Politica

Il giro di vite del governo

Con i due decreti legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri diventa ancora più difficile beneficiare dell'asilo e richiedere un ricongiungimento. Le Acli: «Inascoltato l'appello della Cei»

di Daniele Biella

Richiedenti asilo e ricongiungimenti familiari, giro di vite in arrivo. È di oggi, infatti, l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di due decreti legislativi che rendono più severe le norme per i migranti che arrivano in Italia perché in fuga dal proprio paese e per coloro che vogliono portare nel paese di immigrazione un parente.

Ed è lo stesso ministro dell’Interno Roberto Maroni il primo a spiegare e commentare alla stampa il contenuto delle ultime modifiche: “Visto che l’aumento degli sbarchi di immigrati riguarda soprattutto i richiedenti asilo, con oltre 14mila domande di cui la metà accolta”, sottolinea il titolare del Viminale, “c’è la necessità di provvedere a definire meglio le procedure, per evitare un abuso delle domande d’asilo come scorciatoia per rimanere in Italia”. Ancora, “il clandestino che arriva viene messo in un centro di identificazione chiuso e controllato da cui non puo’ uscire, mentre un richiedente asilo viene messo in una struttura senza obbligo di permanenza e senza possibilità di essere controllato”, spiega Maroni, “e con questo decreto legislativo, “prevediamo che il ministro competente possa stabilire un luogo di residenza nell’attesa che la domanda venga valutata e c’e’ quindi un controllo maggiore di coloro che vengono in Italia e richiedono asilo, per eliminare o quanto meno ridurre l’abuso in questo settore”.

Anche in tema ricongiungimenti familiari, il ministro dell’Interno non usa mezzi termini: il decreto legislativo è “una stretta, attraverso l’approvazione di condizioni limitative all’esercizio di questo diritto per il coniuge, i figli maggiorenni e i genitori”. In particolare, “si richiede agli ultresessantacinquenni la stipula di un’assicurazione sanitaria, ovvero l’estensione dei genitori al servizio sanitario nazionale, per evitare i ricongiungimenti facili solo per ottenere i sussidi da parte dello Stato”, continua Maroni, “e se l’autorità consolare non e’ in grado di accertare l’identità di chi chiede asilo, nel caso di parentela, il console deve richiedere a chi chiede di entrare il test del dna, con spesa a carico del richiedente”.

Le reazioni all’approvazione dei due decreti non si sono fatte attendere, e sono arrivate poco dopo il termine del Consiglio dei Ministri. Dal mondo del non profit, netta la condanna delle Acli. “Stupisce davvero come neppure più la Chiesa sembra venire ascoltata da questo Governo sul tema dell’immigrazione”, commenta il presidente Andrea Olivero,  “proprio ieri il cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale, aveva chiesto risposte positive per un’integrazione sociale “equilibrata” a partire dalle domande di ricongiungimento familiare.  Il Governo invece risponde con un inasprimento assolutamente ingiustificato dei requisiti per ottenere il ricongiungimento degli immigrati regolari con i propri familiari. E persino per quanto riguarda i rifugiati, si predispone un inasprimento delle misure nei confronti dei richiedenti, quando ancora manca in Italia, unico paese in Europa, una legge che regoli seriamente il diritto d’asilo».

”Il peggio”, rincara la dose il presidente delle Acli, “è che queste misure restrittive non sono solo ingiuste, ma controproducenti, perché aumenteranno il tasso di immigrazione clandestina, aggiungendo ai nuovi arrivi le situazioni di ritorno alla clandestinità causate dalla lentezza burocratica. Ma soprattutto  ostacolare il ricongiungimento familiare significa boicottare lo strumento principale di integrazione sociale degli stranieri in Italia.

Diversa la posizione dell’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. In una nota, l’organizzazione internazionale afferma che le nuove norme «recepiscono parzialmente quanto suggerito» e auspica che ulteriori provvedimenti che fanno parte del cosiddetto pacchetto sicurezza non vadano a erodere ulteriormente la protezione dei richiedenti asilo in Italia. L’Alto Commissariato – prosegue il comunicato – che ha tenuto in giugno audizioni dinanzi alle Commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato, «valuta positivamente le modifiche effettuate al decreto a seguito dei pareri espressi dalle Commissioni parlamentari». In particolare, stando al decreto legislativo approvato oggi, il richiedente asilo non potrà più essere allontanato prima della scadenza del termine per fare ricorso. Il decreto reintroduce inoltre la possibilità di fare istanza al giudice per chiedere che il ricorso sospenda il provvedimento di allontanamento. E’ stato riconosciuto, quindi, che negare a un richiedente asilo che abbia ricevuto una decisione negativa in prima istanza la possibilità di fare appello potrebbe esporlo al rischio di persecuzione e tortura nel proprio paese. Rispetto al decreto legislativo sul ricongiungimento familiare, l’Unhcr non valuta positivamente le norme che rendono più difficile la riunificazione familiare, fattore determinante per piena integrazione degli immigrati.

Tra i politici, difende l’operato dell’esecutivo Fabio Rampelli del Pdl, componente del comitato Schengen. “Il restringimento dei requisiti per il ricongiungimento ripristina lo Stato di diritto e combatte l’arrivo di famiglie-fantasma”, ha dichiarato Rampelli, riportando anche alcuni dati secondo i quali la percentuale dei permessi concessi per ricongiungimenti è aumentata di quasi 4 punti in due soli anni, dal 2005 (27,8% sul totale dei permessi di soggiorno) al 2007 (31,6%). “Siamo molto soddisfatti perchè i provvedimenti piu’ restrittivi sui ricongiungimenti hanno recepito le nostre richieste”, ha affermato invece Isabella Bertolini, sempre del Pdl, relatrice del provvedimento che regola i ricongiungimenti famigliari degli immigrati, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri.

Dall’opposizione, secca la risposta da parte della senatrice del Pd Dorina Bianchi, membro della commissione sanità: “Mi sembra singolare che, proprio nel momento in cui sottolinea l’intenzione di volere contrastare il fenomeno dell’illegalita’ e della violenza connessa all’immigrazione clandestina, il governo, attraverso il ministro dell’Interno Roberto Maroni annunci norme restrittive sui ricongiungimenti familiari”. A lei si affianca il suo collega Roberto Di Giovan Paolo (Pd), segretario della commissione Affari Europei. “Davvero complimenti a Maroni”, attacca Di Giovan Paolo, “nei fatti, sta cedendo allo spirito localista, isolazionista e anti stranieri della Lega. Ma magari tra qualche settimana assisteremo all’ennesimo dietrofront”.

 


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