Cultura

Il cristiano che per salvarsi si finse ebreo

Narrativa. Il nuovo romanzo del regista di "Train de vie". Un libro sulla ricerca dell’identità, sull’adozione, sull’ebraismo

di Sara De Carli

Un libro sulla ricerca dell?identità, sull?adozione, sull?ebraismo. O su una vicenda sconosciuta: l?esodo dei falasha, gli ebrei d?Etiopia. Vai e vivrai è tutto questo e insieme niente di ciò. È il racconto – semplice, senza la pretesa di una ricostruzione storica d?insieme né di virtuosismi stilistici, e proprio per questo terribilmente efficace – dell?esodo personale di Yeonuko/Salomon/Shlomo (tre identità che nel giro di poche ore piovono addosso a un bambino di nove anni) dentro all?esodo collettivo di un popolo. Radu Mihaileanu – il regista di quel film surreale e straordinario che è Train de vie – è rimasto talmente turbato dalla storia dei falasha da farci un film (Va, vis et deviens, Premio per la miglior sceneggiatura all?ultimo Festival di Berlino) e questo libro. I falasha sono gli unici ebrei di pelle nera del mondo, emarginati dai neri in quanto ebrei e dagli ebrei in quanto neri. Tra il novembre 1984 e il gennaio 1985, grazie a un accordo segreto tra Israele e Usa, i falasha etiopi vengono rimpatriati a Gerusalemme. Per non destare sospetti lasciano a piedi la loro terra e convergono nei campi profughi del Sudan. A Um Raquba attendono la partenza, accampati sotto i sacchetti di plastica insieme ai rifugiati sudanesi. Tutti si consumano nell?attesa. I cristiani muoiono. I falasha muoiono. Worknesh l?ebrea stringe il corpo di Salomon, l?unico figlio che era sopravvissuto all?esodo attraverso il deserto e che ora è morto. Kidane la cristiana stringe Yeonuko, l?unico figlio sopravvissuto al deserto del Sudan. Senza una parola, coraggiosa come una leonessa, Kidane affida suo figlio a Worknesh. Lei non sa nulla. Non sa degli americani, dei falasha, di Gerusalemme. Ma come Mosè ha intravisto una promessa, a cui credere contro ogni speranza: «Vai e vivrai, e diventa qualcuno». Quello di Yeonuko è un esodo alla rovescia. Appena arrivato a Gerusalemme viene chiamato Shlomo, ma Worknesh muore e lui viene dato in adozione a una famiglia di Tel Aviv. Recita la parte che il destino gli ha affidato. Viene in mente l?Asher Lev di Potok, che resta insuperabile nel suo raccontare l?ebraismo attraverso cammei incisi su bolle di sapone. Vai e vivrai. Lo scarto tra il tempo presente del vai e il futuro del vivrai è il deserto della promessa. Che vive di un futuro dilazionato e di un compimento solo intravisto, che rischia di trasformare la promessa in illusione e che pure ci appare come irrinunciabile. è l?esodo di Shlomo, ma anche quello di tutti noi. Vai e vivrai di Radu Mihaileanu e Alain Dugrand Feltrinelli, pp. 184, euro 10


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