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Il Covid non ferma le partenze dei migranti: 8 positivi dopo lo sbarco di Mediterranea ad Augusta

Quarantena predisposta per l'equipaggio della Mare Jonio e per i 43 migranti che ora si trovano in un centro di accoglienza del Siracusano. Lo sbarco di Mediterranea avvenuto ieri ad Augusta con la grande assenza del coordinamento del Gicic guidato dal commissario Carlo Parini. Rimangono fermi in mare i 180 naufraghi soccorsi dalla Ocean Viking. Servono soluzioni immediate che garantiscano la sicurezza sanitaria e il soccorso in mare

di Alessandro Puglia

Ieri al porto di Augusta in Sicilia sono sbarcate le 43 persone salvate dalla Mare Jonio durante l’ottava missione di monitoraggio e soccorso di Mediterranea. I migranti erano stati soccorsi a circa 40 miglia a Nord di Zuara a bordo di un’imbarcazione piena d’acqua che rischiava di affondare. Era da tempo che non avveniva uno sbarco al porto commerciale di Augusta – tra i più grandi d’Italia – dove fino a poco tempo fa operava il Gicic del commissario Carlo Parini, la più importante task force nella gestione dell’immigrazione via mare in Sicilia misteriosamente sciolta nel 2018, nonostante gli eccellenti risultati investigativi e l’umanità dimostrata nei 12 anni di attività nei confronti di oltre 150 mila migranti che nel Siracusano sono sbarcati prima e dopo la strage di Lampedusa del 2013.

Nonostante l’assenza del commissario Carlo, lo sbarco a terra è avvenuto comunque. I migranti sono stati accompagnati in un centro di accoglienza del Siracusano, mentre l’equipaggio di Mediterranea è rimasto a bordo della nave. Secondo fonti sanitarie ottenute da Vita, i tamponi sono stati eseguiti in maniera rapida: sono otto i migranti risultati positivi al Covid 19 che ora dovranno trascorrere il periodo di quarantena. La stessa misura è stata predisposta per l’equipaggio della Mare Jonio.

«La Pandemia non fa purtroppo distinzione e non conosce i confini e si è evidentemente propagata anche nel continente africano ed in Libia in modo massiccio. Questo impone un intervento umanitario di soccorso che preveda l’evacuazione dai campi di prigionia libici dove le condizioni igenico-sanitari disastrose rischiano di trasformare quei luoghi in un focolaio senza precedenti. D’altro canto un’emergenza non esclude l’altra: senza navi da soccorso in mare le persone muoiono a migliaia nel Mediterraneo centrale. In assenza di soccorsi da parte dei governi le navi della società civile non possono fermarsi, adesso meno che mai», scrive Mediterranea

Rimangono invece in mare i 180 naufraghi soccorsi dalla nave Ocean Viking in quattro diverse operazioni di ricerca e soccorso tra le acque italiane e quelle maltesi. «I primi due salvataggi sono avvenuti una settimana fa. I sopravvissuti hanno detto alle nostre squadre di aver trascorso da due a cinque giorni in mare prima di essere soccorsi dalla Ocean Viking. Ciò significa che alcuni dei 180 sopravvissuti sono in condizioni precarie in mare da più di 8 giorni. Questa situazione è inaccettabile. Dov'è finito l'accordo di Malta del 2019 per il trasferimento delle persone salvate in mare? Gli Stati membri dell'Unione Europea sono consapevoli del fatto che la gente ha continuato a fuggire dalla Libia su imbarcazioni non sicure per tutta la durata della crisi COVID-19 che ha colpito l'Europa in primavera e indipendentemente dall'assenza di navi dedicate alla ricerca e al salvataggio nel Mediterraneo centrale» scrive l’Ong europea Sos Mediterranee che sottolinea come – nonostante la pandemia – migliaia di persone continuano a rischiare la propria vita in mare.

A Lampedusa gli sbarchi non si arrestano: soltanto ieri sono arrivati sull’isola 87 persone, mentre in mattinata su un barchino è arrivata una famiglia tunisina composta da marito, moglie e tre figlie con disabilità subito assistite.

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