Legge di bilancio 2025

Il Governo frena le donazioni: ora il cittadino dovrà stare attento a non sforare il tetto delle detrazioni

Non c'è un tetto massimo alle donazioni, ma il Governo con il nuovo anno ha limitato l'importo delle spese detraibili per chi ha un reddito superiore ai 75mila euro. Cioè per chi dona di più. Il rischio? Che quella crescita del giving che c'era in atto introdotti dalla riforma del Terzo settore - grazie anche a maggiori benefici fiscali per le donazioni - ora si arresti

di Gabriele Sepio

Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti alla Camera

Erogazioni liberali a rischio con la stretta sulle detrazioni fiscali operata con la legge bilancio 2025. Una misura che nasce dalla esigenza di tagliare le tax expenditures ma con il forte rischio di scoraggiare le donazioni a favore del terzo settore arrestandone la crescita registrata dopo la riforma. La novità riguarda l’introduzione di soglie massime alle spese detraibili per i contribuenti che percepiscono redditi rispettivamente sopra i 75mila e i 100mila euro annui, modellate in base a coefficienti familiari. Nel primo caso il nuovo limite è di 7mila euro in assenza di figli a carico, 11.900 fino a due figli e 14mila per le famiglie più numerose. Per i redditi superiori a 100mila euro, invece, il tetto minimo è di 4mila euro in assenza di prole, 6.800 euro fino a due figli, sino ad un massimo di 8mila euro.

È evidente che i nuovi tagli incideranno trasversalmente su una serie di spese che, nel quadro del welfare del nostro Paese, sono da sempre oggetto di tutela e consentono alla fiscalità di conciliare la proporzionalità delle aliquote con i bisogni della persona e della propria famiglia. Pensiamo al mutuo prima casa, alla mensa scolastica, alle rette universitarie, fino all’efficientamento energetico e alle erogazioni liberali.

Una scelta legislativa che pone sullo stesso piano spese di matrice diversa, e che inevitabilmente condurrà i contribuenti a fare delle valutazioni per non superare il plafond delle detrazioni ammesse. Ad oggi, infatti, restano fuori dai nuovi tagli le spese sanitarie e da ultimo anche gli investimenti in start up e Pmi innovative lasciando fuori, tuttavia, gli apporti alle imprese sociali che beneficiano del medesimo sistema premiale attraverso le detrazioni.

Purtroppo nessuna deroga, invece, per le donazioni a favore del Terzo settore che rischiano un ridimensionamento nonostante il trend di crescita dopo la Riforma del Terzo settore, con una crescita esponenziale proprio nella fascia reddituale di contribuenti medio-alta.

Quest’ultima si è dimostrata statisticamente più propensa ad effettuare donazioni. Partendo dai dati Mef, nella fascia che va dai 75 ai 300mila euro, le erogazioni annue aumentano in progressione. Ad esempio, gli importi medi per le donazioni a favore di ets e onlus (con detrazione pari al 30% ai sensi dell’art. 83 Codice del Terzo settore) partono da 700 euro all’anno, per i contribuenti con reddito tra 75 e 80mila euro, per arrivare, superata la soglia dei 300mila euro, fino a 1.470 euro in media.

Certo è vero che per i contribuenti di fascia alta  vi è sempre la convenienza ad optare per la deduzione dell’importo donato con modalità tracciabile (Pos o bonifico) entro il limite del 10% del reddito complessivo dichiarato. Opzione che supererebbe i limiti alle detrazioni ma che trova nella semplificazione della dichiarazione precompilata un ostacolo. Come noto, infatti, spetta agli ets comunicare all’Agenzia delle Entrate le liberalità ricevute che, tuttavia, finiscono di default tra gli importi detraibili.

In tal caso modificare la dichiarazione optando per la deduzione farebbe perdere al contribuente il principale vantaggio correlato alla precompilata, consistente nell’esclusione da qualsiasi controllo da parte dell’amministrazione finanziaria. Un meccanismo che potrebbe essere rivisto proprio a fonte delle novità descritte favorendo la possibilità di modificare il documento. Un ripensamento che, tuttavia, dovrebbe riguardare anche e soprattutto la possibilità di tenere fuori opportunamente dai tagli alle spese fiscali anche le donazioni a favore del Terzo settore. Del resto in questo caso la detrazione, prima che tradursi in un vantaggio per il contribuente erogante, si esprime in un sostegno a favore del reale beneficiario, ovvero l’ente impegnato nelle attività di interesse generale.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti alla Camera, foto di Stefano Carofei/Sintesi

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