Economia

Il flop del Made in Italy

Cresce la domanda, ma diminuiscono i produttori nostrani. Importazioni triplicate in due anni

di Redazione

di Natascia Gargano

Paradossi del biologico di casa nostra, i consumatori aumentano e i produttori diminuiscono. Se infatti il carrello della spesa degli italiani è sempre più bio – con un aumento del 5,4% nel 2008 e un +7,4% nel primo semestre 2009 (rilevazioni Ismea/Nielsen) – per la prima volta l’Italia ha perso il primato europeo nella produzione biologica. Primato che con 1,3 milioni di ettari di agricoltura biologica passa alla vicina Spagna.

Insomma, nonostante la crisi, il biologico tiene ma non sempre è Made in Italy. La denuncia arriva dalla Coldiretti, in occasione del Salone internazionale del naturale, che snocciola dati: nel 2008 la superficie nazionale interessata alla coltivazione biologica si è ridotta del 12,8%, con una diminuzione del numero di produttori del 2,6% (oggi sono 42.037).

Da dove arriva dunque il biologico che finisce sulle tavole degli italiani? Semplice, da oltre confine. Alla faccia della filiera corta e del km 0, le importazioni extracomunitarie di biologico si sono triplicate negli ultimi due anni, dai 31 milioni di tonnellate del 2006 ai 90 del 2008. Si tratta per oltre la metà – spiega sempre la Coldiretti – di cereali provenienti da Paesi asiatici, di ortaggi africani, di colture industriali come la colza dall’Est Europa, di frutta dall’America del sud e di prodotti trasformati nell’America centromeridionale e in Africa.

Prodotti che per di più vengono spesso “spacciati” per Made in Italy, a causa della mancanza  dell’obbligo di indicarne l’origine in etichetta. «La maggioranza delle importazioni di prodotti biologici – denuncia la Coldiretti – avviene ancora in base alle cosiddette “autorizzazioni d’importazione”, rilasciate dalle autorità competenti dei singoli Stati europei seguendo procedure che si basano esclusivamente sulla documentazione, senza effettuare controlli a campione in loco».
«È evidente il rischio – continua la Coldiretti – che vengano immessi sul mercato prodotti biologici che non rispettano gli stessi standard europei». Serve più trasparenza, insiste l’associazione, che chiede a gran voce l’introduzione di un marchio del biologico italiano.

Il mercato biologico italiano. I numeri.

Il mercato biologico italiano vale quasi tre miliardi di euro. Insieme alla crescita dei consumi familiari (5,4% nel 2008 e 7,4% nel primo semestre 2009) il bio aumenta anche nelle mense (+16%), negli agriturismi (+18%) e nei ristoranti (+20%), secondo elaborazioni Coldiretti su dati Biobank.
La crescita del paniere biologico si confronta positivamente con uno 0,2% di aumento totale del mercato agroalimentare e con una riduzione dell’1,8% registrata per i prodotti a marchio Dop e Igp.

A trainare il settore, sono gli ortofrutticoli (+19,8%  nel 2008 e +37,8% nella prima metà del 2009), le bevande (+2,7% e +11,6%) e le uova (+14,1% e +24,3%). In controtendenza gli acquisti di lattiero-caseari, che dopo il + 1,5% del 2008, hanno segnato una contrazione del 3,9% da inizio anno. Negativo anche il trend dei prodotti per la prima colazione, sia nel 2008 che nel primo semestre 2009 (-13,8% e -2,8%).

A livello geografico il consumo bio resta una caratteristica del Nord Italia. Nelle regioni settentrionali si concentra infatti più del 70% degli acquisti nazionali (il 44,1% nel Nord-Ovest e il 27,2% nel Nord-Est), mentre il Centro inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 19,7% e il 9% del totale.

Riguardo infine ai singoli canali distributivi, gli italiani confermano la predilezione per la grande distribuzione. Le vendite di prodotti biologici negli iper e nei supermercati hanno fatto segnare aumenti, per entrambi, di oltre il 5% nel 2008 e rispettivamente del 13,5 e del 5,4 per cento nel primo semestre 2009.


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