Economia

Il credito dopo la tempesta? È molto micro

L'innovativa esperienza di due imprenditrici sociali

di Redazione

La banca siamo noi. La sorgente che renderà fertile la nuova Islanda. Dopo la grande abbuffata finanziaria il paese nordico riparte con il microcredito di Uppspretta (che in islandese significa fonte, sorgente). Si tratta della prima società di piccoli prestiti dell’isola che prenderà il via nel mese di settembre. A mettere in pista il progetto ci sono due donne Bjork Theodórsdóttir e Ragnheiour H. Magnúsdóttir, fermamente convinte che la ripresa economica si giocherà sulla capacità di rinnovare il sistema del credito. «Finanziare le piccole imprese, innanzitutto. E coinvolgere attivamente gli investitori in programmi di sviluppo sostenibile. Il paese è allo sfascio. Ma abbiamo infrastrutture sociali e umane di altissimo livello. Ora dobbiamo ricominciare a produrre. Il microcredito è una risposta per le piccole iniziative che a lungo non sono state considerate. Formazione, piccoli capitali e fiducia. Così ripartirà il paese. Che non tornerà ad essere la regina del nord che parla alla pari con l’Olanda e il Regno Unito, ma un paese sano e ad alto tasso tecnologico».
Vita: Neppure il drammatico crac è riuscito a cambiare lo scenario del credito islandese. Oggi nazionalizzate, domani ancora una volta privatizzate in società per azioni. Come si inserisce la vostra iniziativa in questo contesto?
Bjork Theodórsdóttir: Dopo lo scoppio della crisi, il paese si è ritrovato in ginocchio, assalito dai creditori esteri, da un’inflazione galoppante, dalla disoccupazione e dal prosciugarsi della liquidità. Ma le idee non mancano. Anzi i giovani continuano a sfornare progetti di sviluppo. Abbiamo così pensato di rispondere a un bisogno sempre più impellente. La gente ha perso la fiducia nel sistema bancario. Nell’aria si respira una voglia di cambiamento, di poter decidere sul destino dei propri risparmi, investendo in modo intelligente e sostenibile per la crescita del paese.
Vita: Come funzionerà Uppspretta?
Theodórsdóttir: Sarà una web company molto snella. In azienda siamo in cinque, al momento tutti volontari. Non abbiamo certo obiettivi speculativi. Il nostro traguardo è pagarci giusto lo stipendio. Il sistema di prestiti si muove sulla falsariga di Kiva o Zopa, con la differenza che i progetti finanziabili saranno esclusivamente islandesi. L’imprenditore presenta sulla nostra piattaforma online la propria idea e sarà il mercato – cioè i piccoli investitori – a decidere come e quanto investire sul progetto.
Vita: E chi deciderà i tassi di interesse?
Theodórsdóttir: Anche qui sarà il mercato a stabilirlo a seconda del profilo di rischio del progetto. L’investimento minimo è di 2.500 corone (circa 15 euro), perciò ogni idea sarà sostenuta da diversi investitori.
Vita: Qual è il target di imprese o di idee di impresa a cui punta la vostra società?
Theodórsdóttir:Piccole imprese in fase di avvio e con una vocazione sociale, proprio come la nostra.
Vita: Il mercato di riferimento è piuttosto ristretto…
Theodórsdóttir: È vero. Noi islandesi siamo solo 320 mila in tutta l’isola. Perciò sarà ancora più dura fare crescere la società. Ma non ci sono altre vie praticabili. Soprattutto ora che la banca centrale ha chiuso le porte agli investitori stranieri per evitare ulteriori speculazioni che possano deprezzare ulterioremente la valuta. Faremo perciò da noi. Islandesi per l’Islanda, puntando sulla sostenibilità delle nuove iniziative economiche.


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