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Il fumo in gravidanza può causare la morte in culla

Uno studio italiano presentato oggi a Berlino (e finanziato da Telethon) dimostra per la prima volta la correlazione tra i danni causati dal fumo alla cellule del cuore e la morte improvvisa in culla

di Daniela Romanello

Attenzione a non fumare in gravidanza! Oltre a tutti i dannosi effetti collaterali che già si conoscono (parti pretermine, bimbi sottopeso, ecc.) il fumo in gravidanza può essere una concausa della Scid, la morte improvvisa in culla. Il rischio della morte in culla potrebbe infatti aumentare a causa dei danni che il fumo provoca nel cuore a livello delle cellule. Lo dimostra per la prima volta uno studio italiano presentato nel congresso europeo di Cardiologia in corso a Berlino. ”Finora studi epidemiologici facevano ritenere che sia il fumo della madre durante la gravidanza, sia il fumo passivo, potessero essere un fattore di rischio della morte in culla”, ha detto il coordinatore della ricerca, Alessandro Mugelli, del dipartimento di Farmacologia dell’universita’ di Firenze. Adesso i primi dati su un gruppo di femmine di ratto ”fumatrici” confermano l’ipotesi, cosi’ come confermano il legame, da tempo sospettato, tra le morti in culla e l’aritmia. Allo studio, finanziato da Telethon e dal Fondo scozzese per la ricerca sulle morti in culla, hanno partecipato anche le universita’ di Roma e Bari. Durante la gravidanza le femmine di ratto sono state esposte ad uno dei principali dei numerosissimi componenti del fumo di sigaretta, l’ossido di carbonio. Per tutta la gestazione ne hanno ricevuto dosi e concentrazioni paragonabili a quelle che un essere umano assumerebbe fumando una decina di sigarette al giorno. Una volta nati i piccoli, si e’ osservato quello che era accaduto nel loro cuore a diversi stati di sviluppo: dai piccolissimi con meno di due settimane fino ai giovani adulti di due mesi. ”Le cellule cardiache del ventricolo sono state prelevate e isolate. Si e’ visto cosi’ – ha proseguito Mugelli – che il processo di maturazione di alcune proprieta’ elettrofisiologiche delle cellule aveva subito un rallentamento”. In particolare era stato rallentato lo sviluppo delle reazioni responsabili del potenziale d’azione, il parametro che determina l’intervallo QT, la cui alterazione puo’ rappresentare un fattore di rischio latente della morte in culla nelle prime settimane di vita. Anomalie simili, rilevano i ricercatori, sono anche note per essere il ”grilletto” che scatena le aritmie. ”Si potrebbe spiegare cosi’ perche’ il fumo passivo per il feto potrebbe essere messo in relazione con la morte in culla”, ha detto Mugelli. I dati italiani confermerebbero infine quanto ha scoperto un recente studio americano pubblicato sul Journal of Pediatrics, che nell’analisi del tessuto cardiaco di neonati vittime della morte in culla ha scoperto la presenza di uno dei principali metaboliti della nicotina.


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