Sostenibilità

Il futuro di Enel tra formazione e transizione ecologica

Il Gruppo darà a 22mila dipendenti la possibilità di aggiornarsi con l'approccio “train the trainers”, sfruttando le competenze interne, nel contesto di un piano industriale di investimenti complessivi che entro il 2023 raggiungerà quota 14 miliardi. «Lo scopo è determinante se è agito, altrimenti è un boomerang. La comunicazione deve diventare cammino sui nostri piedi». L'intervista a Guido Stratta, direttore People e Organization di Enel

di Lorenzo Maria Alvaro

Sono 37 i corsi tra cui scegliere per dedicare il monte di 250 ore lavorative che Enel ha messo a disposizione. È questo che i 22mila dipendenti dell'azienda energetica sono chiamati a fare: decidere come formarsi. Si tratta di un primo importante tassello che Enel ha messo in campo per vincere le sfide che la pandemia e i grandi cambiamenti che stiamo vivendo hanno posto al mondo industriale. Ne abbiamo parlato con Guido Stratta, direttore People e Organization di Enel.


L'emergenza Covid19 ha accelerato delle trasformazioni, in particolare nell'ambito industriale, che se anche già esistevano oggi sono diventate strategiche. In questo senso Enel ha puntato molto sulla formazione dei dipendenti. Perché?
Riteniamo che le persone siano tutti dei talenti. Ecco perché per noi è importante investire nei colleghi, nella loro cultura. La storia sta demolendo tre principi. Il taylorismo-fordismo che aveva sempre imperato nascosto da abili strategie organizzative. Basti pensare che con questa emergenza le aziende si sono completamente destrutturate e la risposta è stata tutta sulla capacità delle persone di reagire allo stimolo e prendersi responsabilità. Abbiamo visto digitalizzare la nostra vita in pochi giorni e la bravura è stata nella capacità delle persone di adattarsi. Sulle piattaforme si sono misurati tutti, giovani e meno giovani. Quindi si è spazzato via un primo paradigma: ossia che solo attraverso formazione strategica classica sia possibile arrivare in tempi lunghi alla digitalizzazione. La seconda cosa per cui è importante investire nei saperi delle persone è che questo è un mondo in cui sparirà la gerarchia. Il capo tradizionale che usa il controllo, la programmazione e la pianificazione sta tramontando. Arriva una leadership gentile: un leader che sa dare obiettivi e si fida delle persone. Questa leadership gentile presuppone un nuovo imprenditore di sé stesso. Vale per un amministrativo, un addetto di marketing, un business development o per ogni altra funzione. Dall'altra parte della leadership gentile c'è una persona che sa prendersi responsabilità. Questo però potrebbe generare ansia e preoccupazione; bisogna quindi investire in strumenti non solo tecnici ma in saperi relazionali, nelle soft skill e nella prossimità. Per sostenere questa operazione è necessario un investimento strategico formativo. Nel futuro le aziende saranno valutate sulla bravura delle persone.

Parlando di talento e futuro è un tema che ha anche a che fare con l'attrazione di giovani?
Sicuramente lo scopo oggi è determinante ed è qualcosa che muove le energie interiori delle persone. Vorrei però essere meno convenzionale. Sui libri tutti parlano di questi temi, dicendo che le persone sono strategiche e che bisogna avere uno scopo. Spesso dico ai giovani, scherzando, che vanno bene il bilancio e il dichiarato ma i valori sono altrove: nei corridoi, alle reception, al telefono. È lì che si misura la capacità di dare uno scopo al business e alle persone. È una grande sfida perché vuol dire non avere la coscienza a posto semplicemente per aver fatto una bella campagna di marketing. Il business deve diventare un cammino che si fa insieme alle persone. Soprattutto in un momento in cui si sta uscendo da una crisi mostruosa. La ripartenza dovrà essere umile, solidale e reale.

Rimanendo sul concreto questa proposta formativa di Enel in cosa consiste?
Buttiamo via intanto la parola formazione che dà l'idea del vasaio che mette in forma la materia e ne ricava qualcosa. Il futuro non sarà più mettere in forma ma ragionare su quali saranno gli impatti delle novità sull’agire di ciascuno e su cosa serve per essere idonei. Abbiamo quindi avviato 37 percorsi, tra hard e soft, sempre a disposizione, in modalità Netflix, e in orario di lavoro. Ognuno ha la possibilità di agire col sostegno di un coach interno accedendo a una piattaforma che l'azienda mette a disposizione. Una modalità che per ora è tutta online ma spero che in futuro possa essere mista. Il concetto è quello del learning by doing, in cui ci si impara facendo. Un approccio molto diverso, direi stravolto, rispetto ai modelli tradizionali.

