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Il governo ci sta tentando

Una nuova missione Arcobaleno per soccorrere i prossimi profughi dall’Iraq? L’ipotesi trapela da più parti. Ecco come reagiscono le Ong.

di Stefano Arduini

Una missione Arcobaleno per l?Iraq? Che l?ipotesi circoli con una certa insistenza nei corridoi ministeriali romani, ormai non è più un segreto. Capire poi chi abbia messo in giro questa voce, è un?altra faccenda. Per fare chiarezza il verde Paolo Cento ha addirittura presentato un?interpellanza al presidente del Consiglio. Ma per il momento parla il sottosegretario agli Esteri con delega alla cooperazione, Alfredo Mantica (An), che non mostra dubbi: “Si tratta di una bufala fatta trapelare dalle ong. Sono discorsi prematuri, ma se proprio dovessi indicare un modello di intervento umanitario guardo all?Afghanistan, non ai Balcani”. A rispondergli a muso duro ci pensa Fabio Alberti, presidente dell?ong Un ponte per, “la missione si farà”, ribatte sicuro, “è naturale che sia così. Vedrete”. Tanta sicurezza da dove arriva? Negli Stati Uniti hanno già stanziato i fondi, in Italia ancora niente, “ma si tratta solo di tattica”, riprende Alberti, “il governo italiano ha il fastidioso grattacapo di dover contenere un?opinione pubblica contraria al conflitto, Bush invece non ha di questi problemi. Ecco la differenza”. Anche Frattini Una convinzione, la sua, che trova due sponde inaspettate. La prima è quella di Dario Rivolta, deputato di Forza Italia, vicepresidente della commissione Esteri della Camera. Rivolta ammette che qualche pensiero è stato fatto, “anche se i tempi non sono maturi e prima bisogna far rientrare nella comunità internazionale l?Iraq, poi ci occuperemo di aiuti e di profughi”. La seconda ammissione arriva niente meno che dal ministro Frattini che, in un?intervista a Panorama, ha dichiarato che l?Italia parteciperà alle operazioni di pace e agli aiuti umanitari “per i quali siamo un modello internazionale con quello che abbiamo fatto e stiamo facendo dal Kosovo all?Afghanistan”. Dalla Protezione civile fanno sapere di non avere ricevuto alcuna comunicazione dalla presidenza del Consiglio (che, del resto, sull?argomento continua a non proferir verbo), ma di essere pronti a partire non appena l?ordine arrivasse. Clima agitato invece tra le ong italiane. Il sasso nello stagno l?ha gettato proprio Fabio Alberti che, con la sua associazione, ha allestito il Tavolo della solidarietà per le popolazioni dell?Iraq. Un manifesto cui hanno aderito fino ad ora 10 associazioni (Un ponte per, Associazione ong italiane, Beati costruttori di pace, Ics, Cosv, Intersos, Iscos, Gvc, Progetto sviluppo e Terre des hommes), ovvero una buona fetta dei cooperanti nostrani ma non tutti. Restano fuori realtà anche importanti come Save the Children. Non si può parlare di frattura, ma forse nemmeno soltanto di ?diverse sensibilità?. “Questo è un documento”, attacca Alberti, “che si prefigge l?obiettivo di evitare cortocircuiti e inutile concorrenza fra noi cooperanti. Ma è anche un manifesto politico che vincola gli aderenti a non partecipare a coperture umanitarie all?azione bellica”. Sensibilità diverse Il che, fuori dalle righe, significa rinunciare ai fondi pubblici se l?Italia partecipasse, come sembra probabile, in modo più o meno diretto alla guerra contro Saddam. Una presa di posizione decisa che non trova però corrispondenza nel pensiero di Sergio Marelli, presidente dell?Associazione ong italiane, che pure ha firmato la piattaforma. “Ho firmato perché in questo modo rappresentiamo un interlocutore riconoscibile per il governo nel momento in cui si discuterà di aiuto umanitario”. Poi Marelli passa ai distinguo: “Non nascondo che esistono sensibilità diverse, ma questo non impedisce la collaborazione fra ong”. Del resto se l?eventualità della guerra è un campo minato anche per le associazioni, lo schieramento delle ong si ricompatta sul no all?ipotesi (che lo stesso Rivolta non scarta) di una possibile riedizione della missione Arcobaleno finanziata con una raccolta fondi ad hoc rivolta ai privati cittadini. Neppure Marelli in questo caso fa sconti: “l?indipendenza e l?agibilità delle ong deve essere assoluta”, tuona. “Dobbiamo essere noi a decidere dove andare, non tollereremmo ingerenze da parte del governo, neanche nel reperimento delle risorse”. Esecutivo che invece, proprio per bocca di Mantica, ricorda che “il modello Afghanistan poggiava sulla collaborazione fra aiuti di Stato e cooperanti privati, i quali occupano gli spazi lasciati liberi dall?azione pubblica”. Aria di battaglia anche fra cooperanti e governo? Alberti rilancia e annuncia che il Tavolo di solidarietà presenterà presto una raccolta fondi.


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