Welfare

Il crollo dei salari in Italia riguarda da vicino il mondo del sociale

Con la pubblicazione dei dati sul crollo dei salari in Italia, il Cnca Lombardia chiede al Parlamento un intervento deciso per il lavoro sociale e rilancia l'appello al Comune di Milano affinché intervenga sul riconoscimento della dignità delle professioni di cura e inclusione

di Redazione

«In un arco temporale di 17 anni, l’Italia ha subìto le perdite maggiori in termini assoluti di potere d’acquisto dei salari a partire dal 2008. Tra i paesi a economia avanzata del G20, le perdite di salario reale sono state dell’8,7 per cento in Italia, del 6,3 per cento in Giappone, del 4,5 per cento in Spagna e del 2,5 per cento nel Regno Unito». È un crollo per gli stipendi italiani: lo dice il Rapporto mondiale sui salari 2024-2025 diffuso dall’Organizzazione internazionale del lavoro. Un’analisi che non è passata inosservata e ha travolto l’opinione pubblica. La federazione Cnca Lombardia, che raggruppa 39 gruppi aderenti al Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza e operanti nel territorio della regione Lombarda, sottolinea in un comunicato quanto «il disastro dei salari italiani riguardi da vicino il mondo del sociale e dell’inclusione del nostro Paese».

«I dati diffusi dall’Ilo mostrano il vero volto delle politiche economiche dei governi degli ultimi vent’anni», dichiara il presidente Cnca Lombardia Paolo Cattaneo: «l’accanimento contro la povertà mentre si premia chi sta già meglio». Il riferimento va, ancora una volta, al riconoscimento della dignità delle professioni del mondo del sociale, dalla cura all’inclusione: «Il contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali è stato appena rinnovato e scadrà a dicembre. È previsto un aumento del 13% ma ciò nonostante rimaniamo lontanissimi dagli standard europei. E questo incremento già divorato dall’inflazione non è minimamente sufficiente per affrontare i costi proibitivi di una città come Milano».

Secondo Cattaneo, «pagare poco chi si occupa di servizi essenziali in contesti critici, dalle comunità territoriali alle famiglie in difficoltà, fino all’accoglienza delle persone straniere, significa indebolire il tessuto sociale del Paese. Al Comune di Milano chiediamo da tempo un adeguamento contrattuale ma non è mai stata data una risposta positiva».

Nella nota, vengono indicate le cifre delle professioni di cura: «Oggi nel mondo del sociale si può lavorare a tempo pieno per 38 ore settimanali e guadagnare 1.300 euro al mese. Con salari di questo tipo è naturale che in tanti optino per ridurre il tempo del lavoro per aggiungere una seconda occupazione o riappropriarsi del proprio tempo libero. Il Cnca osserva picchi di ricorso al tempo parziale tra il 50 e l’85%. È anche così che si sfilaccia il tessuto sociale, culturale e politico in senso alto di una comunità. È difficilissimo per chi semina vicinanza e inclusione resistere. Si tratta di una battaglia che non possiamo condurre da soli».

La fotografia in apertura è di Cnca Lombardia

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