Non profit
Il G8 alla sfida del clima
Il WWF chiede ai ministri dell’Ambiente riuniti a Siracusa misure concrete per una nuova economia taglia-emissioni e all’Italia un Piano Nazionale per la Biodiversità
di Redazione

Al via il G8 Ambiente di Siracusa (22-24 aprile), in coincidenza con la Giornata Mondiale della Terra. Il WWF, presente a Siracusa con una delegazione, chiede ai Paesi del G8 «un impulso concreto per un accordo ONU sul clima entro l’anno, misure concrete per una nuova economia taglia-emissioni e il riconoscimento del ruolo imprescindibile della biodiversità per le nostre economie e il benessere della specie umana».
SUL FRONTE CLIMA, per il WWF il G8 deve avere due obiettivi: spingere per politiche tecnologiche e finanziarie che consentano al mondo di ridurre drasticamente le emissioni, e impegnarsi per dare impulso a un accordo globale sul clima in sede di Nazioni Unite, che ponga obiettivi di riduzione rigorosi e vincolanti. I paesi sviluppati dovrebbero impegnarsi a ridurre le proprie emissioni del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 e lanciare un impegno comune per ridurre le emissioni globali del 80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990.
Da uno studio commissionato dal WWF e da E3G agli istituti Ecofys e Germanwatch e presentato proprio a Siracusa, emerge che solo il 6,6% delle misure anti-crisi prese da alcuni Paesi del G8 (Gran Bretagna, Francia, Italia, USA, Germania e Unione Europea nel suo complesso) danno impulso alla nuova economia taglia-emissioni: solo 73 miliardi su 1.100 miliardi di dollari investiti nei pacchetti di “stimolo” dell’economia analizzati, sono infatti destinati a misure “climate friendly”. Per ridurre le emissioni globali a un livello che consentirebbe di limitare l’aumento della temperatura media globale a 2° C, limite vincolante per evitare impatti catastrofici dei cambiamenti climatici, basterebbe investire l’1,3% del PIL.
Il WWF rileva che la maggior parte dei Paesi ha concentrato la propria azione nell’efficienza energetica degli edifici e delle automobili, ignorando le opportunità offerte dalle energie rinnovabili o dalla ristrutturazione delle reti elettriche. In Italia, le misure di stimolo sono rilevanti solo nel settore dei trasporti, ma gli investimenti per nuove strade (che provocheranno un aumento della CO2) superano del 30% circa gli investimenti in mezzi di trasporto pubblici e sovvenzioni a favore di veicoli efficienti. L’analisi del WWF ha inoltre evidenziato una generale mancanza di trasparenza che rende difficile determinare in quale settore il denaro sia stato effettivamente destinato e lascia molto spazio per il greenwashing, mentre gli investimenti in tecnologie pulite rischiano di essere compromessi da paralleli investimenti in settori a elevata intensità di carbonio, come i combustibili fossili e la costruzione di nuove strade.
«I pacchetti anti-crisi economica, pari a miliardi di dollari, forniscono la chiara opportunità di passare a un’economia più ambientalmente sostenibile, mentre si cerca di far uscire il mondo dalla recessione globale», spiega Kim Carstensen, Direttore della Global Climate Initiative del WWF, «ma in molti Paesi, nonostante la grande quantità di denaro investita, questi pacchetti anti-crisi sono ancora poco orientati verso l’economia della sostenibilità: gli incentivi per le tecnologie ecologiche sono inadeguati, mentre continuano gli investimenti nelle tecnologie e nelle opere che producono forti emissioni di carbonio. Alcune delle misure poste in essere sono in realtà controproducenti se l’obiettivo è quello di passare rapidamente a un’economia a basso tenore di carbonio di fronte alla crisi climatica. Oggi abbiamo l’occasione per imprimere un’inversione di tendenza, altrimenti il prezzo da pagare domani sarà molto più salato».
SUL FRONTE DELLA BIODIVERSITA’ il WWF chiede che «la biodiversità sia messa al centro delle politiche mondiali anche economiche, mettendo in conto il costo e il valore delle risorse naturali che consumiamo, essenziali per mantenere la vita sul pianeta, e dando un prezzo ai “servizi degli ecosistemi” (acqua, ossigeno, cibo, medicine, protezione dalle calamità) che la natura offre alle nostre economie e al benessere della specie umana, servizi che sono fortemente compromessi dallo stato di criticità in cui versa la biodiversità nel mondo. Il rapporto La biodiversità al centro del Pianeta presentato oggi dal WWF, ricorda come dalla fine degli anni 70 sia stata distrutta nel Pianeta una superficie di foresta pluviale tropicale più ampia dell’Europa (ogni 3-4 anni viene distrutta una superficie equivalente alla Francia), mentre i ritmi dell’estinzione sono circa 100 volte superiori a quelli che si possono desumere dai resti fossili. Nella sola Europa sono minacciati di estinzione il 42% delle specie di mammiferi, il 43 % degli uccelli, il 45% dei rettili e il 52% dei pesci di acqua dolce. E questo si ripercuote inevitabilmente sui nostri sistemi sociali ed economici.
Il WWF ricorda anche che l’Italia, insieme alla Grecia, è l’unico Paese europeo a non avere ancora redatto Strategia Nazionale per la Biodiversità , in attuazione dell’art. 6 della Convenzione Internazionale sulla Diversità Biologica (2002), per una riduzione significativa della perdita di biodiversità entro il 2010. La Carta di Siracusa sulla Biodiversità che il G8 si appresta ad approvare deve contenere elementi concreti per consentire al mondo di tener fede agli impegni assunti a mobilitarsi per fermare la perdità di biodiversità.
«La crisi climatica e la drammatica perdita di biodiversità sono due facce della stessa medaglia», sostiene Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, «oggi dobbiamo affrontare una crisi globale gravissima, quella ecologica, la madre di tutte le crisi, da quella climatica a quella economica, da quella energetica a quella della povertà. Se non saremo capaci di adeguare il nostro modo di pensare e tutti gli strumenti che abbiamo a questa sfida di enorme portata, la recessione di oggi parrà ben poca cosa. I ministri dell’ambiente devono riproporre la centralità della questione ambientale, ed esigere che sia affrontata come elemento unificante di tutte le politiche globali e nazionali, da quelle economica e quelle sociali».
«Parallelamente, va affrontata la questione dell’adattamento ai cambiamenti climatici ormai inevitabili, partendo dal ripristino dei sistemi naturali, la “barriera” più efficace per limitare i disastri climatici. I paesi industrializzati riconoscendo la propria responsabilità storica, devono aiutare in modo consistente, dal punto di vista finanziario, i paesi più poveri e vulnerabili: sono necessari 50 miliardi di dollari ogni anno», ha aggiunto Kim Carstensen.
Il WWF ricorda che questo è l’anno decisivo per arrivare a un accordo globale sul clima, in occasione del Summit ONU previsto a dicembre a Copenaghen. «I ministri riuniti a Siracusa devono dare un forte impulso a un accordo equo e basato sulla Scienza. I ‘compromessi al ribasso’ non hanno alcun senso se non permetteranno al Pianeta di evitare i cambiamenti climatici più disastrosi. L’obiettivo deve essere chiaro», ha concluso Mariagrazia Midulla.
Nella foto, l’invasione simbolica dei Panda del WWF psl ponte Ubertino di Ortigia, a Siracusa, ieri.
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