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Il federalismo fiscale è legge
Sette anni di tempo prima della concreta applicazione delle norme
Un tema dibattuto da anni finalmente diventa legge, e inizia il suo iter applicativo: nel nostro futuro ci sarà il federalismo fiscale, ossia l’autonomia impositiva di Regioni, Province e Comuni. Ecco come i quotidiani in edicola affrontano la notizia.
Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:
“Il federalismo fiscale è legge” dello stato. Sì definitivo al Senato. Il Pd si è astenuto. Per il CORRIERE DELLA SERA è il titolo di apertura dell’edizione di oggi. Fra i voti contrari 6 dissidenti del Pd (fra cui Marco Follini) e l’Udc. Entro sette anni Regioni, Comuni e Province avranno autonomia impositiva. Oltre a Roma capitale, nascono le città metropolitane fra cui Milano e Torino. I servizi interni alle pagine 5 e 6. Fra i primi a festeggiare il sindaco di Torino Sergio Chiamparino: «Se tutti i cittadini, da nord e sud, vedranno garantiti i propri diritti secondo uno standard valido sull’intero territorio nazionale, questa si può certamente considerare una battaglia vinta dal Pd». Infine un dubbio: «Come ci si regolerà con chi ha capacità fiscale negativa? O si aumentano le tasse o i conti non tornano più». Per la riforma occorreranno sette anni. Entro il 2011 i decreti attuativi. Referendum sulle città metropolitane. Molto chiare le faq che il CORRIERE propone a pag 6. Oltre a Torino e Milano, le città metropolitane saranno: Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Istituita la città metropolitana, la provincia cessa di esistere. Quanto costerà la riforma? «Ancora non ci sono dati certi, la copertura finanziaria sarà determinata caso per caso con approvazione dei decreti attuativi. La riforma federalista dovrà essere comunque compatibile con il Patto di stabilità».
LA REPUBBLICA, che preferisce aprire in prima con “Berlusconi cede, via le veline” riferisce della riforma con misura: “Il federalismo è legge tra i fazzoletti verdi. Oggi il mini-rimpasto, la Brambilla ministro”. Siamo a pagina 10 e in taglio basso: Pdl, Idv e Lega hanno votato sì, Pd si è astenuto ed ecco il Belpaese federalista. Fine del centralismo, risorse che rimarranno nei territori ma gradualmente: entro 2 anni saranno emanati i decreti legislativi attuativi. Le regioni dovrebbero vedersi assegnate compartecipazioni ai tributi erariali e in via prioritaria al gettito Iva, e avranno – come province e comuni – tributi propri. Introdotte 10 città metropolitane e Roma capitale. A questo punto c’è il nodo referendum: Silvio voterà sì ma non farà campagna, ribadisce Bossi annunciando però che se dovesse passare potrebbero esserci contraccolpi per il governo. «Se passa il referendum la situazione sarà difficilmente governabile» minaccia Maroni. Il duetto mette in crisi il Pd che avrebbe votato sì sperando che il referendum non passi e che ora si trova in contropiede. Tenta di sbrogliare il retroscena Goffredo De Marchis: “Ora tra i Democratici scatta l’allarme «Rischiamo di fare un favore a Silvio». Il fronte degli strateghi Pd è tutt’altro che compatto. Nelle pagine romane LA REPUBBLICA riprende l’approvazione del federalismo visto dalla prospettiva capitolina: “Roma capitale, dal Senato il sì definitivo”. Nuovo status, autonomia statutaria, finanziaria e amministrativa, più risorse e più poteri (in particolare nell’amministrare risorse e beni dello Stato anche artistici). Il consiglio comunale che diventa Assemblea e i consiglieri che sperano di equiparare i loro bonus agli stipendi dei parlamentari… Anche in questo caso per precisare il tutto serve un decreto attuativo.
