Mondo
Il futuro? Bilaterale
Mario Baccini, sottosegretario agli esteri fa il punto sulla cooperazione. e introduce il concetto di diplomazia preventiva. per aiutare lo sviluppo e sconfiggere il terrorismo
di Paolo Manzo
L? idea dell?agenzia specializzata per la cooperazione internazionale non mi convince proprio. Soprattutto perché appaltare la cooperazione a pochi illuminati, fuori dal controllo del governo, non mi sembra una cosa molto utile». Non si nasconde dietro formule diplomatiche Mario Baccini, sottosegretario di Stato agli esteri, anche se sa che, sul tema, parte cospicua delle ong italiane la pensa diversamente. Giustifica il suo no anche «perché prima si deve chiarire se la cooperazione è uno degli elementi della politica estera del nostro Paese. E se questo è vero, come credo io, il problema dell?agenzia non si pone proprio».
Vita: Quali allora le vostre politiche di cooperazione?
Mario Baccini: Politiche concrete, per vedere come le risorse italiane possano essere messe a disposizione su progetti precisi e obiettivi concreti. Evitando che, invece, i nostri fondi alimentino solo le strutture. Nel settore della cooperazione internazionale stiamo evitando, in parecchi Paesi, derive non democratiche e questo credo vada iscritto al merito di un?azione che non è sporadica, come veniva fatto probabilmente nel passato: stiamo invertendo la tendenza. Non ci sono più le politiche di cooperazione che riguardano interventi esclusivamente presso l?Onu o le altre organizzazioni multilaterali.
Vita: Quindi stop alla cooperazione con l?Onu?
Baccini: Ma non facciamo più solo questo tipo di cooperazione. Vogliamo smetterla di metter la testa sotto la sabbia, lavandoci la coscienza e dicendo «diamo i soldi all?Onu e poi che sarà sarà?». Diamo i soldi alle Nazioni Unite perché l?istituzione è importante ma, in un anno di lavoro insieme a tutto lo staff della cooperazione della Farnesina, abbiamo valutato progetti e stiamo intervenendo affinché i soldi arrivino a chi ne ha davvero bisogno.
Vita: Quindi puntate sul bilateralismo?
Baccini: Sì, avviando nel mondo una nuova politica di solidarietà, che è tra gli argomenti principali che animano la nostra iniziativa politica. Stiamo puntando sul bilateralismo e vogliamo rendere concreto il concetto di diplomazia preventiva partendo dal Sudamerica e trasformare il debito che questi Paesi hanno nei confronti dell?Italia in progetti sociali e di sviluppo.
Vita: Che intende per diplomazia preventiva?
Baccini: Semplice, sostenendo Paesi con democrazie giovani e deboli, cancellando o riconvertendo in progetti sociali i loro debiti, noi sottraiamo al terrorismo persone che ne sono facile preda, vivendo con la fame addosso e in un ambiente non all?altezza della dignità umana.
Vita: In questo momento l?aggettivo preventivo ha un connotato molto bellicoso…
Baccini: Già, ma dove c?è l?Italia non c?è guerra e la Farnesina sta facendo un lavoro oscuro ma molto utile alla comunità internazionale. Credo che questa sia una delle intuizioni più felici dell?attuale politica estera italiana. E il sostegno, per esempio, all?Argentina non è tanto legato ai numeri e alle condizioni finanziarie del mercato: l?Italia interviene per sostenere quel popolo perché è cosciente non solo della grande comunità italiana che vive in quel Paese ma, soprattutto, perché vuole che si ricostruisca un tessuto sociale che eviti l?immigrazione di ritorno verso l?Italia. Fermo restando che chi vuol tornare può farlo.
Vita: Cooperazione, quindi, per evitare flussi migratori?
Baccini: No, noi dell?Udc (il partito cui appartiene Baccini, ndr) siamo aperti ai flussi migratori. Siamo contrari alle politiche di repressione, ma siamo favorevoli a quelle di controllo. E per questo la cooperazione serve, e molto. Siamo consapevoli che dobbiamo sostenere i Paesi che, sinora, sono stati solo sfruttati e, invece, hanno bisogno d?essere rimessi in piedi. Anche per sostenere la latinità.
Vita: Cooperazione anche come strumento culturale?
Baccini: Sì, nel mondo globale e nella sfida delle culture contemporanee, tra la cultura araba e quella anglosassone, noi dobbiamo affermare la nostra, la cultura della latinità. Con il dialogo e la persuasione.
Vita: È alle porte una riforma della cooperazione?
Baccini: Non vedo grandi problemi nella cooperazione internazionale italiana, se ci sono indicazioni politiche precise.
Costituzione europea
Timori a Bruxelles
A che punto siamo con l?inserimento della cooperazione nella futura costituzione europea? «Stiamo discutendo del riconoscimento del dialogo tra istituzioni e società civile», risponde Mario Gay , delegato delle ong italiane a Bruxelles e presidente Cocis. «Il discorso nell?esperienza europea ha già dei riconoscimenti (come nella Convenzione di Lomé). Però temiamo che la politica di sviluppo subisca una diminutio rispetto a quella di sicurezza comune e commerciale. Lo sviluppo, anche se lo si vuole accorpare a Bruxelles, deve mantenere la sua dignità di politica fondata sulla solidarietà».
PER BAIRES ALLEANZA ONG/MAE
In un momento di collaborazione con il ministero degli Esteri e con la macchina della cooperazione, le ong italiane sono scese in campo per l?Argentina e hanno presentato un pacchetto di progetti. La Farnesina ha spinto per accelerare l?iter e, a luglio, ne sono stati approvati 12 mentre, a breve, dovrebbero passarne altri 8. Un fatto ancor più importante se si pensa che l?Argentina era considerata sino al 2001 un Paese che non necessitava di questi interventi ed era stata abbandonata da tutte le ong (con l?eccezione del Cocis). Ora, grazie alle istituzioni, le ong rientrano a Baires. Davvero un esempio di ottima collaborazione tra Farnesina e società civile.
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