Welfare

Il diritto alla salute dei detenuti, una lettera al ministro

Il Tribunale per i diritti del Malato scrive a Sirchia chiedendo di accellarare il passaggio delle competenze sulla salute alle regioni. La posta in gioco è la salute dei detenuti

di Redazione

?Chiediamo al Ministro della Salute di accelerare l?iter del passaggio di competenze per la sanità penitenziaria. E? indispensabile recuperare il tempo perduto e garantire che in tempi stretti la titolarità della tutela della salute in carcere passi a tutti gli effetti al Ministero della Salute e alle Regioni. Questo passaggio di consegne consentirà ai detenuti un accesso alla diagnosi e alle terapie meno burocratico e più efficace, e di superare in fretta disagi e disservizi legati alla attuale gestione della assistenza sanitaria da parte della amministrazione penitenziaria?. Queste le dichiarazioni di Stefano A. Inglese, responsabile delle politiche nazionali del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, rilasciate questa mattina nel corso della conferenza stampa sul ?Diritto alla salute in carcere?. ?Ciascuno faccia il proprio mestiere?, ha concluso Inglese. ?La tutela del diritto alla salute è di competenza del Ministero della Salute e delle Regioni. I detenuti hanno diritto, così come stabilito dalla legge di riordino della medicina penitenziaria (D. Lgs. 22 giugno 1999, n. 230), alla stessa assistenza sanitaria dei cittadini in stato di libertà?. Una parte rilevante della sanità penitenziaria riguarda la prevenzione e la assistenza delle tossicodipendenze, anche in relazione alla incidenza di queste sulla popolazione carceraria (18.000 detenuti su 50.000, secondo le ultime stime a disposizione). Proprio su questo tema, il segretario nazionale del Tribunale per i diritti del malato, Teresa Petrangolini, e il presidente di Conosci onlus, Sandro Libianchi, hanno inviato oggi una lettera aperta ai Ministri della Salute, della Giustizia, della Economia e della Funzione pubblica, allo scopo, tra l?altro, di sbloccare l?iter di uno dei decreti attuativi della riforma della medicina penitenziaria. Una petizione, dal contenuto simile al testo della lettera inviata oggi, ha già raccolto l?adesione di oltre 1050 realtà della ?società civile?. ?Operatori, detenuti, comunità di accoglienza, così come le stesse Regioni e le Asl?, ha dichiarato la Petrangolini, ?vivono una situazione di grande incertezza, ciascuno per la propria parte, dalla quale è indispensabile uscire in fretta. Ma considerazioni analoghe valgono, in generale, per il trasferimento di tutto il personale impegnato in attività sanitarie nella assistenza penitenziaria, e delle risorse relative?.


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