Cultura

Il falco Wolfowitz mise in riga i falchetti

Banca Mondiale ed Fmi hanno annullato ufficialmente il debito a 18 Paesi altamente indebitati, come annunciato a Gleneagles.

di Joshua Massarenti

Dai proclami generali ai fatti concreti? La sensazione è che la comunità internazionale almeno ci stia provando. Ma forse non basta, se si pensa che in ballo c?è la vita. Quella ?vissuta? nella miseria da centinaia di milioni di esseri umani che, in attesa di ripercussioni concrete, potrebbero aspirare a un destino migliore in seguito alla decisione storica presa il 25 settembre scorso dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale di ?avvalorare? l?annullamento del debito estero di 18 Paesi tra i più poveri del mondo. La cifra pattuita dopo anni di discussioni è di 40 miliardi di dollari, pari a quella indicata nel giugno scorso dai ministri delle finanze del G7 (i sette Paesi più ricchi del pianeta) e confermata nel luglio successivo dai leader del G8 al Summit di Gleneagles, in Scozia. I Paesi beneficiari Ma non è tutto qui, perché ai primi 18 Paesi coinvolti (14 dei quali africani), dovrebbero seguirne altri venti suddivisi in due gruppi: il primo riguarda nove nazioni cui è stato promesso di annullare 12,7 miliardi di dollari nei prossimi mesi, mentre il secondo gruppo, composto da altri undici Paesi, deve ancora soddisfare le condizioni imposte nel 1996 dall?iniziativa dei Paesi molto indebitati (Hipc) che vincola l?annullamento di circa quattro miliardi di dollari all?attuazione di una serie di riforme mirate per la crescita economica e di politiche di investimento nei settori socio-sanitario ed educativo. Liti tra i Paesi ricchi In tutto, si parla di un debito pari a 56,7 miliardi di dollari, il 70% dei quali doveva essere rimborsato alla Banca mondiale mentre il 30% restante era riservato al Fondo monetario internazionale e alla Adb, la Banca africana di sviluppo. Ma proprio il mancato incasso di soldi freschi da parte delle tre istituzioni multilaterali aveva suscitato negli ultimi mesi non poche perplessità sul modo con cui questo buco finanziario sarebbe stato colmato per consentire alla Banca mondiale e al Fondo monetario internazionale di concedere nuovi prestiti. Certo, i Paesi ricchi si sono sin da subito resi disponibili a pagare fino all?ultimo dollaro, ma non appena il confronto si è spostato sulla suddivisione dei compiti – e cioè sui soldi che ognuno di questi Paesi doveva sborsare – sono scoppiate delle liti furibonde. Da un lato un pugno di Paesi – Olanda, Danimarca e Norvegia – noti per riservare una percentuale importante del proprio prodotto interno lordo agli Aps, gli aiuti pubblici allo sviluppo, pari e a volte superiore allo 0,7% previsto dagli Obiettivi del Millennio,e convinti di non dover pagare per conto di Paesi, come gli Stati Uniti o l?Italia, che per la cooperazione internazionale sganciano una miseria. Ma l?ostacolo sembra superato dopo che una lettera firmata dai ministri delle Finanze del G7, e spedita il 23 settembre scorso al direttore della Banca mondiale Paul Wolfowitz, assicura che Italia, Stati Uniti d?America, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Canada e Russia si impegnano ad apportare «un contributo addizionale» alla copertura del debito annullato. E Tremonti promise Un?ipotesi confermata dallo stesso ministro Tremonti nella lettera a Fondo monetario e Banca mondiale, in cui ha ribadito che l?Italia «si impegna a creare una nuova legge che garantisca i pagamenti dei costi relativo al periodo di riferimento dei prestiti spalmati e cancellati». Resta da capire se questa legge avrà una copertura in Finanziaria, cosa che, al momento, pare non esserci. Un enigma che Luca De Fraia, ?policy maker? di ActionAid International, prova a chiarire: «A che periodo si riferiscono Tremonti e i suoi colleghi non è dato sapere. è invece noto che né questa lettera, né i proclami di Banca mondiale risolvono la vicenda in quanto gli stessi consigli di amministrazione di Banca mondiale e Fondo monetario procederanno a un?ulteriore verifica di gestione macroeconomica dei Paesi poveri in questione. Per avvalorare definitivamente la cancellazione di questo debito». Il percorso quindi non è ancora concluso.


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