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Il doping diventerà reato penale per salvare la vita degli sportivi
Saranno affidati a laboratori accreditati i controlli su atleti e sostanze. Era una legge urgente, ma è quasi impossibile averla entro fine anno.
di Redazione
Camera: è ripresa all’inizio di dicembre l’analisi da parte della commissione affari sociali del testo unificato, già approvato dal senato il 21 luglio di quest’anno, sul doping: “Disciplina della tutela delle attività sportive e della lotta al doping”. Si tratta di un provvedimento innovativo che si rende necessario dopo l’allarme suscitato dall’uso sempre più frequente delle sostanze dopanti nelle competizioni sportive con i conseguenti rischi per la salute degli atleti. L’esame del testo (n. C6276) già approvato e delle proposte abbinate (presentate dai parlamentari Mauro, Cavanna Scirea, Moroni e Saonara) era iniziato il 27 ottobre.
L’istituzione, presso il Ministero della sanità, della Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping è una delle novità introdotte dal disegno di legge che inoltre configura le pratiche dopanti come reati penali. Si tratta di un provvedimento atteso anche perché in base alle disposizioni della Convenzione di Strasburgo di dieci anni fa spetta agli stati contraenti la disciplina della lotta al doping, ma nell’ordinamento italiano a tutt’oggi questa disciplina viene rimessa per lo più ai regolamenti delle società sportive. Il controllo sanitario dell’attività sportiva verrà effettuato da uno o più laboratori accreditati, non più dal Coni come accade ora. I laboratori oltre a effettuare controlli anti-doping faranno anche attività di ricerca sui farmaci e sulle sostanze oltre che sulle pratiche terapeutiche che possono essere utilizzate al fine di doping nello sport. Un altro aspetto particolare del disegno di legge è la ricaduta penale su chiunque fornisca, anche a titolo gratuito, ad atleti professionisti, dilettanti o amatoriali le sostanze dopanti (da tre mesi e a tre anni e multe da 5 a 100 milioni) inoltre le pene vengono aumentate se i soggetti cui vengono somministrate le sostanze dopanti ne ricevono un danno alla salute, oppure sono minorenni o ancora se il fatto viene commesso da un componente o dipendente del Coni (federazioni sportive, associazioni, società o enti sportivi riconosciuti dal Comitato olimpico nazionale).
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