Formazione

Il fronte della rivolta Bossi-Fini? Pronti a disobbedire

Legge sull’immigrazione al via. Ma... Conto alla rovescia per l’applicazione della nuova normativa.

di Ettore Colombo

Gli appelli della Caritas potrebbero configurarsi come una vera e propria istigazione a delinquere». Parola di Federico Bricolo, vicepresidente federale della Lega Nord. «Vorrei capire», dice, «se il Vangelo prescrive che lo Stato finanzi la Chiesa con le tasse pagate dai cittadini per consentire a organizzazioni ecclesiastiche di attaccare le leggi dello Stato stesso». Della Lega non si cura padre Baldassarre Meli, salesiano di Palermo che dice a Vita: «Mi vergogno di avere Bossi come ministro. Lo scriva pure». È parroco e direttore del centro di accoglienza per immigrati di Palermo. «Mi piacerebbe invitare questo ministro, e il suo collega Fini, a fare una vacanza in un villaggio del Sud del mondo. Non un villaggio turistico, un villaggio vero dell?India o dell?Africa, a guardare negli occhi la gente che scappa dalla fame e dalla guerra». Poco più a nord c?è Antonio Cantisani, arcivescovo di Catanzaro. Sarà anche un prelato ?di frontiera?, ma nel corso di un?omelia ha dato mandato ai 122 parroci della sua diocesi di raccogliere ?almeno? 100mila firme contro «una legge inumana e degradante». Norma che è legge dello Stato. «Siamo pronti all?obiezione di coscienza», fanno sapere i giovani dell?Azione cattolica, che, a riguardo, hanno scritto una bella lettera al presidente della Repubblica. Insomma, la Lega ha i suoi bei guai: contro la legge, infatti, si sta saldando un fronte variegato che parte dai centri sociali e dall?opposizione di estrema sinistra e arriva fino ai moderati e ai cattolici. I leghisti non hanno ancora mandato giù lo scherzo dell?emendamento-sanatoria dell?Udc, ma ora, dopo le prese di posizione di Caritas, Migrantes e Cei, hanno perso la trebisonda perché anche la base del cattolicesimo ha deciso di farsi sentire. La diocesi di Trieste ha definito la legge «ingiusta e inapplicabile». Don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità d?accoglienza si rallegra «per la crescita incessante di questo movimento di base all?interno della Chiesa». Enzo Mazzi, animatore della comunità dell?Isolotto a Firenze, si schiera al fianco delle «tante piccole parrocchie che hanno manifestato il loro dissenso perché questa legge è anticristiana e antiumana». Cesare Lodeserto, presidente della Fondazione Regina Pacis di Lecce, che opera sotto la giurisdizione dell?arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, di certo non un ?soggetto eversivo?, parla di una «legge che suscita gravi problemi di coscienza per i cristiani: continueremo a ospitare gli irregolari perché obbediamo solo al Vangelo», spiega pacato. «Abbiamo difeso gli immigrati dagli sfruttatori, ora dovremo difenderli dallo Stato». Cattolici a un passo dalla disobbedienza civile e i laici non intendono essere da meno. Siamo andati ad ascoltare alcuni dei protagonisti di questa battaglia. Ettore Colombo Ma perché attaccarci? Don Vittorio Nozza, direttore della Caritas. «Precisi sino alla noia» Don Vittorio Nozza, il direttore della Caritas italiana, è di Bergamo. Dove ha diretto la Caritas locale. E a Bergamo sono abituati a parlare con i fatti. I leghisti lo hanno attaccato pesante, don Nozza: «Il direttore della Caritas invita i cittadini italiani a disobbedire a una legge dello Stato». «Stiamo cercando di capire il perché di questi attacchi», spiega lui sereno, «ma i nostri principi restano sempre gli stessi: giustizia, legalità e integrazione. Il nostro è stato un lavoro preciso e puntuale, fino alla noia, sulle norme e i vari passaggi della nuova legge. Intendo noi come Caritas, di concerto con la Fondazione Migrantes, e per conto della Cei. Abbiamo fatto anche diverse audizioni presso le commissioni competenti e incontri con illustri esponenti del governo. Il punto di partenza è la centralità della persona e la sua dignità. Tutto qua». Un ?tutto qua? che comprende anche l?eccezionale lavoro di orientamento e guida per le Caritas locali e per le parrocchie, che con gli immigrati lavorano tutti i giorni, e che assume contorni netti in un durissimo comunicato di Caritas e Migrantes, proprio in relazione al botta e risposta con la Lega. «L?educazione e la ricerca della legalità sono sempre stati i cardini dell?azione della Chiesa e delle Caritas a tutela della persona e del bene comune», precisa il direttore. Che ricorda però come «legalità e giustizia sostanziale, però, non sempre coincidono. Laddove la legalità offende la giustizia e rischia di non tutelare i diritti della persona, la Chiesa continua a combattere una buona battaglia, e la sua voce sale a ricordare l?obbedienza alla coscienza e il rispetto dei diritti della persona come termine ultimo del proprio agire». Cristiani, dite no Padre Baldassarre Meli: «Le firme? Sì, per arrivare a un referendum» Cosa succederebbe se contro la Bossi-Fini si alzasse una voce a Como, invece che a Catanzaro o Palermo? Beh, sarebbe un segnale molto importante. Purtroppo ci sono tanti sedicenti cristiani che gli immigrati non li vogliono. Io, da cristiano, questa legge non la posso accettare». Non usa giri di parole, padre Baldassarre Meli. Direttore del centro di accoglienza per immigrati S. Chiara, a Palermo, ogni giorno assiste ondate di disperati, usciti dal centro di permanenza di Agrigento con il foglio di espulsione. «Accogliamo tutti, senza distinzioni. L?anno scorso abbiamo aperto anche un poliambulatorio, ora gestito dalla Caritas. Li aiutiamo a trovare una sistemazione, a risolvere i problemi legati alla loro condizione e a cercare un lavoro». In questi giorni, padre Meli avverte la loro angoscia per quella che definisce «una legge egoista, che guarda solo alle nostre esigenze, non a quelle di persone che fuggono disperate dalla miseria e dalla guerra. Il governo italiano e i partner europei sembrano dimenticare che siamo responsabili di questo collasso del Terzo mondo, sfruttato selvaggiamente delle multinazionali occidentali. Della riforma italiana, poi, trovo davvero poco onorevole che solo gli stranieri vengano obbligati a depositare le impronte digitali. Sarò il primo a fare la fila con loro per lasciare in questura anche le mie». Una posizione battagliera ma non isolata, quella di padre Meli. È di questi giorni la polemica sulla diocesi di Catanzaro in cui è stata avviata una raccolta di firme per dire no alla Bossi-Fini. «Condivido l?iniziativa» commenta padre Meli, «anzi, bisognerebbe promuovere un referendum abrogativo. Dopo che ci è stato insegnato ?ero forestiero e mi hai accolto?, come possiamo accettare questa legge?». Benedetta Verrini Sull?asilo sarà battaglia La condizione dei rifugiati prima di tutto. Per Bertotto, Amnesty, l?obiettivo è chiaro Marco Bertotto, 28 anni, è il più giovane presidente della storia della sezione italiana di Amnesty International, ma l?età non per forza deve portare all?intemperanza, tutt?altro. Bertotto spiega pacatamente che «una organizzazione come Amnesty si è subito preoccupata di come veniva perpetuato il solito equivoco della sovrapposizione tra problematiche legate all?asilo politico e quelle dell?immigrazione in quanto tale: la Bossi-Fini continua a maltrattare i diritti dei richiedenti asilo, come dimostra bene il caso di Mildred Hanciles, la giornalista della Sierra Leone in fuga dal suo Paese, dove è stata perseguitata, e oggi costretta a vivere in un centro di detenzione temporanea per immigrati clandestini, caso da noi segnalato e poi adottato dal gruppo Inviati di pace. Assieme a Medici senza frontiere e alll?Ics-Consorzio italiano di solidarietà abbiamo lanciato una campagna dal titolo Asilo politico, una questione di civiltà, cercando di porla all?attenzione del governo e del Parlamento, ma i risultati sono stati scarsi, nonostante le convenzioni internazionali e la stessa nostra Costituzione diano ragione a noi piuttosto che a loro. Una cosa è certa: continueremo la battaglia, specialmente nei confronti dell?opinione pubblica, per sensibilizzarla, visto che questa legge impedisce il reale esercizio del diritto di asilo politico». Un pool per gli espulsi Tom Benetollo, Arci: «Avvocati per difendere i diritti degli immigrati» Tom Benetollo, presidente nazionale dell?Arci non si può definire un conservatore o un moderato. Ma s?arrabbia molto anche se qualcuno gli dà dell?eversore. «Io sono una persona civile che sa di vivere in una democrazia e sono abituato a rispettarle, le leggi, ma per prima cosa voglio rispettare la Costituzione, che prevede eguali diritti per tutti. Ecco perché, di fronte a decisioni che rispondono a criteri di palese ingiustizia, come le norme della legge che attengono alle procedure di espulsione, pongo un problema di costituzionalità della legge, come abbiamo fatto assieme al gruppo Abele e a Magistratura democratica in un documento, lungo ed articolato, che presentava una serie di eccezioni di incostituzionalità alla Bossi-Fini.» «Ora ci stiamo adoperando per mettere assieme tutte le varie associazioni in un network che, grazie a un pool di avvocati, faccia fronte ai ricorsi degli immigrati contro le espulsioni», continua il presidente dell?Arci. «Saranno sommersi, dai ricorsi, ma mi chiedo anche, un po? provocatoriamente, da un lato perché gli imprenditori, che pure tanto dicono di aver bisogno di mano d?opera immigrata, non ci aiutano, ad esempio nel tentativo di varare norme anti abusi nei luoghi di lavoro, e dall?altro perché le forze politiche, sia quelle della maggioranza che quelle dell?opposizione, non riprendono la promessa, che pure nella passata legislatura era stata ventilata, di varare il voto per gli immigrati alle amministrative». Continua Benetollo: «Ma non ci arrendiamo: ?Rilanceremo l?idea quando ci sarà la legge per il voto degli italiani all?estero?, disse una volta il ministro Giovanardi. Bene, il voto per gli italiani all?estero oggi è legge. Cosa aspetta il Parlamento?». Imparino da Reagan Beniamino Rossi, scalabriniano: «Qui si cavalcano solo le paure. Invece…» Padre Beniamino Rossi, dell?ordine degli Scalabriniani, è uno di quelli che le dure condizioni di vita,di una volta, degli italiani all?estero le conosce fin troppo bene, perché il suo ordine si è sempre occupato proprio di questo, specialmente Oltreoceano. «Il nostro fondatore chiamava ?sensali di carne umana? gli scafisti dell?800, una vera piaga. Sulla legge rifuggo dai toni del buonismo come da quelli dell?opposizione a tutti i costi: il fenomeno c?è, va capito e gestito, anche controllato, se serve. La norma sulle impronte digitali, ad esempio, non è scandalosa, come anche un severo controllo alle frontiere, ma l?impianto della legge fa acqua da tutte le parti. Nata sotto l?impulso di una campagna elettorale violenta e demagogica, condotta all?insegna delle parole d?ordine sulla sicurezza e sulla criminalità». «Occorre controllare i flussi, certo, ma anche favorire l?integrazione. Come ormai fanno tutti i grandi Paesi europei, anche se a forza di sanatorie», continua padre Beniamino. «Senza dire della cecità sul problema delle badanti, nei confronti delle quali una maxi sanatoria di 250/300 mila persone è d?obbligo? Dopodiché tutti i controlli necessari per cercare di arginare la criminalità si facciano, ma aver abolito una norma come quella dello sponsor è un assurdo. La sicurezza si ottiene offrendo una casa e un lavoro sicuri. Sa cosa disse Ronald Reagan, quando chiese di essere rieletto? ?Spero di aver interpretato le vostre migliori speranze e non aver cavalcato le vostre peggiori paure?. La Lega sembra sappia fare solo la seconda cosa».


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