Scuola
Il disagio degli adolescenti? Non ha etichette
Due accoltellamenti in due giorni, in Lombardia, in due centri di formazione professionale. Troppo facile pensare che sia un problema solo dei "ragazzi difficili". «Spostiamo il focus dalla cronaca al disagio dei ragazzi, che è lo stesso anche al liceo classico», dice il direttore generale di Enaip Lombardia. Senza dimenticare le fragilità delle famiglie
Il primo pensiero che la professoressa ha avuto, in ospedale, è stato per lui, lo studente di 17 anni che la mattina l’aveva ferita con tre fendenti sferrati con un coltello serramanico. “E lui, come sta?”, ha chiesto. È successo ieri mattina a Varese al centro di formazione professionale dell’Enaip. Oggi invece la cronaca ci ha raccontato di un altro accoltellamento, sempre in un centro di formazione professionale: a Pieve Emanuele, al Centro di formazione professionale di Afol metropolitana, un ragazzo di 15 anni è stato accoltellato alla coscia da un diciottenne. Troppo facile raccontarci per l’ennesima volta che l’istruzione e formazione professionale, si sa, è “il regno” dei ragazzi difficili. E pure lanciare allarmi sui ragazzi psichiatrici. Così come troppo stonata suona la notizia che a Varese è stato necessario chiamare le forze dell’ordine per allontanare le troupe televisive che volevano riprendere gli studenti.
Giovanni Colombo è il direttore generale di Enaip Lombardia, uno degli enti accreditati per l’istruzione e formazione professionale. In Lombardia seguono circa 4.500 studenti. Dei fatti di cronaca di Varese, spiega, c’è poco da dire: «Il ragazzo è con noi da tre anni, ha una diagnosi funzionale ben definita e come è uso di Enaip segue un percorso personalizzato, grazie alle risorse aggiuntive stanziate dalla Regione Lombardia. La docente ferita è la coordinatrice proprio di questi percorsi: è una docente che da 30 anni si dedica a questi alunni più fragili, ci crede tantissimo. Quel suo “come sta?” dice molto del suo approccio educativo».
L’attenzione alla personalizzazione
I Percorsi Personalizzati allievi Disabili (PPD) sono percorsi personalizzati che garantiscono agli allievi un lavoro di accompagnamento nella didattica e nell’inserimento lavorativo, in collaborazione con la famiglia e – dove serve – i servizi sociali e l’azienda che accoglie lo studente per lo stage. Un percorso maggiormente flessibile, personalizzato in base alle esigenze specifiche e attento alle difficoltà individuali. «I progetti di inclusione sono per Enaip un punto di forza e hanno negli anni consentito anche alle persone più fragili un inserimento nel mondo del lavoro. Nei quattro anni di corso, nei 20 centri di Enaip Lombardia circa 600 alunni su 4.500 seguono questi percorsi. Hanno una pianificazione didattica personalizzata, ci sono un tutor, un orientatore, lo stage. La personalizzazione riguarda gli aspetti formativi, educativi e professionali. Anche grazie a questi percorsi la dispersione scolastica che in Italia è attorno al 12% da noi è fra il 4% e il 6% a seconda dei territori, mentre l’87% degli allievi trova lavoro al termine del percorso formativo: quasi 9 su 10».
All’Enaip di Varese c’era da anni anche un altro tassello importante, quello dello psicologo scolastico: «Alle 9 di ieri a Varese c’erano già le psicologhe in classe, a parlare con i ragazzi. E il pomeriggio hanno parlato con i docenti», dice Colombo. Proprio perché Enaip è strutturata per mettere in campo molte risorse a sostegno delle fragilità, gli strumenti sono stati subito disponibili. «Lo “sportello” psicologico nei 20 Centri di Enaip Lombardia è una realtà da 5 o 6 anni: per i ragazzi, per i docenti che stanno affrontando un momento molto complicato nella gestione degli adolescenti e che hanno il bisogno di essere supportati, per le famiglie. Certo siamo una goccia».
Eppure tutto questo ieri non è bastato. «È vero, quel che è successo non doveva succedere, però dobbiamo spostare il focus dal singolo fatto di cronaca», dice Colombo. Spostare su cosa? Colombo è molto preciso: «Sul disagio dei ragazzi, che non è solo degli studenti della istruzione e formazione professionale, né solo dei ragazzi dei territori socialmente ed economicamente fragili. Dobbiamo smettere di ignorare il disagio dei ragazzi e pure di pensare che sia solo un problema della scuola».
Il disagio dei ragazzi
«Primo, il disagio degli adolescenti non riguarda solo la Iefp, al liceo classico è la stessa cosa. Magari i gesti non sono così eclatanti ma anche lì le risse durante l’intervallo sono all’ordine del giorno. Il problema del disagio degli adolescenti prescinde dalla scuola che frequentano, è trasversale», sottolinea Colombo. «Secondo, che cos’è il disagio. Siamo abituati a pensare che disagio significhi una disfunzione psicologica o psichica, oppure una disabilità. Invece no, il disagio sta anche nei ragazzi che non hanno alcuna diagnosi funzionale, in chi è semplicemente annoiato. Il disagio non è neanche territoriale o legato al colore della pelle: c’è anche nei figli di famiglie che non mancano di risorse economiche. La motivazione del disagio è la seconda partita su cui occorre fare un ragionamento», afferma Colombo.
Terzo punto, di fonte a questo disagio, «noi scuola ci siamo o non ci siamo? Ed è davvero solo compito della scuola farsene carico? E le famiglie? Non si può generalizzare né accusare, ma nelle famiglie ci sono tante fragilità: anche loro hanno bisogno di supporti», conclude Colombo.
Lui non lo dice, ma approvare subito il ddl sul voto in condotta – come ha chiesto il ministro Valditara dopo gli episodi di ieri – sembra davvero una piccola risposta.
In foto, le forze dell’ordine al Centro di formazione professionale Afol Metropolitana di Pieve Emanuele. Foto Claudio Furlan/LaPresse
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