Welfare

Il grande bluff

Il Rapporto sull'esclusione sociale di Caritas/Zancan smetisce l'Istat: i poveri relativi sono in aumento

di Maurizio Regosa

Curato dalla Fondazione Zancan e da Caritas Italiana, è appena uscito In caduta libera. X Rapporto su povertà ed esclusione in Italia. Contiene una polemica, alcune conferme, molte proposte e un quadro delle iniziative di contrasto. Nel frattempo 48 Caritas europee promuovono una campagna di sensibilizzazione denominata “Zero povertà, agisci ora” (www.zeropoverty.org).

Il grande bluff

Non è vero che siamo meno poveri, come gli ultimi dati ufficiali sulla povertà (luglio 2010) farebbero pensare. Secondo l’Istat l’incidenza della povertà relativa nel 2009 è stata pari al 10,8% (era 11,3% nel 2008), mentre quella della povertà assoluta risulta del 4,7%. Un dato che, secondo il Rapporto, è stato ottenuto abbassando la linea della povertà relativa (da 999,67 euro del 2008 a 983,01 euro del 2009 per due persone). Aggiornando la linea di povertà del 2008 sulla base della variazione dei prezzi tra il 2008 e il 2009, il valore di riferimento salirebbe a 1.007,67 euro. Con questo ricalcolo, circa 223mila famiglie ridiventano povere relative: sono circa 560 mila persone da sommare a quelle già considerate dall’Istat (cioè 7 milioni e 810 mila poveri) con un risultato ben più amaro rispetto ai dati ufficiali: sarebbero 8 milioni e 370 mila i poveri nel 2009 (+3,7%). La povertà si conferma un fenomeno che riguarda soprattutto il Mezzogiorno, le famiglie numerose (se in famiglia c’è un solo figlio minore l’incidenza della povertà relativa sale dal 10,8%, che è il dato medio, al 12,1%, mentre se ci sono tre o più figli l’incidenza è del 26,1%), quelle monogenitoriali e coloro che hanno bassi livelli di istruzione. Sempre più famiglie, in cui uno o più membri lavorano, sono povere.

Le famiglie tirano la cinghia

Accanto ai poveri ufficiali, le persone impoverite che vivono in una situazione di forte fragilità economica. Persone che hanno modificato, in modo anche sostanziale, il proprio tenore di vita, privandosi di una serie di beni e di servizi. Il fenomeno è confermato anche da alcuni dati: nel 2009 il credito al consumo è sceso dell’11%, i prestiti personali hanno registrato un -13% e la cessione del quinto a settembre 2009 ha raggiunto il +8%. Facendo una media di questi indicatori, si può calcolare un 10% in più di poveri, da sommare agli oltre 8 milioni stimati. Nella vita di tutti i giorni la crisi si traduce in difficoltà a pagare la spesa, il mutuo, le cambiali (+14% nel 2009).

Spendere meno, spendere meglio

Per contrastare efficacemente la povertà, sostiene il Rapporto, basterebbe spendere meno di quanto attualmente spendono i comuni italiani, in alcuni casi perfino la metà (così in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio). In Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Toscana sarebbe sufficiente un terzo di ciò che si spende ora; in Trentino-Alto Adige un quarto. Nelle regioni del Sud, invece, c’è il problema opposto: la spesa attuale degli enti locali non è sufficiente a debellare la povertà relativa. In Calabria, ad esempio, sarebbe necessario il quadruplo delle risorse, in Campania e Puglia il triplo. Occorrebbe, insiste il Rapporto, dare impulso a interventi «a monte», responsabilizzando, tramite il federalismo, gli amministratori locali e facendo sì che si impegnino a gestire meglio le risorse

I centri d’ascolto Caritas

Nella seconda parte, il Rapporto offre una indagine sul milione di persone circa che ogni anno beneficia di un intervento strutturato di aiuto e accompagnamento presso i Centri di Ascolto Caritas (nel biennio 2009-2010 si registra un aumento medio del 25% del numero di persone che si rivolgono ai Cda). Sono in grande maggioranza stranieri (68,9%; gli italiani sono il 30,7%, e la loro presenza è in fortissima crescita) e rivelano forti problemi di povertà (65,9%), di occupazione (62%) e, in minor misura, di alloggio (23,6%). Chiedono soprattutto viveri e vestiario; gli stranieri chiedono più un aiuto a trovare lavoro; gli italiani invece un sussidio economico. A fronte di tali richieste, i Cda hanno erogato beni e servizi materiali (nel 51,1% dei casi), interventi di orientamento (12,6%) e sussidi economici (10,6%). Anche dai Cda Caritas la conferma che le storie di povertà sono sempre meno legate a individui soli e sempre più caratterizzate da un coinvolgimento dell’intero nucleo familiare.

La risposta delle Chiese locali

Sono 195 progetti diocesani relativi a vari ambiti realizzati da 114 Caritas diocesane (hanno impegnato oltre 9 milioni e mezzo, cui si sono aggiunti gli 11 milioni e 300mila euro richiesti alla Cei). Destinatari di questi interventi sono stati famiglie in difficoltà, minori, immigrati, detenuti ed ex detenuti, anziani, vittime di violenza e tratta, malati terminali, persone senza dimora, richiedenti asilo. Sono invece 16 i progetti regionali di Promozione Caritas e 6 quelli diocesani di promozione di Cda, Osservatori delle povertà e delle risorse, Laboratori per la promozione e l’accompagnamento delle Caritas parrocchiali). Infine sono in corso 14 progetti diocesani contenenti specifiche proposte per i giovani. Spiccano inoltre progetti diocesani su temi specifici e sperimentali (Rom, sinti e cam- minanti; superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari; degrado delle periferie me- tropolitane; promozione delle persone in situazione di povertà estrema), per un importo complessivo di circa 2 milioni di euro. Un capitolo a parte riguarda le iniziative diocesane contro la crisi economica. Oltre a risorse erogate a fondo perduto, a giugno 2010 sono 635 iniziative, attive presso 196 diocesi. Una buona parte si riferisce al microcredito socio-assistenziale e alle piccole imprese.


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