante.


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