Mondo
Il Darfur? Vale lo 0,072%
Massmedia USA: un vero blackout su una delle più grandi tragedie di questi anni
Bush lo aveva definito nel 2004 il primo genocidio del XXI secolo. Una cosa mai vista nella storia degli Stati Uniti, che un presidente intervenisse con tanta decisione. Eppure, i media statunitensi continuano a far finta di nulla, a tre anni dal grido d?allarme di Bush, ignorando la peggior crisi umanitaria del mondo.
Quella del Darfur è una tragedia senza fine, iniziata nel febbraio 2003 e il cui numero di morti (oltre 400mila) e di sfollati (tre milioni) non riesce a perturbare la coscienza di chi fa capo ai grandi network televisivi targati made in Usa. «è una vergogna» sostiene scandalizzato Eric Reeves, docente dello Smith College di Northampton (Massachusetts) e considerato fra i massimi specialisti delle questioni sudanesi. «Purtroppo, dall?articolo di Cristof non è cambiato niente».
Il 26 luglio 2005, infatti, il columnist del New York Times, Nicholas Cristof, scrisse un editoriale di fuoco contro i media Usa il cui titolo la dice lunga sul modo con cui stampa e televisioni statunitensi prendevano in considerazione il genocidio del Darfur. In «All Ears for Tom Cruise, All Eyes on Brad Pitt», Cristof denunciava «una copertura della crisi da parte dei media statunitensi che non è nemmeno all?altezza di quella effettuata nel 1915 per il genocidio armeno».
Una provocazione, quella di Cristof, avvalorata da un rapporto impietoso pubblicato recentemente da Andrew Tyndall. Reso famoso per i suoi monitoraggi settimanali sulla televisione statunitense, Tyndall ha analizzato lo spazio dedicato dalle principali reti televisivi degli Usa alla crisi darfuriana.
Nel 2004, Abc, Cbs e Nbc inondarono i telespettatori con oltre 25mila minuti di news serali, «ma soltanto 18 con il Darfur», pari allo 0,072% dell?intera griglia di programmazione. Male. Non fosse altro per il fatto che oggi oltre il 75% degli americani dichiara di informarsi attraverso i network televisivi.
Come se non bastasse, il columnist del New York Times chiamò in causa una ricerca del sito d?informazione Be A Witness, il quale mise a confronto le notizie sul Darfur riportate nel giugno 2005 da sei canali televisivi (Abc, Cbs, Nbc, Cnn, Fox News e MsNbc) con la copertura mass-mediatica effettuata nello stesso mese e dai medesimi network su Tom Cruise (rispetto al quale erano stati annunciati l?uscita mondiale di Missione Impossibile 3 e i legami sentimentali con l?attrice Kathy Holmes) e sul processo di Michael Jackson (scagionato un mese prima dalle accuse di pedofilia).
Purtroppo, anche in questa circostanza, non c?è stata storia: 126 i filmati dedicati alla crisi umanitaria africana contro i 7.818 incamerati dalla coppia Cruise-Jackson.
Ora, c?è da chiedersi in che modo i media americani giustificano tale assenteismo? In un saggio pubblicato nel marzo 2005 sull?American Journalism Review, la ricercatrice Sherry Ricchiardi sostiene che «al termine di una lunga inchiesta effettuata presso le principali redazioni americane, si può evidenziare che i media statunitensi non coprono il Darfur per tre motivi: il disinteresse strutturale di stampa e televisione nei confronti del continente africano; la necessità di dover dare la precedenza alla cronaca e ai conflitti più attinenti agli interessi geostrategici del governo (Iraq, Afghanistan), i quali poi prosciugano le risorse finanziarie previste per le redazioni ?estere?; infine, l?ostilità del regime sudanese a rilasciare visti ai giornalisti stranieri».
Amare considerazioni. soprattutto perché da allora, purtroppo, non è cambiato nulla. E in Darfur, si continua a morire?
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