Famiglia

Il fuoco non brucia i sogni

Le lettere dalla scuola Ashour.

di Paolo Manzo

Per scrivere a Mohanad e agli altri Lettere da Bagdad. Le scrivono alcuni ragazzi di una scuola media della periferia della capitale irachena che, grazie all?iniziativa del loro intraprendente professore e del nostro intraprendente inviato, Maurizio Pagliassotti, hanno iniziato a inviare lettere alla redazione di Vita per sollecitare un risposta da parte dei loro coetanei italiani. Jasmin M., il professore, oltre ad avere un rapporto creativo con i suoi allievi ha la fortuna, al pomeriggio, di lavorare in un Internet point. Così ha facilità a spedire in Italia le lettere dei suoi piccoli amici. Questa settimana pubblichiamo le più belle tra le prime che ci sono arrivate. Settimana prossima continueremo. Intanto le classi che volessero iniziare a tenere la corrispondenza con Mohanad e i suoi compagni, possono contattare la redazione (p.manzo@vita.it). Unica avvertenza: le lettere devono avere anche la traduzione in inglese. Sotto i missili ho continuato a dipingere Mi chiamo Mohanad, i miei hobby sono dipingere e giocare a calcio. Dipingo da quando sono piccolo, anche adesso che il mio Paese è in un momento difficile. Spero che l?Iraq si stabilizzi e diventi un bel Paese. Durante la guerra gli aerei volavano sulla nostra casa, colpivano obiettivi militari ma a volte i missili cadevano sulle case e su obiettivi civili e noi abbiamo resistito con molto coraggio. Vado a scuola tutti i giorni, ma la mia vita è difficile. Gioco a calcio con i miei amici, dipingo e pratico altri hobby. Quando sarò grande, spero di diventare un famoso pittore e mi auguro che, in futuro, il mio Paese esca in fretta da questa crisi. Auguro ai miei connazionali di diventare dottori e ingegneri in modo che possano aiutare l?Iraq a diventare un Paese migliore. E auguro successo a tutta la mia famiglia. Nome: Mohanad Mohammed Kadhim Età: 13 anni Scuola: Ashour Classe: settima Vado a scuola con la paura. Come posso studiare e giocare? Sono Media, una bambina irachena di 10 anni che frequenta la quarta classe delle elementari. Mi viene solo da chiedere: perché? Mi hanno strappato la fanciullezza, sai perché? All?inizio, migliaia o tonnellate di bombe ed esplosivi sono cadute sulla mia città. L?hanno in gran parte distrutta, incendiata, hanno tagliato l?elettricità distruggendo le stazioni che la generavano e impedendo all?acqua pulita di raggiungere la mia casa e la mia scuola. L?acqua è diventata sporca e piena di malattie, poi le truppe americane sono entrate nella mia città e hanno lasciato che i ladri rubassero e distruggessero ogni cosa. Ovunque c?era distruzione, e la nostra vita è diventata miserabile. E con tutto quello che accadeva, il mondo stava a guadare. L?unica cosa che fa il mondo è sostenere le truppe, senza pensare al nostro dolore e alla nostra sofferenza. Dopo la guerra, abbiamo preso le nostre ferite e la nostra dignità spezzata e abbiamo cercato di rimettere a posto le nostre vite, ma come possiamo farlo se ogni volta che andiamo a scuola abbiamo paura delle cose che non conosciamo e delle gang che rapiscono i bambini per chiedere un riscatto? E come possiamo studiare se neanche di giorno abbiamo la luce a causa di blackout elettrici ? E come possiamo giocare? Cosa posso dire, ogni cosa è distrutta ma i nostri cuori sono ancora pieni di sogni che aspettano la vita e un futuro radioso, inshaalla. Questa è una parte della mia fanciullezza. Nome: Media Ibraheem Età: 10 anni Classe: quarta Leggo a lume di candela. E i nostri ospedali sono rimasti senza medicine Vi racconto la nostra situazione adesso che la guerra è finita. Sono una delle migliaia di bambini iracheni che vivono una vita triste, senza elettricità e cibo buono. Ma comunque continuiamo ad andare a scuola. Abbiamo paura perché non c?è sicurezza a causa dei rapimenti e delle esplosioni che accadono continuamente. Abbiamo paura degli esami: leggiamo alla luce di una candela. Siamo stati privati della nostra fanciullezza, e tutta la nostra vita è stata costellata di guerre e privazioni. Ci servono sicurezza, elettricità e medicine perché i nostri ospedali le hanno finite. Ci servono cure e attenzioni, e le nostre scuole sono sporche. Ecco come vivono i bambini iracheni, prima e dopo la guerra. Nome: Rafal Aioob Ghareeb Età: 9 anni Classe: quarta


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