Non profit
«Il fundraising di Amanda Knox? Più che altro è accattonaggio»
La ragazza e il fidanzato Christopher Robin chiedono 10mila dollari per la festa di matrimonio. Il motivo è che avrebbero speso tutti i soldi per partecipare in Italia al Festival della giustizia penale di Modena. «Mi spiace molto che versino in questa condizione di estrema povertà», ride Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma, «ma il fundraising non è chiedere l'elemosina»
Amanda Knox e il suo fidanzato Christopher Robinson hanno lanciato una raccolta fondi per sposarsi. A darne notizia è il New York Daily News. Nella pagina dedicata, la coppia chiede fino a 10mila dollari per organizzare la «festa di matrimonio migliore di sempre per la nostra famiglia e i nostri amici».
«Non ci aspettavamo di pianificare il matrimonio e il primo viaggio di ritorno in Italia di Amanda allo stesso tempo. Ma quando l'Italy Innocence Project ha invitato Amanda non potevamo lasciarci sfuggire l'occasione. Abbiamo speso i nostri fondi per il matrimonio in questo viaggio importante», scrive la coppia nella sua pagina di raccolta fondi. Il riferimento è al recente ritorno della donna in Italia, dove è intervenuta nel giugno scorso al Festival della giustizia penale di Modena.
«Ognuno può chiedere i soldi a chi gli pare, per i motivi che ritiene. Chiunque può chiedere la carità o un prestito. Ma non ammantiamo tutto con un valore sociale che non c'è», sottolinea Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma. «Noi professionisti non facciamo accattonaggio. Sarebbe ora che fosse chiaro».
Il discrimine, tra proposte come questa e il fundraising vero e proprio, lo fanno due aspetti. «Naturalmente la causa. O c'è una motivazione sociale, che evidentemente non può essere la festa di matrimonio o la ristrutturazione del bagno di casa, e poi una struttura organizzativa che qui evidentemente non c'è. Ricorda», aggiunge Coen Cagli, «l'operazione dei Ferragnez. Con una differenza: in quel caso Fedez e Ferragni, malgrado l'incapacità, avevano provato a destinare il denaro a una causa».
Nel caso di Amanda Knox poi c'è un aspetto che rasenta il ridicolo. «Mi dispiace molto della loro condizione di disagio e povertà. Dieci mila dollari per altro sono una cifra modesta, non sarà un matrimonio in grande stile», chiosa ridendo il professore.
Che torna serio rispetto alla proliferazione di forme più o meno ortodosse di raccolta fondi. «È un fenomeno sociale. C'è una liberalizzazione, dovuta anche alla tecnologia e alla disintermediazione, che libera l'uso dell'economia e di strumenti come questi. Non c'è in realtà nulla di male. È però importante mettere dei paletti, uno spartiacque tra ciò che è semplice raccolta fondi privata e un'attività invece istituzionale e organizzata. Ribadisco: chiunque può chiedere l'elemosina, non tutti invece possono fare campagne». Sul rischio che questo proliferare diventi un'occasione per chi vuole fare il furbo Coen Cagli rassicura, «i controlli sul non prodit sono tantissimi e sicuri. Per quello che riguarda i privati ognuno risponde personalmente davanti alla legge. Sono affari suoi e di chi gli ha donato del denaro. Certo se la festa della Knox non dovesse essere all'altezza o chi dona non venisse invitati avrà diverse gatte da pelare», conclude ridendo il direttore.
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