Politica

Il “Fattore famiglia” è legge

Approvato in nottata dal consiglio regionale. In Lombardia sparisce il rifermento ai Lea

di Redazione

Il “Fattore famiglia” lombardo è diventato legge in nottata, ma il provvedimento licenziato dal Consiglio regionale parla di compartecipazione al costo delle prestazioni sociali e di quota a valenza sociale delle prestazioni sociosanitarie. Sparisce dunque il riferimento ai Lea (Livelli essenziali di assistenza).
Il Consiglio regionale ha approvato il provvedimento che introduce modifiche alle normative regionali sulla Rete dei servizi alla persona al termine di una seduta fiume che si è conclusa con la votazione finale della legge 40 minuti dopo la mezzanotte, grazie alla proroga di un’ora decisa dal presidente del Consiglio regionale Davide Boni (Lega Nord). Una scelta che è stata contestata dai gruppi di minoranza che hanno abbandonato l’Aula ritenendo non valida la prosecuzione della seduta oltre il termine delle 24, riporta una nota della Regione.

La legge sul Fattore famiglia ha comunque incassato 42 voti a favore espressi dai consiglieri di Lega Nord e Pdl. L’approvazione non è stata senza polemiche. Il capogruppo del Pd Luca Gaffuri, a nome dell’intera opposizione, ha annunciato «l’intento di chiedere nelle sedi competenti l’impugnazione di questa legge». Con l’introduzione del Fattore famiglia lombardo, per la prima volta nel calcolo delle tariffe dei servizi sociali viene preso in considerazione il carico familiare attraverso la definizione di “scale di equivalenza” che garantiscono e tutelano le famiglie numerose, le famiglie con figli minori, la presenza di persone disabili o non autosufficienti.  

Per il primo anno questo nuovo sistema sarà applicato in via sperimentale in un numero limitato di Comuni. Nel testo del provvedimento si sottolinea che la quota di compartecipazione al costo delle prestazioni sociali e la quota a valenza sociale delle prestazioni sociosanitarie sono stabilite dai Comuni sulla base del reddito e del patrimonio del nucleo familiare. Tra i criteri considerati: la valutazione, nel nucleo familiare, della presenza di occupati sospesi, cassa integrati o disoccupati iscritti in liste di mobilità e la definizione di scale di equivalenza che tengano conto della presenza di figli (inclusi i nascituri e i minori in affido), di persone con disabilità, di anziani non autosufficienti, di un solo genitore convivente.


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