Formazione

Il giovedì santo di Francesco, sempre «fuori dai recinti»

Nel 2013, a pochi giorni dalla sua elezione, la scelta di Bergoglio di celebrare la Messa in Coena Domini in un carcere minorile destò sorpresa. Al quinto anno, è una tradizione consolidata: «Ci fa bene uscire dai nostri recinti, perché è proprio del Cuore di Dio traboccare di misericordia, straripare, spargendo la sua tenerezza» ha detto oggi il Papa

di Sara De Carli

Alle 16,30 Papa Francesco sarà nella Casa di Reclusione di Paliano, in provincia di Frosinone. Celebrerà qui la Santa Messa in Coena Domini del Giovedì Santo. «Ci fa bene uscire dai nostri recinti, perché è proprio del Cuore di Dio traboccare di misericordia, straripare, spargendo la sua tenerezza», ha twittato il Papa poco fa, come cifra di questa giornata. Ieri la frase condivisa da Francesco era stata «se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell’Amore di Dio che lo ha attraversato e lo ha vinto» e il giorno prima «Gesù viene a salvarci e siamo chiamati a scegliere la sua via: la via del servizio, del dono, della dimenticanza di sé». A Paliano ci sono una settantina di detenuti, soprattutto collaboratori di giustizia che stanno scontando pene molto lunghe, fra cui alcuni che vivono in isolamento: il Papa li incontrerà tutti.

Un giovedì santo insieme ai piccoli, in totale semplicità: lo faceva da cardinale di Buenos Aires, dove era solito andare tra le baracche delle villas miserias, nella periferia della città. Il giovedì santo del 2010 era nella Villa 21 con padre José Maria Di Paola, noto semplicemente come padre Pepe, a cui proprio Bergoglio aveva affidato il coordinamento del progetto pastorale nelle villas miserias, mandandoci venti dei suoi preti migliori. Da quando è stato eletto, Papa Francesco ha sempre scelto di celebrare la Santa Messa del Giovedì Santo, con il rito della lavanda dei piedi, in un luogo di forte valore simbolico rispetto alla sua predilezione per le persone più fragili e considerate “scarti”. Quante volte Francesco ha detto che «non bisogna lasciare che la cultura dello scarto vada avanti»! Ecco i luoghi scelti in questi anni da Papa Francesco.

24 marzo 2016 – C.A.R.A. Auxilium
Castelnuovo di Porto (Roma)

Tre giorni dopo l’attentato a Bruxelles, Papa Francesco celebra Messa fra i richiedenti asilo. Ci sono musulmani, indù, cattolici, copti, evangelici. Il Papa nell’omelia ricorda i due gesti presenti nel Vangelo del giorno, la lavanda dei piedi e il bacio di Giuda: «quando io farò lo stesso gesto di Gesù di lavare i piedi a voi dodici, tutti noi stiamo facendo il gesto della fratellanza, e tutti noi diciamo: “Siamo diversi, siamo differenti, abbiamo differenti culture e religioni, ma siamo fratelli e vogliamo vivere in pace”. E questo è il gesto che io faccio con voi. Ognuno di noi ha una storia addosso, ognuno di voi ha una storia addosso: tante croci, tanti dolori, ma anche ha un cuore aperto che vuole la fratellanza. Ognuno, nella sua lingua religiosa, preghi il Signore perché questa fratellanza contagi il mondo, perché non ci siano le 30 monete per uccidere il fratello, perché sempre ci sia la fratellanza e la bontà».

Il gesto di Giuda invece lo collegò all’attentato di Bruxelles: «un gesto di guerra, di distruzione, di gente che non vuole vivere in pace. Ma dietro a quel gesto, come dietro a Giuda, c’erano altri. Dietro a Giuda c’erano quelli che hanno dato il denaro perché Gesù fosse consegnato. Dietro a quel gesto di tre giorni fa in quella capitale europea, ci sono i fabbricanti, i trafficanti di armi che vogliono il sangue, non la pace; che vogliono la guerra, non la fratellanza».

Anche quest’oggi, in un’intervista rilasciata a la Repubblica, Papa Francesco ha alzato lo stesso grido: «Penso che oggi il peccato si manifesti con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili. Il mondo deve fermare i signori della guerra. Perché a farne le spese sono sempre gli ultimi, gli inermi».

2 aprile 2015 – Chiesa "Padre Nostro"
Casa circondariale Nuovo Complesso Rebibbia

«La Chiesa vuole che il sacerdote lavi i piedi di dodici persone, in memoria dei Dodici Apostoli. Ma nel nostro cuore dobbiamo avere la certezza, dobbiamo essere sicuri che il Signore, quando ci lava i piedi, ci lava tutto, ci purifica, ci fa sentire un’altra volta il suo amore. Nella Bibbia c’è una frase, nel profeta Isaia, tanto bella; dice: “Può una mamma dimenticarsi del suo figlio? Ma se una mamma si dimenticasse del suo figlio, io mai mi dimenticherò di te” (cfr 49,15). Così è l’amore di Dio per noi».

17 aprile 2014 – Centro Santa Maria della Provvidenza di Roma
Fondazione don Carlo Gnocchi

Francesco accolse l’invito del presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi, monsignor Bazzari: lavò i piedi a 12 ospiti, disabili e anziani, di varie etnie e religioni, dai 6 agli 86 anni. «Con il suo stile Papa Francesco sta dicendo continuamente che gli ultimi nel business sono evangelicamente i primi, in un contesto di Chiesa chiamata da sempre a mettersi il grembiule del servizio. La sua visita è una tenera carezza al mondo della sofferenza e insieme qualcosa che ci impegna, come Fondazione», disse Bazzari.

28 marzo 2013 – Istituto Penale per Minori di "Casal del Marmo" in Roma

Fu una sorpresa, pochi giorni dopo l’elezione di Papa Francesco. Un ragazzo chiese al Papa «perché sei venuto oggi qua a Casal del Marmo?». È «un sentimento che è venuto dal cuore; ho sentito quello», rispose lui. «Dove sono quelli che forse mi aiuteranno di più ad essere umile, ad essere servitore come deve essere un vescovo? Ed io ho pensato, io ho domandato: “Dove sono quelli a cui piacerebbe una visita?”. E mi hanno detto “Casal del Marmo, forse”. E quando me l’hanno detto, sono venuto qui. Ma dal cuore è venuto quello, soltanto. Le cose del cuore non hanno spiegazione, vengono solo».

Fotografie L'Osservatore Romano

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