Welfare

Il distretto? Un’impalcatura di reti

di Flaviano Zandonai

Distretti sociali, culturali, dell’economia solidale e via di questo passo. Il distretto piace al non profit e, più in generale, a soggetti che operano in settori diversi da quelli in cui tradizionalmente il concetto ha trovato applicazione, come le lavorazioni high tech e le produzioni artigianali di nicchia. Qualche tempo fa ho pescato in rete uno short paper – un pò datato – di David Lane che pur prendendo spunto dai distretti nella loro accezione classica si è rivelato comunque utile per capire se, ed eventualmente in che misura, l’organizzazione distrettuale si può estendere ad ambiti come la produzione di beni relazionali da parte di soggetti non imprenditoriali o che modulano per finalità “sociali” il loro assetto d’impresa. La risposta è sì, ma quel che conta sono le condizioni. E, fra i tanti stimoli emersi dalla lettura, una mi sembra di particolare rilievo, ovvero la necessità di dotarsi di adeguate “impalcature” capaci di garantire operatività e persistenza di quello che è il cuore di un distretto: reti di relazione attraverso cui si scambiano elementi di competenza, identità, valore riferiti a certi beni e servizi (o meglio “artefatti” come dice Lane). Se si accetta questa impostazione teorico – analitica ne discende che molte strutture comunemente etichettate “reti non profit” (consorzi, federazioni, forum, ecc.) sono piuttosto da considerare impalcature a sostengno di processi di networking. Non è una mera questione terminologica, anzi. Ci sono ricadute ben precise. Ad esempio a livello spaziale, considerando sia l’architettura fisica dei luoghi, sia la perimetrazione dei contesti sociali e geografici che si candidano a fare da impalcatura a sistemi relazionali complessi. La seconda ricaduta ha a che fare con il contributo di queste strutture nel generare innovazione. In questo ambito una particolare condizione di efficacia consiste nella disponibilità di impalcature “generaliste”, condivise cioè da soggetti etergenei da diversi punti di vista. Un buon motivo, fra gli altri, per bussare alla porta di qualche distretto. Di quelli “veri”.

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