Èuna verità imbarazzante quella che si intravede quando s’alza il coperchio sul caso dei Legionari di Cristo. Si tratta di uno degli ordini religiosi che più hanno goduto del favore del Vaticano durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Con molta fatica e solo nel 2004 il cardinale Ratzinger ottenne di poter indagare sulle accuse di abusi sessuali rivolte al sacerdote messicano che nel 1941 fondò i Legionari, padre Marcial Maciel. La denuncia venne presentata nel 1998 ma ristagnò a motivo delle amicizie eccellenti di cui godeva Maciel nei vertici della segreteria di Stato e nell’appartamento papale. Forse si trattò di una coincidenza ma fu con il cambio di pontificato che l’indagine poté accertare le responsabilità del fondatore. Uscì di tutto: molestie su seminaristi, uso di stupefacenti, un’amante segreta e persino figli segreti che sostengono di aver subìto abusi. Negli archivi del Sant’Uffizio emerse che accuse simili erano state già prese in esame nel 1956. In quello stesso periodo Maciel aggiunse ai Legionari un quarto voto, che li impegnava a non manifestare a persone estranee all’ordine eventuali dubbi o critiche al fondatore. Nel 2006, Benedetto XVI ordinava la “reclusione” di Maciel in un monastero, privandolo della possibilità di celebrare in pubblico. L’anno seguente abolì il quarto voto. Da poche settimane si è conclusa un’approfondita ispezione apostolica, preludio di un possibile “commissariamento” dell’ordine.
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