Volontariato

Il disastro di Viareggio e i volontari Anpas

Il 29 giugno 2009 alle ore 23:48, nei pressi della stazione di Viareggio, un deragliamento del treno merci 50325 Trecate-Gricignano provocò un incendio di grandi proporzioni. In totale si contano 31 morti e 25 feriti. I volontari della Croce Verde di Viareggio, colpiti anche loro dall’incendio riuscirono a intervenire portando assistenza alle vittime

di Redazione

Il 29 giugno 2009 alle ore 23:48, nei pressi della stazione di Viareggio, un deragliamento del treno merci 50325 Trecate-Gricignano provocò un incendio di grandi proporzioni a causa della fuoriuscita di gas da una cisterna contenente GPL. In totale si contano 31 morti (33 contando i due deceduti per infarto) e 25 feriti.

I volontari della Croce Verde di Viareggio, colpiti anche loro dall’incendio data la vicinanza tra il luogo dell’incidente e la sede associativa, riuscirono a intervenire portando assistenza alle vittime.

Molti dei volontari della Croce Verde si recano sul luogo dell’incendio sin quella che fu la “zona rossa” provvisoria. Viene allestito un PMA nella Questura, sul lato Monte. Molti dei mezzi vengono distrutti dall’incendio, gli stessi locali dell’associazione vengono danneggiati. Contemporaneamente arrivano mezzi delle pubbliche assistenze della Toscana a supporto.

«La Croce Verde porta i segni forti del fuoco, dello sgomento, delle prime vittime quasi sulla porta di casa, si sente nell'aria perfino l'odore della distruzione», ha scritto Milziade Caprili (all’epoca presidente della Croce Verde). «Rimane lo sgomento di una tragedia che non ha niente di naturale, che non dipende dalla pioggia, o da un terremoto ma dal fatto che la sicurezza vien scambiata con il profitto; che i controlli sono rallentati e i controllori licenziati per esubero», continua Caprili. «Se questo nostro lavoro dovesse servire a mantenere la memoria di quanto è accaduto saremmo già soddisfatti. Se poi si dovesse anche dire di noi, della passione dell’impegno delle nostre volontarie e dei nostri volontari, ne saremmo felici».


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