Famiglia

Il fiore che salva le donne schiave

Aiutare le ragazze di strada a uscire dal mondo della prostituzione offrendo loro un possibile rifugio e un'alternativa allo sfruttamen

di Fabrizio Annaro

Cinquanta volontari per un fiore. Lule, fiore in albanese, è il nome di un?associazione promossa dalla Caritas a sostegno delle prostitute di strada. Un aiuto fatto di informazioni, innanzitutto sanitarie, poi di accoglienza, ma soprattutto di percorsi che aiutano a uscire dal mondo della strada. L?associazione è nata nel 1996 per volere della Caritas decanale di Abbiategrasso, un comune alle porte di Milano. La sua attività abbraccia una cinquantina di comuni del milanese. In genere le ragazze di strada provengono dalla Nigeria, ma soprattutto dall?Albania. Sono arrivate in Italia con l?inganno, con la promessa del fidanzato – protettore di riportarle in patria con tanti soldi e con una fede al dito. Molte sono minorenni, quasi tutte clandestine, i protettori le hanno ridotte a uno stato di semi schiavitù. «Se questa è una donna» si chiede Stefano Montorfano, coordinatore dell?associazione «semi vestita costretta a essere toccata da sconosciuti di giorno e di notte, a essere malmenata e poi usata ancora da questi sedicenti protettori -fidanzati che magari hanno moglie e figli in Albania». «Ditemi voi se è questa è una donna colei che non può disporre del suo corpo, del suo tempo, dei suoi guadagni, che non può parlare con nessuno, né telefonare a casa, agli amici, ai parenti». Il progetto Lule va incontro proprio a queste ragazze. Lo fa con una serie di interventi. Innanzitutto sulla strada. I volontari girano in auto a gruppi di tre o cinque persone. Alle lucciole chiedono di compilare un questionario informativo, distribuiscono generi di conforto, prodotti per l?igiene intima, e poi regalano accendini con il numero di telefono dell?associazione. Si offrono opuscoli sui servizi sanitari, sulla prevenzione delle malattie infettive, sulla contraccezione. Gli opuscoli sono semplici, scritti in inglese e albanese. In questi incontri si cerca di aprire un dialogo, di capire le necessità, di favorire controlli sanitari e percorsi di reinserimento sociale. Nel corso del 1998 l?associazione ha compiuto 210 uscite. Sono state contattate 227 ragazze: 138 nigeriane, 78 albanesi e undici di altre nazionalità. Le ragazze che hanno accettato di sottoporsi a controlli sanitari sono state 38, mentre quelle che hanno deciso di uscire dal giro, entrando in ?comunità di recupero?, sono state 13: dieci albanesi e tre nigeriane. Quattro di queste ragazze sono riuscite ad abbandonare il marciapiede grazie a storie sentimentali intessute con uomini italiani. Le Comunità si trovano in luoghi sconosciuti, offrono assistenza sanitaria, accoglienza, formazione e insegnano un mestiere. Le donne che entrano in comunità, portano anche i figli. È il caso – racconta un volontario – di una donna nigeriana di 23 anni che ha deciso di accettare il recupero. La donna porterà in comunità i suoi figli, due bambine: una di tre anni e l?altra di cinque. Due belle bambine che, malgrado l?inferno passato dalla mamma, mantengono intatta la loro bellezza, la loro vivacità, il loro desiderio di vivere. In comunità le ex ragazze di strada possono rielaborare il proprio dolore, il proprio vissuto. Lo fanno sostenute da tutti gli strumenti necessari. Da quest?anno saranno coinvolte anche le famiglie. Saranno realizzati progetti di reinserimento sociale con l?aiuto di famiglie cosiddette normali. «Questi piccoli successi», dicono i volontari, «aiutano il nostro lavoro». Aumentano la speranza. La speranza che le cose possono realmente cambiare. La prostituzione, il mestiere più vecchio del mondo, ha un nemico in più, è Lule un piccolo grande progetto per i ?fiori? delle strade. Così Linda è ritornata libera I volontari del progetto Lule operano sulla strada. Parlano con le lucciole, scambiano opinioni, ma soprattutto piccoli gesti di accoglienza che rendono migliore la serata di chi offre l?amore per denaro. Con opuscoli in inglese e albanese invitano le ragazze a occuparsi della propria salute, a utilizzare i servizi sanitari e di accoglienza, e se vogliono uscire dal giro l?associazione è pronta a offrire un piano di intervento. È il caso di Linda, giovane ragazza albanese arrivata in Italia con l?inganno e poi finita sul marciapiede. «All?inizio Linda», racconta una volontaria, «era diffidente, diceva che il lavoro le piaceva e che doveva guadagnare tanti soldi per mandarli in Albania. Poi si è fidata di noi. I momenti di tristezza l?hanno aiutata ad aprisi. Se guadagnava poco, (meno di un milione) erano botte. Un giorno Linda ha avuto il coraggio di dire basta. Ci siamo dati appuntamento, e con un auto dell?associazione l?abbiamo portata lontano. Lontano dal suo protettore e dalla strada».Molte ragazze albanesi che stanno sui marciapiedi non vogliono lasciare i propri fidanzati-aguzzini. Chi lo fa non torna più in Albania, perché, ironia della sorte, sarebbe tacciata di essere una puttana e quindi emarginata dalla vita sociale.Linda oggi è in una località nascosta. Tutti i giorni chiama casa, ma la sua vita ormai scorrerà lontana da Tirana. Il suo destino è in Italia, per sempre. La scheda Nome:Associazione Lule – Onlus Indirizzo:via San Pietro,62 20081 -Abbiategrasso(Mi) Telefono:02/94965244 Presidente:Loredana Pianta Scopo:Aiutare le ragazze di strada a uscire dal mondo della prostituzione offrendo loro un possibile rifugio e un?alternativa allo sfruttamento ANNO di nascita:1996


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