“Parte il federalismo fiscale. E ora via le province” è il titolo di copertina de IL GIORNALE e alla riforma sono dedicate le pagg. 10 e 11. Il pezzo dal titolo ” Federalismo fiscale. Con il sì del Senato L’Italia volta pagina” ribadisce che con la riforma è stata ridisegnata la mappa di imposte e spese e fa la cronaca della giornata di ieri in cui Bossi era in aula accompagnato dalla famiglia, in cui l’Idv ha votato a favore, il Pd si è astenuto e l’Udc ha votato contro. Un’infografica indica le diverse autonomie degli enti locali. A pagina 11 si annuncia la prossima sfida “Ridurre sprechi e Province” e l’occhiello spiega “Dopo il sì al federalismo, già pronto il prossimo passo: il codice delle autonomie eliminerà enti inutili e poltrone superflue. I consiglieri comunali potranno essere al massimo 40, ma scenderanno a sei nei comuni piccoli. Gli assessori? Non più di 12”. Intervista a Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona che sintetizza: «Una rivoluzione».
Un piccolo richiamo in prima “Il federalismo fiscale è legge. Il via tra 7 anni” e un articolo a piè di pagina 5 per IL MANIFESTO. Nell’articolo si legge «Non lo hanno fatto solo perché è un’esclamazione troppo romana, altrimenti avrebbero gridato “alea iacta est”. Perché questa volta il dado è tratto, davvero. Da ieri sera il federalismo fiscale in Italia è legge». E continua: «Calderoli dà letteralmente i numeri: ventinove, quattro, due, nove e sei. Da giocare al lotto. Sono le cifre della data di ieri più il sei, i sei mesi che il Parlamento ha impiegato ad approvare la legge. “Me li giocherei al lotto perché sono numeri fortunati”, esulta. Se lo dice lui… (…) E poi, alla fine, al di là dell’aspetto simbolico dell’approvazione definitiva, che farà gioco ai leghisti per raggranellare qualche manciata di voti in più nelle regioni settentrionali, da oggi, praticamente, non cambia nulla. La legge approvata è una semplice “legge quadro”» conclude l’articolo ricordando che bisogna aspettare i decreti attuativi «Due anni, più cinque: sette, per i padani lunghissimi, anni. Altro che data storica quella di ieri».
“L’Italia federale parte dal fisco” è il titolone di apertura del SOLE24ORE, che dedica al federalismo fiscale tre pagine fitte e pubblica il testo della legge. Come al solito il SOLE eccelle negli infografici riassuntivi, e ne pubblica uno interessante sulla tempistica del federalismo, che ha come partenza giugno 2009 con l’istituzione della Commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, passando poi per il referendum nelle province, la legislazione sui bilanci, le città metropolitane per arrivare, nel 2016, al termine del periodo transitorio e quindi al federalismo compiuto e a regime.
Con i costi standard più risparmi e meno tasse. Questa è la scommessa di questa legge, Lo sostiene l’articolo di ITALIA OGGI nella sezione Diritto e Fisco sul si definitivo al ddl Calderoli. L’articolo parla di un finale già scritto dove però il clima bipartisan ha raggiunto il culmine con l’approvazione da parte dell’aula di quattro ordini del giorno presentati dal Pd. I senatori democratici hanno chiesto e ottenuto l’impegno del governo a dare presto i numeri dell’impatto del federalismo sui conti pubblici e l’impegno dell’esecutivo a non approvare riforma a colpi di maggioranza. Ora iniziare la delicata fase dei decreti attuativi, il primo dei quali sull’armonizzazione dei conti pubblici. Il vero nodo della riforma, sostiene Italia Oggi, sarà il passaggio dal criterio della spesa storica a quello dei costi standard per finanziare le funzioni fondamentali. Per ogni servizio erogato dagli enti territoriali, si individuerà una spesa standard cui tutti dovranno uniformarsi durante un periodo transitorio di 5 anni. “Si eliminerà così, cita ITALIA OGGI, il meccanismo perverso che finora ha premiato con maggiori risorse gli enti che spendono di più”. L’altra scommessa della legge riguarda la pressione fiscale. Grazie all’effetto virtuoso prodotto dal legame tra autonomia finanziaria e responsabilità, le tasse, secondo le aspettative del governo, potrebbero ridursi.
