Formazione
Il dibattito sul G8 non annulli la “speranza di Genova”
Commento di Livia Turco
di Livia Turco
In commissione Affari sociali si procede con le audizioni dei ministri e con il dibattito sul Dpef. Giovedì 26 è venuto il ministro della Sanità, Girolamo Sirchia; martedì 31 la discussione si è conclusa con l’intervento di Rosy Bindi. Difesa della sanità pubblica, finanziamento della legge 328, messa a regime del reddito minimo d’inserimento, intervento a favore dei disabili gravi, politica fiscale per le famiglie: sono questi i nostri punti di battaglia per la prossima legge Finanziaria.
Ma è il G8 a tenere ancora banco in Parlamento. Confesso che non avrei mai immaginato che nelle forze dell’ordine potessero esserci persone capaci di così inaudite violenze. Sono stupita di ciò, tanto più dopo la mia esperienza di ministro in cui ho potuto sperimentare una collaborazione molto positiva con il ministero degli Interni, apprezzando non soltanto la professionalità di prefetti, questori e forze dell’ordine, ma anche la loro apertura e il loro spirito democratico.
Colpisce anche la violenza del dibattito politico. È sacrosanto fare chiarezza su quanto è accaduto, ma allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare la “speranza di Genova”, quei tanti ragazzi che magari erano lì per caso, che, pur non facendo parte di gruppi e associazioni, erano spinti dalla tensione etica di dire no alla povertà, di esprimere la propria voglia di esserci e di capire. Non credo che questo movimento sia attratto dall’utopismo e dal massimalismo estremista , e sarebbe un madornale errore rinchiuderlo dentro le categorie dell’estremismo politico. Quel movimento è fatto di tante anime ed esprime una modalità originale di intervento politico: non soltanto il dire, ma anche il fare, l’impegno nella cooperazione, il commercio equo e solidale, il volontariato internazionale e la lotta per affermare marchi di qualità. Questo movimento ha bisogno di essere conosciuto e ascoltato da interlocutori autorevoli, capaci di indicare una proposta di governo. Per questo la politica deve fare la sua parte, penso soprattutto alla Sinistra,che dovrebbe considerare suo pane quotidiano l’impegno per la giustizia sociale. Questo ruolo di guida è tanto più necessario di fronte alla povertà dei risultati conseguiti dal G8. Bisogna che il Centrosinistra rilanci alcune proposte: che le risorse destinate ai Paesi poveri siano coerenti all’obiettivo dello 0,7% del Pil. Sosteniamo il Fondo contro l’Aids e l’istruzione, rilanciamo la battaglia per democratizzare le istituzioni internazionali. Facciamo politica, insomma. Soltanto così si può far crescere la speranza di Genova. E i leader del movimento, a partire da Luca Casarini, devono sentire la responsabilità morale di operare una rottura netta (teorica, politica e di linguaggio) con la violenza e non devono avere la pretesa di dare una rappresentanza unitaria al movimento e di considerarlo come soggetto antagonista e di opposizione. Per fortuna, quel movimento è molto di più.
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