Famiglia
Il doping all’inseguimento dei ciclisti della domenica
Sandro Donati: «Ormai mezzo milione di amatori utilizza sostanze»
«L’abuso ha a che fare direttamente con la sovrapproduzione di farmaci», spiega il massimo esperto italiano in materia. Che aggiunge: «Per i trafficanti gli appassionati sono carne da macello». Che però tengono in piedi un business da 30 miliardi
«Il doping fra gli amatoriali è arrivato a livelli preoccupanti: circa 500mila assuntori di sostanze su 6,7 milioni di sportivi. Un giro d’affari annuo di circa 30 miliardi». L’allarme Sandro Donati, autorevole leader mondiale nella lotta contro il doping, l’ha lanciato in un convegno organizzato dall’Unione sportiva Acli: «È un fenomeno sottostimato e complicato da un nuovo trend».
Vita: A cosa si riferisce?
Sandro Donati: In molti casi gli amatoriali assumono dopanti e stupefacenti. Il doping si è intrecciato al fenomeno della droga ed è diventato parte integrante di un business per lo più nelle mani della criminalità organizzata.
Vita: E i controlli? L’Istituto superiore di sanità ne fa solo mille l’anno…
Donati: Quest’anno la percentuale di casi positivi è del 4%. I controlli sono pochi è vero, ma prima non si faceva nulla. Costano tantissimo: 500 euro l’uno. Sono utili per uno spaccato epidemiologico del problema. Poi bisogna utilizzare altri strumenti. Una soluzione potrebbe essere dotare ogni amatore di una tesserina elettronica nella quale far confluire i risultati degli esami medici e laboratoristici cui è sottoposto dall’inizio della sua attività. In questa maniera potremmo monitorare le variazioni.
Vita: Gli sportivi di vertice invece sono positivi nell’1% dei casi? Come si spiega questa forbice?
Donati: Hanno entourage medici e laboratoristici che li mettono in grado di evitare la positività ai controlli. Utilizzano sostanze non rilevabili, e sono molte, oppure interrompono l’assunzione tot giorni prima. Poi il controllo sugli atleti di alto livello lo fa lo stesso mondo sportivo, un controllore controllato che tende a non far esplodere il fenomeno oltre certi limiti.
Vita: Un ragionamento che non vale per gli “sportivi della domenica”?
Donati: Loro sono carne da macello nelle mani o del gestore disonesto della palestra o del trafficante che penetra all’interno dei gruppi amatoriali. Lo sportivo amatoriale è quello che rischia di più e alimenta il business: sono i grandi numeri che determinano i guadagni.
Vita: Quali sono i prodotti più in voga?
Donati: In palestra steroidi anabolizzanti e testosterone. Però c’è sempre chi cerca di convincere i consumatori di questi prodotti, che costano abbastanza poco, a passare all’ormone della crescita che invece costa molto. Per gli altri sport, dipende. Se sono di resistenza, allora l’eritropoietina. Poi c’è anche il traffico di sacche di sangue. E farmaci come gli psicofarmaci o il viagra.
Vita: Quali sono le patologie più frequenti?
Donati: Transaminasi epatiche alle stelle, aumento della colesterolemia, problemi al cuore. Le sostanze anabolizzanti gonfiano i muscoli e quindi anche il cuore che è un muscolo. Gli stimolanti sono pericolosi per il sistema nervoso. Possono determinare euforia, iperattivismo, esaltazione. Si verificano casi di suicidio nel post assunzione ed esplosioni di violenza durante l’assunzione.
Vita: Quali i rimedi?
Donati: Il doping va collegato alla sovrapproduzione di farmaci: questo “di più” inevitabilmente va a finire ai sani. Con strategie di marketing che inventano sempre nuove malattie o abbassano le soglie oltre le quali un certo indice può essere considerato come sintomo di malattia. Manca una supervisione internazionale sulla produzione farmaceutica. Le multinazionali con la loro forza lobbistica hanno una capacità di espansione senza limite. Si dovrebbero poi realizzare interventi sui bambini per l’educazione e il consumo consapevole di farmaci. Non solo. L’uso continuato e a dosaggi più forti riguarda circa 50-60mila persone. Oltre alla morte (fra i culturisti le morti per anabolizzanti sono circa 30-40 l’anno), ci sono danni endocrinologici, cardiaci, psichici: danni gravi e molto costosi.
Vita: Come si può fermare il commercio online?
Donati: Gli strumenti ci sarebbero. Il problema è che in molti Paesi non c’è una regolamentazione penale sulle sostanze e, in ogni caso, l’abuso di farmaci è considerato reato di minore gravità. E invece andrebbe considerato sullo stesso piano di quello di droghe.
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