“Il federalismo fiscale è legge. Alta tensione sul referendum” è il titoletto riportato in prima su AVVENIRE. A pagina 9, due infografiche Ansa spiegano rispettivamente i principi della riforma e il ddl approvato in pillole, mentre il fondo (“Il federalismo fiscale è legge. E c’è dialogo con l’opposizione”) accentua l’aspetto dell’intesa raggiunta fra maggioranza e opposizione sulla Carta delle autonomie, il patto di stabilità interno degli enti locali, riforme istituzionali e l’impatto sui conti pubblici: «L’assemblea del Senato accoglie i quattro ordini del giorno presentati dal Pd al ddl sul federalismo fiscale: odg ritenuti dall’opposizione di grandissima importanza e qualificanti, anche se sono stati riformulati». E se Maurizio Gasparri si augura che ci sia «la collaborazione della sinistra e che le opposizioni abbandonino un atteggiamento conservatore e sposino la causa delle riforme», Schifani saluta come «un buon compleanno» l’approvazione definitiva della riforma, sottolineando «il clima di confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione». Sul fronte del no, l’Udc, che con D’Alia, parla di «vittoria di Pirro» della Lega; Follini, Bruno e Molinari, tutti Pd, che votano no.
“Il federalismo è legge. La lega esulta. Bossi sul referendum frena la rabbia dei suoi” titola in prima LA STAMPA in un riquadrino, si vede aggiunto all’ultimo minuto. All’interno la notizia occupa due pagine di Politica, con l’apertura che riporta soprattutto le dichiarazioni di esultanza di esponenti della Lega, e di delusione perché il premier si è detto favorevole al referendum del 21 giugno (Berlusconi ha detto che se il referendum passasse sarebbe «inevitabile trarne le conseguenze», ovvero andare ad elezioni anticipate. Secondo le nuove norme elettorali la lista che ottiene più voti avrà il 55% dei seggi e il Pdl quindi potrebbe avere da solo la maggioranza assoluta delle camere). LA STAMPA pubblica una pagina di servizio con domande/risposte su cosa cambia con il federalismo fiscale. Tra i vantaggi citati: si combatterà meglio l’evasione fiscale, le regioni dovranno combattere di più l’inefficienza e, sulla carta, il federalismo fiscale ha il merito di garantire più trasparenza e possibilità di controllo da parte dei cittadini. Tempi: i più ottimisti dicono fra cinque anni, i pessimisti tra sette. Svantaggi: quanto costerà? E’ uno dei punti più controversi del progetto, circolano cifre fra 70 e 100 miliardi spalmate negli anni di transizione. Anche sulle tasse c’è ambiguità: non si sa se alla fine se ne pagheranno di più o di meno.
E inoltre sui giornali di oggi:
VERONICA
CORRIERE DELLA SERA – Mentre Berlusconi non acecnna a scusarsi e anzi contrattacca: «la signora ha creduto alla disinformatia della sinistra», Angela Freda firma un pezzo di retroscena sull’uscita di Veronica Lario che alle amiche più vicine avrebbe confidato: «Abbiamo esistenze separate. Io sono una donna oramai abituata alla solitudine. Ma per fortuna mi onora e mi rafforza il mio ruolo di mamma e di nonna. È per i miei figli che vivo. E combatto. A me? Ci penserò quando tutto sarà a posto». Una frase sibillina – nota la giornalista – Che però chi la conosce bene interpreta nell’ottica della grande questione, tutta irrisolta, della spartizione ereditaria..È la Fininvest, la cassaforte di famiglia ad essere al centro della contesa.
LA STAMPA – “La signora? Ingannata”. Il titolo apre la prima pagina e le prime quattro pagine dell’edizione di oggi. Una gustosa cronaca riferisce la “notte terribile” alla sede del Pdl, con La Russa, Bondi e Verdini «che fanno muro». Convincono il premier che non c’è posto per tutte e alla fine il premier «verso l’una di notte acconsente a depennare altre due bellissime aspiranti, cosicché di 25 che ne erano sopravvivono in tre, quelle con il master alla Bocconi, o politicamente svezzate. Un altro articolo racconta quanto ha detto Berlusconi ieri a Varsavia sulle tre candidate: «Laura Comi, una ragazza bravissima; Licia Ronzulli, già candidata alle politiche, lavora in clinica e fa missioni in Bangladesh; e Barbara Matera, che è la fidanzata di un prefetto amico di Letta».
