Non profit
Il governo in campo: pronte tre linee di finanziamento
Parla il dg delle Politiche abitative
di Redazione

Marcello Arredi è il direttore generale delle Politiche abitative del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Buona parte del piano casa del governo (dpcm del 16 luglio 2009) è stato progettato dai suoi tecnici. «La competenza e la conseguente responsabilità in materia di edilizia residenziale per le classi meno abbienti spetta alle Regioni» precisa, per poi aggiungere però che compito dello Stato è quello di «intervenire nelle situazioni e nei momenti di crisi».
Con una domanda abitativa di 500mila abitazioni non le sembra che sia questo il caso?
Il Piano nazionale di edilizia abitativa ha la finalità di contribuire a superare il disagio abitativo anche a seguito delle trasformazioni economiche e sociali in atto che hanno fatto emergere nuovi fabbisogni soprattutto nelle grandi concentrazioni urbane, ma è soprattutto importante sottolineare come tale piano costituisca, per la prima volta dopo decenni, un insieme integrato di molteplici linee di intervento.
Quali?
Una prima area è diretta ad incentivare investitori istituzionali e privati attraverso una rete costituita da un fondo nazionale (il Fia, ndr.) e da fondi immobiliari. Su questa linea lo Stato ha messo a disposizione 140 milioni di euro. Una seconda area riguarda gli altri interventi da attivare con gli accordi di programma Stato – Regioni nel limite delle risorse disponibili, pari per l’anno 2010 a 377,8 milioni di euro. Infine la terza area è diretta a finanziare l’edilizia residenziale pubblica di proprietà degli ex Iacp e degli enti locali con un investimento di 200 milioni di euro. Con tale linea di intervento sono stati finanziati 5.047 nuovi alloggi.
Ritiene auspicabile che siano introdotte agevolazioni fiscali per l’edilizia sociale?
Qualsiasi agevolazione fiscale o premialità urbanistica non potrà che potenziare l’efficacia dello strumento, non vorrei però che l’attesa di future agevolazioni, peraltro problematiche nell’attuale contesto, inducesse gli operatori ad un comportamento dilatorio che otterrebbe l’effetto opposto: se lo strumento non funziona rapidamente potrebbe essere abbandonato.
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