Mondo

Il crollo del Nasdaq fa male alla filantropia

Il crollo dei titoli tecnologici ha diminuito le risorse dei nuovi filantropi, e quindi l’entità delle loro donazioni al non profit.

di Carlotta Jesi

Anche le non profit americane sono state investite dal crollo del Nasdaq e dal fallimento di molti Start up tecnologici, spiega un articolo del Time uscito oggi nelle edicole italiane. Secondo cui le prime spese tagliate dai web imprenditori che l?anno scorso navigavano nell?oro e oggi si ritrovano con un pugno di stock option senza valore, sono state proprio le donazioni a fondazioni e charity. Ovvero la venture philantrophy tanto di moda a Silicon Valley fino a qualche mese fa. Qualche esempio di web miliardario che ha chiuso il portafoglio? Il fondatore della MicroStrategy Michael Saylor: l?anno scorso annunciò al mondo che avrebbe donato 100 milioni di dollari per aiutare una fondazione che doveva creare la prima università interamente online. Ma allora le azioni della sua compagnia valevano 225 dollari, oggi che si comprano con 2.88 la sua donazione è svanita nel nulla. Ma anche il vice presidente di eBay Jeff Skoll ha dato un taglio alle spese filantropiche dopo che il valore delle sue azioni è crollato del 70% nell?ultimo anno. E perfino la prestigiosa università di Stanford è rimasta fregata dal crollo dei titoli tecnologici: il pacchetto di azioni del valore di un milione di dollari che la software house Kana Communications le aveva regalato qualche mese fa, ha perso di valore e oggi serve appena per pagare una borsa di studio. Unica eccezione a questa caduta della filantropia è il sempre ricco Bill Gates: dal 1999 al 2000 la sua generosità è passata da 2.4 miliardi a 5 miliardi di dollari.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA