Non profit
Il fondo che non ti manda a fondo
Come e dove trovare i finanziamenti per una organizzazione non profit:le risorse della finanza etica
di Redazione
Nell?evoluzione del settore non profit riveste sempre maggior importanza una gestione delle aziende non profit improntata sull?economicità. Ciò significa combinare al meglio le risorse spazio, tempo, relazioni, persone, fonti finanziarie con un?attenzione dinamica finalizzata alla ricerca di soluzioni ottimali e abbandonare il passivo atteggiamento di attesa di un intervento del sistema pubblico.
L?accesso alle fonti di finanziamento costituisce, quindi, una delle questioni cruciali per la crescita di un non profit maturo e indipendente. Emerge così l?esigenza di dotarsi di tecniche utili per supportare il proprio management in modo professionale, competente e autenticamente funzionale rispetto ai fini che si vogliono raggiungere. Risulta indispensabile porsi l?obiettivo di poter disporre di un ?portafoglio? di fonti finanziarie, cioé di un mix di fonti che integri i finanziamenti pubblici istituzionali con quelli personali privati, con quelli delle imprese, delle banche e così via. La diversificazione del ?portafoglio? delle fonti di entrata deve rappresentare anche un atteggiamento culturale nuovo nei confronti del denaro come strumento di crescita e di miglioramento qualitativo per le aziende non profit.
La finanza etica: ecco cosa offre
È a queste problematiche che la finanza etica intende offrire una risposta, fornendo sia nuovi canali di raccolta delle risorse finanziarie sia un servizio finanziario vero e proprio a disposizione del settore non profit. Tra gli strumenti di finanza etica rientrano tutte le attività finanziarie riservate alle organizzazioni non profit da parte di svariati soggetti. Tali attività consistono nella raccolta, attraverso canali diversi, di risorse finanziarie da prestare alle onp svolgendo propriamente un servizio finanziario. Parliamo ad esempio degli intermediari creditizi specializzati (Banca etica) che hanno come mission quella di finanziare, a condizioni agevolate, solo iniziative meritevoli, garantendo al risparmiatore la qualità dei progetti e delle organizzazioni alle quali il credito viene erogato; degli intermediari finanziari specializzati (Cosis spa.) che, oltre alla erogazione di credito, si assumono anche il rischio diretto attraverso l?investimento in quote di capitale di soggetti del settore non profit; dei fondi di investimento etici, cioé il progetto di fondi comuni di investimento ?socialmente corretti?, battezzato col nome di ?Sistema etico? richiamando i socially responsible investment statunitensi e gli ethical investment inglesi. Nonostante queste innovazioni non si riesce però a colmare il gap esistente nel mondo finanziario tra l?Italia e gli altri Paesi economicamente avanzati, dove tutto questo avviene già, e con successo, da moltissimi anni. Infatti, mentre in Italia le esperienze di finanza etica sono ancora limitate, in altri Paesi si trovano realtà, a volte, anche molto rilevanti. Basti pensare all?Olanda con la Triodos Bank; alla Germania con la Okobank; al Regno Unito dove troviamo la Co-Operative Bank; esemplare è anche l?esperienza della Grameen Bank in Bangladesh che concede credito solo ai poveri registrando un tasso di rientro dei prestiti erogati pari, in media, a circa il 98% del totale. Risulta dunque evidente come la dimensione futura del comparto della finanza etica sia strettamente correlata con lo sviluppo delle organizzazioni non profit.
Più si confermerà la tendenza ad individuare il settore dell?economia civile come soggetto in grado di rispondere ai bisogni sociali, più l?esigenza di poter disporre di un autonomo, efficiente e dedicato mercato finanziario si farà impellente. Si dovrà quindi necessariamente assistere ad una professionalizzazione dei soggetti chiamati a gestire il rapporto finanziario. Naturalmente tutto questo non si produrrà da sé: necessiterà di politiche in grado di creare un contesto favorevole, di interlocutori e sinergie forti, di uno sforzo comune di intenti e di pratiche.
Il rapporto con il finanziatore etico
L?affidabilità dei nuovi servizi finanziari va comunque verificata considerando congiuntamente sia la loro capacità di intermediazione sia la loro credibilità morale e sociale. È chiaro che un risparmiatore eticamente motivato può essere disposto a sottoscrivere uno strumento finanziario etico nel momento in cui questo non è percepito come un semplice espediente per ?agganciare? il donatore ad un operatore finanziario svolgendo una semplice operazione di marketing.
Purtroppo, però, il problema principale di questi strumenti è costituito dalla ?asimmetria informativa? che esiste tra risparmiatore-depositante e intermediario sulla destinazione effettiva delle donazioni o sugli impieghi del risparmio intermediato. Ma come si rassicura il risparmiatore che l?intermediario non attua politiche di finanziamento clientelari o che addirittura la sua donazione non si fermi nelle tasche dell?intermediario stesso? Una soluzione è data dalla trasparenza sulle politiche di impiego adottate dall?intermediario, sui criteri adottati nella selezione delle iniziative da finanziare. Proprio l?istituzione di un Comitato etico esterno al management della struttura finanziaria, eletto dall?assemblea dei soci e con funzioni di controllo sull?attività svolta, può rispondere all?esigenza congiunta di accreditare le organizzazioni non profit presso possibili finanziatori privati offrendo contemporaneamente, a questi ultimi, forme di garanzia sulle finalità e le modalità della destinazione dei fondi messi a disposizione.
I due criteri chiave: economicità ed eticità
Come tenere contemporaneamente conto della finalità etica e del rispetto del criterio di buona gestione economica? Il rischio che si corre è quello di privilegiare progetti dalla redditività sicura e a basso rischio, in grado di dare forti garanzie sulla restituzione del credito, rendendo l?azione promozionale esercitata dai nuovi servizi finanziari alquanto ridotta oppure, facendo prevalere i criteri esclusivamente ?etici? si finirebbe per attribuire anche a questi servizi innovativi una funzione più assistenziale e protettiva che di sostegno promozionale. La soluzione che permette di compiere il ?salto di qualità? verso il rispetto del trade-off esistente tra l?esigenza di fornire agevolazioni e quella di salvaguardare i criteri di economicità della gestione, consiste nel subordinare, in modo più stringente, l?accesso alle agevolazioni finanziarie non solo alla verifica della credibilità etica dell?organizzazione, ma anche alla capacità dimostrata di produrre margini remunerativi significativi. Perché questo obiettivo non si traduca in un ostacolo al finanziamento di iniziative spesso poco consolidate e scarsamente sostenute da competenze progettuali ed imprenditoriali, è necessario che la garanzia di economicità non costituisca tanto un vincolo quanto un obiettivo da perseguire, cui anche il servizio finanziario concorre. In concreto ciò significa integrare l?offerta di finanziamento con l?offerta di consulenze ed interventi formativi, servizi di monitoraggio e di accompagnamento che consentano un sostegno complessivo ed articolato dell?iniziativa.
In conclusione sembra possibile affermare che il successo di questi nuovi servizi finanziari dipenderà dalla capacità di sostenere la propria identità etica attraverso la trasparenza, espandendo e rendendo saldi i legami fiduciari tra finanziatori privati e beneficiari e dalla capacità di offrire alle organizzazioni finanziate servizi e metodologie accurate di consulenza, di monitoraggio e di valutazione dei risultati. Solo in questo modo i servizi finanziari svolgeranno una funzione importante per la crescita economica del settore non profit.
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