Sostenibilità

Il fenomeno Mater-Bi. La chimica s’è fatta la plastica

E' una materia prima che viene dal mais. Assolutamente biodegradabile e utilizzabile per un’infinità di prodotti. Un’idea e un business tutti italiani.

di Francesco Agresti

Mais, patate e grano trasformate in plastica che non inquina. Eccola, finalmente, la chimica amica. Dopo anni in cui industria delle molecole e ambiente sembravano su fronti contrapposti (le ragioni dell?uno inconciliabili con i diritti dell?altro), le bioplastiche accendono una nuova speranza. E tutto grazie a una vecchia idea di Raoul Gardini, tragico protagonista dell?avventura del polo chimico italiano, targata Enimont. Sua l?intuizione di produrre plastiche e combustibili da materie prime naturali, da quel mondo agricolo da dove lo stesso Contadino, così come fu bollato dal mondo finanziario, arrivava. Un?idea tutta italiana, quindi. Nata e sviluppata nel centro di ricerche di Montedison a Novara che, trasformato in un?impresa a sé, uscì dalla bufera del dopo-Enimont, nella prima metà degli anni 90, grazie a tre investitori lungimiranti come IntesaBci (all?epoca Comit), Investitori Associati e il gruppo bancario svizzero Ubs che, per dieci anni, puntarono risorse finanziarie sulla plastica ecologica. Leader mondiale Oggi la Novamont, il centro ricerche che è diventato industria, è leader mondiale nel mercato delle bioplastiche da materie prime rinnovabili di origine agricola. Il Mater-Bi, il prodotto brevettato che deriva dalla lavorazione dell?amido di mais, patata e grano, pur mantenendo le caratteristiche dei materiali plastici tradizionali, al termine del proprio ciclo vitale si trasforma in acqua, anidride carbonica e metano divenendo quindi totalmente biodegradabile. L?ideale per la raccolta della frazione umida dei nostri rifiuti nei processi di differenziazione, una delle tante applicazioni di questa plastica vegetale. In 11 anni vengono investiti 75 milioni di euro, ogni anno il 10% del fatturato viene reinvestito nella ricerca, un terzo dei 70 dipendenti di Novara è pagato per svolgere solo attività di ricerca. Il punto di pareggio è stato raggiunto solo lo scorso anno. Le previsioni per il 2002 riportano un fatturato globale pari a 27 milioni di euro (solo nel 1994 era di zero lire) e un incremento di vendite dirette del 22% pari a 25 milioni di euro. Sulle attività svolte e sui risultati raggiunti sono stati pubblicati un centinaio di articoli su riviste scientifiche e sono già registrati circa 60 brevetti base. La Novamont ha ottenuto la prima dichiarazione ambientale di prodotto (Epd) a livello internazionale per una bioplastica, ha conquistato inoltre una sfilza di premi ultimo dei quali il World summit business award for sustainable development, assegnato dall?Unep, programma delle Nazioni unite sull?ambiente, in occasione del Summit di Johannesburg. “Il progetto originario Novamont”, spiega Catia Bastioli, direttore generale, “è stato denominato ?Chimica vivente per la qualità della vita? e ha come finalità quella di sviluppare l?applicazione industriale delle bioplastiche basate su materie prime rinnovabili. Il nostro obiettivo strategico è quello di riuscire a combinare da vero e proprio catalizzatore industria, ambiente, agricoltura, educazione tecnologia , cultura ed etica in un sistema integrato trasparente ed economicamente sostenibile”. La Novamont ha uno stabilimento a Terni, che occupa 40 persone, all?interno del quale, qualche giorno fa, è stata inaugurata una terza linea di produzione di Mater-Bi. Il nuovo impianto, realizzato con un investimento complessivo di 15 milioni di euro, autofinanziato per circa l?84%, ha una capacità produttiva annua di 20mila tonnellate; il mais lavorato proviene da coltivazioni ogm free, (anche se nulla vieterebbe l?utilizzo di quello geneticamente modificato), gran parte del quale è coltivato in Italia, il resto viene importato dagli Usa, dal Giappone e da altri Stati europei. Presto i pneumatici La Novamont produce la materia prima che poi rivende a società che impiegano il Mater-Bi in vari settori. I campi di applicazione sono i più diversi: nel corso delle Olimpiadi di Sidney 2000, il Comitato olimpico decise di utilizzare sacchi per la raccolta differenziata, posate e vettovaglie monouso realizzati solo in plastica biodegradabile. In Gran Bretagna la società della grande distribuzione Sainsbury?s, una delle prime catene a livello europeo, ha scelto i pannolini per bambini realizzati dalla svedese Naty con un film in Mater-Bi. La Goodyear ha fatto importanti investimenti in un programma di ricerca finalizzato alla realizzazione di un pneumatico, realizzato con una miscela composta per il 50% da bioplastica, che è stato premiato da Legambiente e dal Politecnico di Milano per il suo basso impatto ambientale. La Johnson&Johnson, in previsione del divieto (in vigore dal 21 ottobre scorso) a produrre nettaorecchie in materiale non biodegradabile, già dallo scorso mese di agosto ha convertito le sue linee di produzione utilizzando solo la materia prima della Novamont. In Italia, la Cartiera Lucchese, che produce Ecolucart, realizza in Mater-Bi gli involucri dei pacchi messi in vendita; la Protema, società milanese, produce con la bioplastica i film utilizzati in agricoltura per la pacciamatura. “Il nostro”, sottolinea Umberto Colombo, presidente di Novamont ed ex ministro della Ricerca scientifica, “è un caso davvero esemplare sia per l?attività che svolgiamo che per la qualità del nostro azionariato, composto da società che hanno accettato di investire pur sapendo che per molto tempo non ci sarebbero stati ritorni finanziari”. La portata innovativa dell?attività di Novamont non ha avuto però alcun riflesso normativo né in Europa né tanto meno in Italia. Raddoppio nel 2005 “Per anni abbiamo operato nella più completa assenza di riferimenti legislativi a sostegno delle produzioni biodegradabili”, conclude la Bastioli. “Solo quest?anno negli Stati Uniti sono stati fissati degli obiettivi che prevedono la sostituzione del 10% della plastica con materie rinnovabili entro il 2010 e del 50% entro il 2020”. Sfidando la forza gravitazionale della miopia politica, la Novamont ha già messo in conto di raddoppiare entro il 2005 la capacità produttiva di Mater-Bi portandola a 40mila tonnellate l?anno.


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