Il donatore, un tipo che pensa positivo

Chi è propenso a dare cerca sempre più garanzie sul corretto uso delle risorse. È giunta l'ora di un terzo settore "certificato"? In edicola con VITA Magazine, a soli 2 EURO!

di Benedetta Verrini

Hanno un buon livello culturale e si fanno coinvolgere dalla vita sociale della propria comunità. Sono tipi positivi e concreti. E soprattutto credono nella solidarietà come elemento di cambiamento della società: è l’identikit dei donatori italiani, così come emerge da un’indagine Eurisko realizzata per l’Istituto italiano della donazione.

Questo ritratto diventa materia di discussione per la prima Conferenza nazionale della Donazione, organizzata il 7 novembre a Milano per approfondire i temi della fiducia nell’ambito della donazione e della gestione trasparente (ed efficace) delle risorse messe a disposizione del non profit dai cittadini.

«L’indagine dimostra che ci sono molte possibilità di ampliare la platea dei donatori in Italia», commenta la presidente dell’Istituto, Maria Guidotti. «E indica che negli italiani convivono due stati d’animo: una generale propensione a donare e, contemporaneamente, una precisa richiesta di garanzie alle organizzazioni sul corretto uso delle risorse. Il fatto che una parte dei potenziali donatori possa sentirsi frenata dal timore di non essere sufficientemente garantita è un’ulteriore spinta, per il terzo settore, a costruire le basi per un rapporto di fiducia. In questo l’Istituto della donazione gioca un ruolo fondamentale sia come certificatore e garante della trasparenza, sia nella sua opera di diffusione di una solida cultura della rendicontazione».

Non è un caso, ad esempio, che i donatori italiani effettuino le loro scelte sulla base della notorietà di un ente. «È un atteggiamento psicologico che si traduce anche nel fidarsi del messaggio di un testimonial», prosegue la Guidotti. Ed è un trend, obiettiamo, che rischia di penalizzare tante piccole realtà associative che non riescono a darsi una visibilità sui grandi mezzi di comunicazione, pur realizzando iniziative meritorie… «È vero, ma questo deve anche rappresentare un monito, per tutte le organizzazioni, a innestare una politica della certificazione e della trasparenza come elemento fondante della propria attività».

E se gli stessi donatori suddividono le donazioni tra quelle ?emergenziali? (in risposta a un evento drammatico), quelle ?occasionali? e quelle ?abitudinarie?, «è evidente che su queste ultime bisogna più che mai lavorare, cercando di fidelizzare i donatori», dice la Guidotti, «perché rappresenterebbe un elemento di stabilità».

Stabilità che non pare certo garantita dal sostegno delle istituzioni e del governo, vista la vicenda del 5 per mille – sempre più in forse – nella Finanziaria. «Questa è una partita molto complessa, che incrocia tutti i temi di cui abbiamo parlato», commenta la Guidotti. «Ribadisco che sarebbe molto negativo che questa misura fosse cancellata dalla Finanziaria, anche se voglio mantenermi ancora fiduciosa. Di certo, in una prospettiva di rinnovamento il 5 per mille avrebbe bisogno di una forte razionalizzazione, evitando la presenza di fondazioni ed enti pubblici che già ricevono altre forme di sostegno e puntando, ancora una volta, nel garantire la massima trasparenza nella destinazione delle risorse ricevute».

  • Per saperne di più
    www.istitutoitalianodonazione.it

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