Questa proposta è all'interno di un grande piano strategico da 14 miliardi, che guarda alla transizione energetica…
Sì, siamo partiti con la nascita di Enel Green Power, con la consapevolezza che fosse tempo di agire per affrontare il cambiamento climatico. Chi ama la filosofia ricorderà quanto affermava Hans Jonas nel “Il principio della responsabilità” in cui spiegava che non basta fare cosa è accettabile dalla collettività per essere etici ma anzi ogni azione per essere etica deve essere misurata nella sua sostenibilità ambientale. Si rideva di questo approccio ma oggi fortunatamente molto è cambiato tanto che il nostro CEO è ritenuto uno dei leader mondiali e dei “climate changer” più importanti. Siamo arrivati addirittura a far sì che ci sia finanza sostenibile; basti pensare alle affermazioni del CEO di Blackrock, Larry Fink. Si sta chiudendo il cerchio: la transizione energetica oggi è il ponte tra il mondo dei combustibili fossili un futuro sostenibile e circolare.

Di tutte queste cose si parla anche al workshop ReStart, organizzato da Dynamo Academy in occasione dell’intervento a cura di Enel, e dedicato a Responsabili di area e dipendenti negli ambiti Risorse Umane, Comunicazione, Marketing. Come nasce questa collaborazione?

Realtà come Fondazione Dynamo che si occupano di fare cultura della sostenibilità sono nel mio cuore. Un contributo volontario e generoso che fa parte del mio essere e della mia strategia.

C'è una domanda che, se fossimo al workshop, le sottoporrei. Oggi parlando di green economy si discute di passare alla mobilità elettrica, usare le energie alternative, coibentare meglio gli edifici. Sono tutte azioni che hanno una ricaduta diretta sui consumatori che diventano gli attori protagonisti del cambiamento, anche per quanto riguarda i costi. A rischio di sembrare novelli Che Guevara: non c'è il pericolo che tutto si riduca all'ennesimo giro di affari del vecchio modello capitalista sul tema ecologico?
Dico che è proprio l'approccio che può servire in questa trasformazione. La “Revolucion” si può fare solo se tutti capiscono l'obiettivo e partecipano. Non è chiedendo attività aggiuntiva economica e finanziaria che cambieremo il mondo. Basterebbe ad esempio fare bene la differenziata e spegnere le luci in casa per fare un'enorme differenza. Vedo due livelli: la chiamata a dei piccoli gesti civili, intelligenti e realizzabili. E poi la chiamata delle istituzioni e degli operatori industriali su piani strategici e investimenti. E’ così che si vince la rivoluzione.

In questo senso Next Generation EU offre questa possibilità…
Certo, ma noi non prendiamo da anni il 70% dei fondi europei. C'è una mancanza di progettualità mostruosa. Basta alibi: rimbocchiamoci le mani e facciamo accadere le cose.

In questo senso la figura del cliente è destinata a cambiare?
La nuova frontiera ci porterà a non distinguere più chi un cliente da un collega. Siamo tutti consumatori. Nel momento in cui si rispetta il diritto della persona ad avere un servizio eccellenze si aiutano anche i colleghi e a cascata anche le altre aziende. Un circuito virtuoso che ci porterà sulla via giusta. Nell'idea sempre più concreta del cliente come persona parte di una comunità. La cooperazione sarà la nuova competizione.


ReStart: workshop in 4 appuntamenti per affrontare il 2021
Il progetto nasce dalle esigenze espresse dai responsabili risorse umane e formazione di più aziende, di acquisire ispirazione, strumenti e competenze in vista di un anno lavorativo particolarmente significativo e cruciale.

Questi i temi che verranno approfonditi:

  • Creative Restart (11 febbraio)
  • Empathic Leadership (18 febbraio)
  • Upskill your talents (25 febbraio)
  • Back and forth communication (4 marzo)

Ogni workshop – della durata di 3 ore pomeridiane – include interventi di eccellenza di un esperto accademico e di un top manager di impresa, insieme a una voce di Staff Dynamo, oltre a una parte di project work.

Per tutte le info clicca qui

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