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Il disegno sociale impazza sul web? Merito di una ong spagnola
Si chiama Diseño social En+ e ha quasi 100mila aderenti su facebook, ma soprattutto usa la creatività "per denunciare i problemi e trovare soluzioni, senza fermarsi alla protesta". Il risultato è un'impresa sociale sempre più efficiente: ecco l'intervista a Maria Hidalgo, 33enne che ha avuto l'idea
I numeri, soprattutto: 93mila ‘mi piace’ sulla pagina facebook, 20mila ‘seguaci’ su twitter. Non avete mai sentito parlare dell’associazione spagnola Diseño social en+('Disegno sociale in positivo')? Strano, perché pur non avendo, per ora, un hot spot in Italia, impazza anche sui social network nostrani, con le proprie campagne di pubblicità progresso 2.0, che raccolgono valanghe di consensi e sono sempre più apprezzate dalle grandi organizzazioni non governative di mezzo mondo, che ‘acquistandole’ innescano un interessante circuito virtuoso non profit: con i proventi En+ avvia una dopo l’altra nuove attività di comunicazione sociale, tra cui corsi online seguiti da migliaia di persone. Vita.it ha intervistato Maria Hidalgo, 33 anni, presidente e fondatrice dell’associazione, con due amici, nel 2009. Originaria di Malaga, oggi gira la Spagna nei punti in cui En+ è più attiva (Valencia, Madrid, Bilbao, Barcelona) e di recente è passata per l’Italia per lavorare , con l'italiano Diego Zappalà, alla traduzione del libro boom in Spagna Manual de diseño social – Armas de contrucciòn màsiva, realizzato da lei e gli altri attivisti dell’organizzazione.
Dove nasce l’idea di ‘Diseño social En+’?
Da un forte interesse verso le cause sociale e da una presa di coscienza legata al mondo della pubblicità, che il più delle volte è pensata per creare delle necessità al consumatore. Noi vogliamo ribaltare l’idea, e usare il disegno grafico, la creatività, per risolvere i problemi, soprattutto quelli legati al divario tra Nord e Sud del mondo. Fino a pochi anni fa lavoravo nella comunicazione per una multinazionale, poi ho detto basta, volevo portare le mie idee nel non profit, e così è nata l’associazione, fondata con due amici grafici che condividono la stessa spinta sociale.
Vi aspettavate di diventare un punto di riferimento nei social network?
Sinceramente sì, perché le immagini e le campagne che creiamo sono il più semplice possibile ma con forte impatto. E pensando a quante adesioni hanno, per esempio, le pagine di facebook dedicate a temi frivoli, ci siamo detti: usiamo lo stesso linguaggio delle reti sociali, ma diamo più valore ai contenuti. In poco tempo abbiamo avuto migliaia di adesioni, e questo ci spinge a continuare su questa strada.
Ma l’associazione non si sostiene con facebook e twitter…
Certo che no: oltre alle sottoscrizioni dei soci, l’aumento delle commesse di campagne da parte delle ong ci sta permettendo di crescere. I corsi online di comunicazione, invece, ci vengono cofinanziata dal Fse, Fondo sociale europeo, e costano davvero poco agli utenti, 25 euro per 250 ore di lezioni: anche per questo per ogni corso arriva ad avere un minimo di cento utenti.
Cosa si intende per disegno sociale?
La sfida è utilizzare il disegno per creare nuove piattaforme di comunicazione, scambio e sviluppo, che partono da un problema sociale e cercano di risolverlo, rifuggendo la semplice protesta, trasformandola in una continua ricerca di soluzioni. Disegnare ‘in positivo’ serve a fomentare il dibattito sociale, a ricercare sempre nuovo idee, per questo accanto ai grafici, nel nostro gruppo ci sono tante figure distinte, unite dal pensare in modo ‘diverso’ e dall’avere come priorità la cittadinanza attiva.
Oggi in Spagna uno dei problemi sociali più urgenti è la disoccupazione giovanile, unita all’insoddisfazione per i modelli economici, da cui sono scaturite le proteste degli indignados…
Sì, è un tema davvero sentito, perché ci riguarda tutti e lo stesso nostro gruppo, composto da under 36, è partecipe del sentimento popolare. Quello che cerchiamo di fare nel nostro lavoro è diffondere l’idea che il miglior modo di rifiutare un modello che non piace è il crearne uno nuovo, per questo nelle nostre opere c’è il credere molto nell’impresa sociale, nel consumo collaborativo di beni, nel porre all’attenzione del nostro mondo, oggi più che mai, l’importanza della cooperazione internazionale. È fondamentale dare alle persone maggiori strumenti di partecipazione cittadina, perché solo così si sentono parte di una comunità e contribuiscono al suo miglioramento, alla risoluzione dei problemi.
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