OBAMA
IL MANIFESTO – “Appeso al pil” è il titolo di apertura su una foto del presidente statunitense in un’espressione tutt’altro che allegra con sullo sfondo la bandiera Usa. “Il prodotto interno lordo degli Stati uniti è calato del 6,1% nel primo trimestre del 2009, un dato peggiore di quello previsto dagli analisti (-4,7%). Ed è sotto il segno della crisi economica che Obama ha pronunciato ieri il suo discorso sui primi 100 giorni da presidente, che registrano però un dato positivo: l’aumento della fiducia delle famiglie statunitensi. In Europa allarme nei mercati, crolla il Pil anche in Germania e in Spagna” riassume IL MANIFESTO che dedica al tema economia e Usa anche il commento di Galapagos in prima “Nottata americana”. «È stato un tam-tam martellante quello che ieri ha ossessionato i mercati mondiali: da Stati uniti, Germania, Spagna, Irlanda e Lituania sono arrivate notizie terrificanti sulla crescita, anzi la decrescita del prodotto lordo del 2009 (…) In questo contesto nella notte italiana Obama ha tenuto la conferenza per fare il punto sui “primi 100 giorni” molto difficili. Ma ha potuto vantare un risultato positivo: sembra aver riacceso la fiducia delle famglie (…) Ma Obama non ha solo la fiducia delle famiglie. Anche il mondo della finanza apprezza la sua politica. Non a caso ieri prima della conferenza stampa il dipartimento al tesoro ha fatto sapere che oltre cento soggetti (fondi di investimento e non solo) sono interessati a rilevare dalle banche gli asset tossici che hanno avvelenato il sistema (…)» e conclude «Ma la “nottata” passerà presto se Obama seguiterà ad avere consensi. Ieri notte, secondo i sondaggi, c’è riuscito».
IL GIORNALE – A pagina 20 un intervento di Giuseppe De Bellis che rivela che “Obama assomiglia a Bush. I media che lo fiancheggiano si dilungano sull’impegno per l’energia pulita, ma dimenticano il suo sostegno alle guerre”. «Lo dimostra -scrive De Bellis – la conferma al Pentagono di Robert Gates che vale più di mille discorsi». De Bellis dice che politici come Bob Kennedy e Jonathan Franzen sono delusi, ma il loro dissenso viene sottaciuto».
INFLUENZA SUINA
IL MANIFESTO – “Strage di maiali in Egitto. Usa, primo morto” è il piccolo richiamo in prima che annuncia come l’Oms è pronta a dichiarare l’allerta 5. Sul fronte italiano della malattia l’articolo che riporta nel titolo un’affermazione del sottosegretario al welfare «Il virus arriverà presto, ma non c’è pericolo» e si legge «Ci ammaleremo presto, ma il virus non è così aggressivo come sembra. Ne è convinto Ferruccio Fazio, il sottosegretario al Welfare che ieri si è assunto il compito di tranquillizzare gli italiani, consumatori compresi, tanto per scongiurare il crollo del mercato suinicolo (…)».
AVVENIRE – “Si estende il fronte della nuova influenza”. È l’apertura del quotidiano che dedica al virus le pagine 4 e 5. Nonostante venga ridimensionato a sette il numero delle vittime in Messico, l’Oms avverte che il contagio non rallenta. L’Italia è stata finora «risparmiata», ma Fazio non si fa illusioni: «Molti stanno rientrando dall’estero e ci aspettiamo a breve qualche contagio». Il virus sembra comunque meno pericoloso del previsto, e sono stoccate 40 milioni di dosi di anti-virali. Stefania Salmaso, direttrice del Centro nazionale epidemiologico dell’Istituto superiore di sanità, sostiene che dell’infezione non si muore (i casi accertati in Messico sono deceduti per complicanze tipo polmoniti e non di influenza) e la carne di maiale ormai non c’entra più niente.
