Mondo
Il dopo Annapolis a Milano
Un incontro riservato di due giorni organizzato dal Cipmo. Sono state messe sul tavolo tutte le questioni più scottanti. E si sono registrate anche delle intese.
Importanti esponenti israeliani e palestinesi si sono incontrati a Milano, per valutare la situazione dopo la Conferenza di Annapolis. Il seminario, di carattere riservato, è stato promosso dal Cipmo – Centro italiano per la pace in Medio Oriente, dal ministero degli Esteri e dalla presidenza del Consiglio comunale di Milano con la collaborazione della Regione Lombardia, che ha ospitato i lavori.
Colette Avital, vicepresidente della Knesset e responsabile internazionale laburista, presiedeva la delegazione israeliana, che era composta anche da parlamentari di Kadima, del Meretz e del Partito dei pensionati, nonché da prestigiosi analisti come Mark Heller, direttore Ricerche dell?Inss, l?Istituto di studi sulla sicurezza nazionale di Tel Aviv.Alla testa di quella palestinese vi era Fares Kaddura, già ministro dell?Anp, l?esponente più vicino a Marwan Barghouthi, il leader della seconda intifada detenuto nelle carceri israeliane. Accanto a lui, Ziad Abu Zayyad, che è stato anch?egli ministro, e vari esponenti legati alla ?Giovane generazione? di Fatah, tra cui diversi membri del Consiglio legislativo.Come spesso capita in questi seminari, alcuni dei momenti più significativi si sono svolti al di fuori delle sessioni ufficiali, durante colloqui riservati. Per molti tra i presenti, si trattava della prima volta in cui incontravano esponenti di quel livello dell?altra parte, e ci hanno detto che per loro è stata una esperienza fondamentale. L?inizio dei lavori si è concentrato sulla esposizione dei rispettivi punti di vista, più sulle differenze che sulle convergenze. Ma a un certo momento, di intesa con i capi delegazione, si è fatto uno sforzo per orientare la discussione sulle prospettive e su ciò che concretamente poteva essere fatto per non perdere la finestra di opportunità che si è aperta. Vi è stato accordo sulla necessità che gli israeliani rimuovano gli ?insediamenti illegali? (ma per i palestinesi tutti gli insediamenti sono illegali, e rifiutano questa distinzione), blocchino ogni crescita degli insediamenti, rimuovano i blocchi stradali, secondo quanto previsto dalla prima fase della Road Map. Si è tuttavia concordato, dall?altra parte, che la riduzione dei blocchi stradali deve procedere in parallelo con una maggiore assunzione di responsabilità, da parte palestinese, per i problemi della sicurezza, sia per assicurare il rispetto della legge e dell?ordine nelle loro città, sia per procedere al disarmo delle milizie armate e allo smantellamento delle fabbriche di armi. La discussione si è poi focalizzata sull?esigenza di creare una forza internazionale di interposizione, a Gaza e in prospettiva anche in Cisgiordania (analoga a quella operante in Libano). Tutti i presenti hanno concordato sul fatto che è impossibile attuarla con un?imposizione internazionale, ma che è invece necessario un accordo di tutte le parti, sia palestinesi (Fatah e Hamas) che israeliana. Si è ugualmente concordato che non si deve necessariamente attendere, per la sua creazione, l?accordo finale di pace, ma, in presenza di un gradimento delle parti, la forza internazionale di interposizione potrebbe essere concepita e attuata anche come misura intermedia e di garanzia per costruire la fiducia.Infine, da parte israeliana si è sollevata la questione del riconoscimento di Israele come Stato ebraico, al che i palestinesi hanno risposto affermando di essere pronti a riconoscere Israele come Stato, ma di non essere chiamati a prendere posizione sul suo assetto interno o sulla sua Costituzione. Chi scrive, nella sua qualità di organizzatore del seminario, ha affermato che il problema, in uno Stato che si vuol definire ebraico, è probabilmente quello del riconoscimento della minoranza palestinese come minoranza nazionale, con una sua identità collettiva e con suoi specifici diritti, un po? come accade oggi in Alto Adige per la minoranza tedesca.
Per saperne di più <a href="http://www.cipmo.org" target="_blank">Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente</a>
Contributi
Una partnership lombarda
Ai lavori del seminario riservato organizzato dal Cipmo il 17 e 18 gennaio a Milano hanno portato il loro contributo anche Sergio Scarantino, ministro plenipotenziario del ministero degli Esteri, Roberto Ronza, sottosegretario alle Relazioni internazionali della Regione Lombardia, e Manfredi Palmeri, presidente del Consiglio comunale di Milano.
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