Formazione

Il grande business chiamato biberon

I rischi del latte in polvere. Dopo aver conquistato i Paesi poveri, le multinazionali del latte artificiale tentano il mercato italiano. L’Unicef: «Marketing pericoloso»

di Barbara Fabiani

Pensavamo che fosse l?ennesimo, endemico problema che colpisce solo i Paesi poveri. Solo nel Sud del mondo, in effetti, ogni anno un milione e mezzo di bambini muore a causa del latte artificiale, diluito troppo e male da madri impreparate o cui manca l?accesso all?acqua potabile. Quello che non sapevano, però, è che la causa di questa strage, cioè l?aggressiva campagna di marketing delle multinazionali produttrici dei sostituti del latte materno che tentano con ogni mezzo di sostituirsi al seno della mamma, è presente e ben viva anche in Italia. Certo, da noi, grazie alle migliori condizioni igieniche ed economiche, i bambini non arrivano a morire di colera o di denutrizione. Però si ammalano. E di tutto devono incolpare proprio le aziende che, nello ?spingere? i propri prodotti fin dentro i reparti maternità, violano un severo codice elaborato dall?Organizzazione mondiale della sanità a tutela della salute di mamme e neonati. Le violazioni sono state denunciate nei giorni scorsi a Roma dalla sezione italiana dell?International baby food action network, cui si è unita la prestigiosa voce di Unicef Italia. «Nei neonati nutriti artificialmente le infezioni respiratorie acute aumentano di tre volte rispetto a quelli allattati al seno», spiega Adriano Cattaneo, pediatra e coordinatore dell?indagine. Ma c?è di più: «I casi di affezioni gastrointestinali si moltiplicano fino a otto volte e fino a cinque volte le otiti medie, perché non esiste polvere al mondo che possa contenere gli anticorpi del latte materno». A ciò va aggiunto che per le mamme l?allattamento rappresenta un fattore preventivo per i tumori femminili e ha anche un effetto anticoncezionale; senza calcolare che una sana poppata al seno stabilisce una relazione certamente più calda e naturale che per interposto biberon. Vantaggi accertati che pure non riescono a resistere contro un?aggressiva e fuorilegge campagna di marketing delle aziende produttrici di latte in polvere e altri sostituti. Fuorilegge proprio rispetto al Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno che così viene sistematicamente, e impunemente, violato. Il Codice è stato elaborato dall?Organizzazione mondiale della sanità nel 1981, sottoscritto dalla grande maggioranza dei governi (tra gli autoesclusi anche gli Stati uniti) e persino dalle aziende produttrici. Ma né i governi hanno rispettato l?incarico di diffondere il codice tra mamme e pediatri né le aziende hanno mantenuto fede alle intenzioni. Sull?applicazione del regolamento vigila la Coalizione italiana, presieduta dal dottor Cattaneo, che ha prodotto uno studio sul caso italiano. La cui lettura riserva chicche sorprendenti: si apprende ad esempio di un proliferare di baby club con invio di ?premi? per mamma e neonato, promozioni di latte in polvere nelle confezioni delle creme di zinco, opuscoli che sovrappongono informazione sanitaria e pubblicitaria. Il tutto all?interno di una sistematica strategia di marketing che incoraggia con ogni mezzo, palese o indiretto, l?allattamento artificiale anche prima dei sei mesi che l?Oms indica come riservati all?allattamento al seno. Le aziende, invece, spingono per un uso del cosiddetto ?latte di proseguimento? già dal quarto mese di età. E quei due mesi rubati al seno materno valgono su scala mondiale 516 milioni di euro (quasi mille miliardi di lire) l?anno. Non è finita. Diversamente che in altri Paesi, in Italia la legge che recepisce parte del Codice (la numero 500 del 1994) non vieta alle aziende di fornire scorte omaggio di latte in polvere ai reparti pediatrici che ne fanno richiesta (e guarda caso, la richiesta non manca mai); alle neomamme, poi, le aziende regalano veri e propri kit con campioncini di prodotti. Queste azioni, che di fatto disincentivano l?allattamento al seno, sono così diffuse negli ospedali che poco più di un anno fa l?allora ministro della Sanità Umberto Veronesi fece diffondere una circolare per la promozione e la tutela dell?allattamento naturale che però, non comportando alcun obbligo, restò un (buon) consiglio. La presenza delle aziende nei reparti maternità ha anche altre conseguenze. «Oltre a intromettersi dannosamente nelle abitudini alimentari dei neonati, le aziende impediscono di fatto il diffondersi anche nel nostro paese della certificazione Unicef ?Ospedale amico dei bambini?, essendo questa una delle prime cose che andiamo ad accertare», sottolinea Roberto Salvan, direttore di Unicef Italia. Aggiungiamo che in Italia solo l?ospedale di Bassano del Grappa ha superato tutto lo screening per meritare il titolo di ?amico dei bambini?. Info: icmc@libero.it Online tutti i dubbi della puerpera Contro gli abusi delle aziende e per sostenere la scelta di chi può e vuole allattare al seno, scendono in campo anche le associazioni di tutela dei consumatori. La Lega consumatori ha infatti istituito sul proprio sito una sezione dal titolo ?Sos allattamento? dove le mamme trovano articoli, guide, documenti, leggi sulla tutela della maternità e molti link. La sezione prevede anche un servizio alle mamme che si trovassero in difficoltà: si tratta di un indirizzo email da contattare in caso di problemi o al quale ci si può rivolgere per chiedere consigli sull?allattamento. Sul sito c?è anche un forum di discussione sul tema. Info: www.legaconsumatori.it


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