Non profit

Il Diana Fund torna a galla

Era nato per proseguire l’opera umanitaria della principessa. Ma una controversia giudiziaria lo ha messo in ginocchio. Sino al salvataggio. E ora... (di Filippo Addarii).

di Redazione

Ironia della sorte. Proprio nei giorni in cui il principe Carlo pronunciava il suo secondo sì, il fondo di beneficenza intitolato alla prima moglie lady Diana riprendeva le proprie attività dopo uno stop durato due anni e un?interminabile quanto incresciosa vicenda giudiziaria. Subito dopo la morte della principessa, nel 1997, per proseguirne l?opera umanitaria amici e fans donarono più di 15 milioni di sterline, che confluirono nel Diana Memorial Fund, gestito da una fondazione. Nelle intenzioni dei promotori, il fondo si sarebbe alimentato vendendo le licenze per lo sfruttamento dei diritti d?immagine di Diana, e commercializzando fotografie, cimeli e oggetti che la ricordassero. La partenza non fu però delle più brillanti. Già un anno dopo, infatti, la fondazione restò invischiata in una lunga vicenda giudiziaria, che portò addirittura al congelamento dei beni e quindi alla fine di qualunque erogazione nel luglio 2003. La tormentata querelle si è conclusa soltanto l?anno scorso, e un mese fa la fondazione ha ripreso l?attività. Il bilancio del fondo, in assoluto, non è disastroso: in otto anni ha erogato 66 milioni di sterline a progetti in Gran Bretagna e all?estero, beneficiando 350 organizzazioni; conta di distribuirne altri 33, ed è entrato a far parte del più importante movimento di lobbying dell?anno, la campagna Make poverty history. Ma avrebbe potuto fare di più, molto di più, come conferma in esclusiva a Vita Andrew Purkis, direttore dell?istituzione dall?anno della sua fondazione e dimissionario dal prossimo settembre. «Lascio perché l?organizzazione è capace di camminare da sola», dice il 56enne esperto di pr ed ex collaboratore dell?arcivescovo di Canterbury. «Dimettermi prima sarebbe stato come abbandonare la nave che affonda». L?inizio del naufragio è datato 1998: in quell?anno il Board of trustees (consiglio direttivo) della fondazione fece causa a una ditta americana, la Franklin Mint, che ne violava il diritto esclusivo a utilizzare la sua immagine per fini umanitari producendo e vendendo gadget ispirati a Diana. «Nonostante i pareri rassicuranti di diversi illustri giuristi», racconta Purkis, «perdemmo la causa e fummo costretti a risarcire la Franklin Mint con 4 milioni di sterline. Loro, non contenti, ci fecero nuovamente causa nel 2002. Fu quello il momento più difficile». Nell?ordinamento giuridico britannico, infatti, i membri del consiglio direttivo (trustees) di una charity – come Purkis – rispondono personalmente, con i propri beni, delle responsabilità che competono all?organizzazione. «Decidemmo di accordarci con il querelante», sospira Purkis, probabilmente ricordando i sudori freddi di allora, «e dovemmo cedere alle richieste degli americani di stringere una partnership esclusiva con loro». Durante tutta la seconda causa, chiusa nel 2004, i beni della fondazione furono congelati dal tribunale. «Abbiamo evitato la débâcle completa», spiega Purkis, «solo riuscendo a convincere altre fondazioni e lo stesso governo a finanziare i 127 progetti all?epoca in corso». Una vicenda, sostiene il dimissionario direttore, che ha messo in luce la vulnerabilità delle organizzazioni non profit in Gran Bretagna. «Sono deboli rispetto al profit, il cui management non è esposto legalmente come noi, sia rispetto a eventuali beneficiari insoddisfatti che vogliano sporgere denuncia ed esigere risarcimenti che, in mancanza di altri fondi, vengono richiesti ai trustees». Oggi il Diana Memorial Fund ha imparato la lezione. Innanzitutto ha cambiato il suo statuto, trasformandosi in una società a responsabilità limitata (Company limited by guarantee, simile alla nostra srl) con lo status di charity, in modo da poter svolgere la propria funzione di pubblica utilità anche attraverso attività commerciali, senza mettere a rischio le risorse personali degli amministratori. Intanto, su The Economist è apparso l?annuncio della ricerca di un nuovo direttore per il Diana Memorial Fund. Stipendio previsto, circa 75mila sterline l?anno. E soprattutto, zero rischi di risarcimenti personali. (ha collaborato Alberto Masetti Zannini)

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Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.