Cultura

Il Cristianesimo non è solo idee cristiane

E' passione e desiderio di felicità. Riflessioni sulla Chiesa Cattolica post referendum

di Lucio Brunelli

E’ un?immagine di chiesa ?vincente? quella che sta dando in questi tempi la Chiesa cattolica italiana. Il cardinale Camillo Ruini può ben dirsi il primo presidente Cei della storia che ha vinto un referendum, esorcizzando il ricordo di altre consultazioni popolari (1974 divorzio, 1981 aborto) che, volute dalla Chiesa, avevano messo impietosamente a nudo la realtà di un?Italia non più cattolica. L?opzione molto pragmatica per l?astensione non ha consentito di stimare la percentuale degli italiani che ha disertato le urne perché convinta dai vescovi (personalmente credo non abbia superato il fatidico 32% già raggiunto nell?81). Ma l?obiettivo dichiarato dal cardinale era salvare una legge. Non fare una conta delle anime. E l?obiettivo è stato raggiunto, nonostante la posizione avversa dei principali giornali italiani.

Minoranza creativa?
Da tempo il cardinale Ruini immagina la presenza cattolica nella società come una ?minoranza creativa?. Capace di dare battaglia e di contrastare, talvolta persino con successo, l?egemonia culturale del famigerato ?relativismo etico?.
Un cattolicesimo almeno in apparenza realista, cosciente nonostante tutto di essere minoritario, ma fiero della propria identità e pugnace all?interno dell?arena pubblica. Pugnace, soprattutto, sui ?moral issues? per dirla all?americana: unioni gay, coppie di fatto, manipolazioni genetiche?.
Chi ha seguito con attenzione riflessioni e interviste del cardinale Ruini nell?ultimo anno, avrà notato la sua crescente attenzione per quella che i liberal chiamano la «destra religiosa americana»: una corrente popolare dell?evangelismo protestante che ha imparato ad organizzarsi e a incidere nella vita politica, saldandosi alla perfezione con l?avvento al potere del cristiano ?rinato? George Bush.
Non a caso, pochi giorni fa, il primo alleato ?laico? di Ruini, l?onorevole Marcello Pera, ha profetizzato per le elezioni politiche nazionali del 2006 uno scenario americano, con un?accentuata enfasi sulle tematiche ?valoriali? a fare da spartiacque fra gli schieramenti politici.
Ovviamente in Italia non esiste nulla di veramente simile, perlomeno come radicamento di base, alla diffusa rete degli attivisti evangelical. E il progetto teologico-politico è dunque ancora più ambizioso: una ?moral minority? in grado di orientare consensi e dettare la linea a un ampio spettro di forze politiche, da pezzi di Alleanza nazionale sino a settori importanti della Margherita. Un misto inedito di Gramsci e di teologia morale super-ortodossa.
Che dire? Tutto appare ben pensato. Ben studiato. Incontestabili, da un punto di vista strettamente dottrinale, le singole prese di posizione. E in realtà solo una sinistra che ha smarrito le sue vere radici ideali – la difesa dei più indifesi – ha potuto ritenere una battaglia di progresso la libera sperimentazione sugli embrioni umani.
Eppure questo ?nuovo? cattolicesimo oggi vincente non ci riesce a prendere il cuore oltre che la mente. Per quanto uno si sforzi di adeguarsi, resta un disagio. Un qualcosa che non quadra.

Che cosa desiderare
Forse, chissà, non ci convince quel sottile compiacimento intellettuale che prova questa nuova tipologia cattolica nel sentirsi una minoranza ?contro?; mentre invece a noi verrebbe da provare piuttosto dispiacere nel ritrovarsi così pochi, alla messa domenicale, e magari una ragione ci sarà se la chiesa non attira più tanto.
Forse non ci convince l?impressione che si punti fondamentalmente su una battaglia etico-politica: idee cristiane of course, sacrosante ma pur sempre idee, contrapposte alle povere sbagliate idee della mentalità dominante. Mentre invece, uno, ingenuamente, molto ingenuamente, guardando i suoi amici e colleghi lontani dalla chiesa (persino coppie di fatto!) sogna piuttosto che queste persone possano sentire che la Chiesa, innanzitutto, gli vuole bene. Desidera – niente meno – che la loro felicità. E che questo in fondo il cristianesimo ha da offrire, ad ogni uomo, quale sia la sua storia umana e politica: una passione vera per il suo destino, un amore non strumentale per il suo bene, un rispetto infinito per la sua libertà: Cristo? ecco, la parola che ancora non veniva, forse per pudore.
Ma a chi avrebbe interessato in fondo il Suo ?insegnamento? – persino le Sue verità – se quelle parole non fossero state sostenute da uno sguardo, il Suo sguardo?

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