AFGHANISTAN
IL MANIFESTO – «Entro il primo di giugno tutti i veicoli bianchi della Nato, i mezzi civili e senza insegne usati dai militari e identici a quelli tradizionalmente utilizzati dagli operatori umanitari dovranno cambiare colore. A dirlo questa volta, dopo le reiterate richieste delle organizzazioni non governative (ong) e degli ambienti umanitari, è la Nato» è l’inizio dell’articolo “Via le auto bianche, la Nato cede alle ong”. L’articolo si conclude invitato le forze italiane a ritinteggiare velocemente i propri mezzi «Senza grande fatica e dimostrando veramente sensibilità ai temi dell’umanitario e ai suoi principi fondativi: primo fra tutti quello della neutralità».
DARFUR
CORRIERE DELLA SERA – Sciopero della fame di Mia Farrow per il Darfur: «Il mondo non fa niente…Dalla casa bianca promesse non mantenute…Dopo il mandato di cattura per Omar al bashir la crisi si è aggravata: un milione di persone a rischio». L’attrice, ambasciatrice dell’Unicef dal 2000, si è impegnata a digiunare per 21 giorni.
RAZZISMO
LA REPUBBLICA – “Giovani, spietati e antisemiti ecco i massacratori della banlieue”. Comincia il processo contro 27 ragazzi di periferia che 3 anni fa torturarono un giovane ebreo per 24 giorni. La Gang dei barbari, così si faceva chiamare il gruppo, era guidata da Youssouf Fofana, 28 anni della Costa d’Avorio. Il processo dovrebbe concludersi a luglio e far luce anche sulle eventuali complicità.
IMMIGRAZIONE
AVVENIRE – “Immigrazione, è ancora duello alla Camera”. Nuove tensioni sul ddl che dovrebbe reintrodurre le ronde e i nuovi tempi di permanenza negli ex Cpt. Da stamattina il provvedimento è in aula per la discussione generale e da mercoledì prossimo si comincerà a votare. Il clima si fa teso, dopo che nella notte fra martedì e ieri, il Pd e l’Idv hanno abbandonato i lavori in segno di protesta contro un emendamento definito «strappa figli» alle immigrate irregolari. La maggioranza nega l’esistenza di una norma con tali effetti e finalità. La polemica è quella sollevata qualche tempo fa, sull’impossibilità a riconoscere e registrare all’anagrafe i figli nati da clandestini. Di fatto non c’è alcuna previsione esplicita di questo genere nel ddl, ma è il risultato che si avrebbe con la modifica all’articolo 6 del testo unico sull’immigrazione che riguarda l’accesso ai pubblici servizi. La nuova norma esonera dal presentare il permesso di soggiorno per avere «accesso alle prestazioni sanitarie», ma non prevede più l’esonero, come avveniva prima, per gli «atti di stato civile», quindi anche la registrazione all’anagrafe, ecc. Mantovano risponde però che «non è vero», perché è lo stesso testo unico sull’immigrazione a stabilire all’articolo 19 che «la donna non in regola con il permesso di soggiorno, che dà alla luce un bimbo, ha diritto a un permesso di soggiorno temporaneo di 6 mesi».
ROM
IL GIORNALE – In cronaca di MILANO pubblica la proposta del prefetto secondo cui «I rom non avranno le case popolari, ma i virtuosi saranno aiutati a trovare una sistemazione dalle associazioni cattoliche». La Moratti rilancia: «Un tetto massimo di rifugiati politici per regione. Milano ne ha 400 e in lista d’attesa 250».
FISCO
SOLE24ORE – Mentre da quest’anno nuove norme stringenti introducono maggiori controlli per le onlus, ecco che le aziende farmaceutiche chiedono «più aiuti fiscali». Ne dà conto un articolo del SOLE sul convegno svoltosi ieri a Roma delle pmi di Farmindustria, che appunto, nonostante i superdividendi dati al settore dalla pandemia suina, battono cassa chiedendo «automatismi per accedere al credito di imposta», brevetti più lunghi (!) e una struttura ad hoc per ricevere i finanziamenti europei.
Nessuno ti regala niente, noi sì
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