Raccolta fondi

Il fundraising della Chiesa e la sfida della rendicontazione

Stefano Malfatti commenta la notizia dell’istituzione della Commissio de Donationibus pro Sancta Sede. «In questo passaggio io leggo la volontà di portare la raccolta fondi fuori dall’indistinto, di non lasciare le donazioni nel non rendicontato»

di Sara De Carli

papa francesco Foto di Ágatha Depiné su Unsplash

Una notizia «assolutamente positiva» sul fronte della «professionalizzazione del fundraising e dei fundraiser», con l’intenzione di «avere una prospettiva mondiale». Così Stefano Malfatti, presidente dell’Associazione Festival del fundraising e dal 2016 direttore Comunicazione e raccolta fondi presso l’Istituto Serafico di Assisi, commenta la notizia dell’istituzione – in Vaticano – della Commissio de Donationibus pro Sancta Sede. «C’è una intenzione di fare ordine, dare rigore, di portare professionalizzazione nella raccolta fondi, nella rendicontazione, nella trasparenza».  

Malfatti sottolinea come, leggendo il chirografo del Santo Padre, si comprenda chiaramente che la nuova commissione non sia “solo” «un ente a cui si dice “devi raccogliere più fondi”, poiché la Chiesa da sempre raccoglie fondi, in quantità che nessuno può stimare. In questo passaggio io ci leggo la volontà di portare la raccolta fondi fuori dall’indistinto, di non lasciare le donazioni nel non rendicontato. Mi piace cogliere questa scelta come un’affermazione del fatto che la raccolta fondi si deve fare dappertutto come si deve, in qualsiasi paese del mondo. Mi immagino che a un certo punto arrivi anche una indicazione sulle cause che si sostengono con la raccolta fondi. Chi dona per la Chiesa, infatti, dona per fede e in un certo senso si disinteressa sia della causa specifica sia dell’approdo dei soldi donati. Per il donatore normale è una cosa molto importante. Dopo ave stabilito criteri, codici etici, modalità corrette e non corrette di raccolta mi aspetterei un’indicazione che permetta di capire quello che si è raccolto per che cosa sarà utilizzato. È opportuno farlo anche il tuo donatore non te lo chiede».

Foto di Ágatha Depiné su Unsplash

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it