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Il Dalai Lama attacca Pechino
Il leader tibetano: «Governo cinese contro la libertà di opinione». La moglie di Liu agli arresti domiciliari
Il Dalai Lama ha criticato il governo cinese per la sua opposizione al Nobel per la pace assegnato al dissidente Liu Xiaobo. Parlando all’agenzia nipponica Kyodo News all’aeroporto Narita di Tokyo, il leader spirituale tibetano, ha detto che il governo di Pechino «non apprezza affatto le diversità di opinione». Il nobel infatti era stato definito dal governo «un’oscenità». Per il Dalai Lama, costruire una società aperta e trasparente è «l’unico modo per salvare tutte i popoli della Cina», ma alcuni gerarchi nella leadership cinese sono legati «ad un vecchio modo di pensare». Il nobel per la pace del 1989, è da tempo in esilio, era in arrivo da Mumbai, in India, mentre era in viaggio verso gli Stati Uniti.
Nel frattempo i giornali cinesi parlano finalmente del Nobel a Liu Xiaobo. Con posizioni simili a quelle espresse dal governo. «L’assegnazione del premio Nobel per la pace al “dissidente” Liu Xiaobo non è altro che un’altra espressione del pregiudizio verso la Cina, e nasconde uno straordinario terrore nei confronti dell’ascesa della Cina e del suo modello. Liu Xiaobo è un noto sostenitore della democrazia multipartitica, una strada che farebbe precipitare la Cina verso un rapido collasso, così come accaduto con l’ex Unione Sovietica e la Jugoslavia», scrive il popolare tabloid Global Times. Il Ta Kung Pao, giornale con redazione a Hong Kong, ha definito il premio a Xiaobo «umorismo nero» e il premio è «carta straccia». Sulla stessa linea un editoriale pubblicato anche in inglese sul sito del giornale: Xiaobo viene definito «un criminale».
Ieri la moglie di Liu Xiaobo, Liu Xia, aveva dato notizie di sé attraverso il suo account Twitter: «Fratelli, sono tornata. Sono stata arrestata l’8. Non so quando potrò vedere tutti. Hanno messo mano al mio cellulare, e non posso ricevere telefonate. Ho visto Xiaobo. Il 9 la prigione gli ha dato la notizia del premio. Il resto ve lo dirò più avanti. Per favore aiutatemi a diffondere. Grazie». Ha confermato quindi di essere stata arrestata dalle forze dell’ordine cinesi, come si sospettava dopo la sua scomparsa. Dopo aver incontrato il marito in prigione e poi è tornata a Pechino dove, scrive la Cnn, è segregata nel suo appartamento senza la possibilità di fare telefonate e vedere persone.
Se Liu Xiaobo non sarà liberato in tempo per il 10 dicembre, il giorno della consegna dei Nobel, Liu Xia potrebbe ritirare il premio a Oslo per il marito. Le autorità cinesi potrebbero però decidere di negare il permesso a sua moglie di lasciare temporaneamente il paese. Intanto, secondo la Bbc, altri attivisti politici cinesi, sarebbero sottoposti a misure che ne limitano i movimenti, tra questi c’è anche Zhou Duo, che era al fianco di Li uXiaobo durante le proteste di piazza Tienanmen.
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