Africa

Il cooperante: «In Somalia è a rischio di sopravvivenza un’intera generazione»

Da una parte i conflitti, dall'altra gli shock climatici. In Somalia, un Paese con 17,6 milioni di abitanti, una persona su cinque soffre la fame. Questo quadro emerge dalle parole di Waseem Solangi, capo missione di Coopi - Cooperazione Internazionale, che racconta a VITA: «Nel piano di risposta ai bisogni umanitari 2024, i finanziamenti per far fronte all’emergenza rimangono gravemente inadeguati»

di Anna Spena

Da una parte i conflitti, dall’altra gli shock climatici. In Somalia, un Paese con 17,6 milioni di abitanti, una persona su cinque soffre la fame. Questo quadro emerge dalle parole di Waseem Solangi, capo missione di Coopi – Cooperazione Internazionale, che racconta a VITA: «Nel piano di risposta ai bisogni umanitari 2024, i finanziamenti per far fronte all’emergenza rimangono gravemente inadeguati».

Che Paese è oggi la Somalia? 

La Somalia sta affrontando la peggiore siccità degli ultimi decenni, seguita dalle inondazioni causate da El Niño. L’acuirsi dei conflitti e gli shock climatici stanno peggiorando i bisogni umanitari. Quasi un somalo su cinque vive in condizioni di insicurezza alimentare acuta, con 1,7 milioni di bambini tra i 6 mesi e i 5 anni a rischio di malnutrizione acuta. L’accesso all’assistenza sanitaria è limitato e le strutture sanitarie funzionanti sono insufficienti, aggravando i rischi di mortalità materna e infantile e aumentando l’incidenza di malattie prevenibili come il colera. La pastorizia è lo stile di vita predominante, ma la perdita del bestiame, con 3 milioni di animali morti solo in Somalia, sta minacciando la sopravvivenza di un’intera generazione. Senza pioggia, il futuro di queste comunità è a rischio.

Da quanto tempo Coopi è presente nel Paese?

Siamo arrivati 43 anni fa. Lavoriamo a Mogadiscio, Beledweyn (stato di Hirshbele), Baidoa (stato del sud-ovest) e Dollow, Kismayo, Afmadov e Dhobley nello stato di Jubaland. Abbiamo realizzato oltre 250 progetti, raggiungendo più di 16 milioni di persone, provando a rispondere ai bisogni intercettati sul campo: salute, nutrizione, assistenza umanitaria nei campi sfollati, formazione e inserimento lavorativo di giovani donne e soggetti svantaggiati, accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari nei villaggi e nei campi, protezione e rilancio delle attività agro-pastorali. Non solo. Questo è un Paese che subisce in larghissima parte gli effetti del cambiamento climatico; per questo stiamo lavorando molto sulle risposte alle inondazioni insieme alle comunità per provare a implementare un tipo di agricoltura che chiamiamo “climaticamente intelligente”. 

Noi da qui, dall’Occidente, cosa non riusciamo a vedere della Somalia?

Nell’immergerci nella vita dei pastori di cammelli e dei piccoli agricoltori nei villaggi somali, ci rendiamo conto di quanto sia essenziale per i Paesi occidentali comprendere quali siano le sfide reali affrontate dalle comunità africane. La priorità deve essere fermare il cambiamento climatico, una minaccia significativa per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in Africa, nonostante il continente contribuisca meno del 10% alle emissioni globali di carbonio. I Paesi occidentali dovrebbero anche investire nell’agricoltura e nei settori alimentari in Africa. La Banca Africana per lo Sviluppo prevede che il mercato agricolo e alimentare in Africa potrebbe raggiungere i mille miliardi di dollari entro il 2030. Con il 65% delle terre arabili incolte del mondo, l’Africa ha un enorme potenziale agricolo non sfruttato. Investire in questo settore potrebbe favorire una crescita economica ed uno sviluppo significativi in tutto il continente.

In Somalia come Coopi state portando avanti il progetto “Maggiore resilienza attraverso lo sviluppo di sistemi economici inclusivi e approcci intelligenti dal punto di vista climatico”. In cosa consiste?

È un progetto quinquennale che è stato avviato nel luglio 2022 ed è portato avanti dal Somalia Resilience Program (SomReP), un consorzio di 8 ong di cui facciamo parte, che ha una profonda esperienza nel Paese e che condivide un obiettivo comune: rafforzare la resilienza delle comunità locali somale, sostenendo gruppi vulnerabili come donne, persone con disabilità, pastori e agropastori affinché possano riconoscere le varie opportunità offerte dal mercato ed usufruirne, accedendo anche a servizi per lo sviluppo finanziario ed imprenditoriale che siano per l’appunto inclusivi dei soggetti maggiormente svantaggiati.

Quante persone coinvolge?

A Dollow, dove Coopi conduce le attività, il progetto coinvolge 1.085 famiglie agro-pastorali e periurbane di 7 villaggi, offrendo formazione finanziaria, supporto tecnico e competenze imprenditoriali. 

Qual è l’aspetto innovativo del progetto?

Il progetto facilita il collegamento con servizi finanziari formali, come banche e istituzioni di microfinanza, migliorando le capacità di investimento dei beneficiari e supportando le donne e le persone con disabilità attraverso reti di supporto locale. Inoltre, permette ai beneficiari di accedere a prestiti e servizi di risparmio che insegnano loro come riconoscere il valore di alcuni movimenti e assimilare nuove conoscenze, applicandole alla propria attività. In questo modo, rafforza la capacità delle persone di rispondere efficacemente a costanti cambiamenti e sfide legati al clima, al mercato e alle condizioni economiche.

Può fare un esempio concreto?

La storia di Amran, una delle nostre beneficiarie. Amran ha 27 anni, è madre di due figli, vive nel villaggio di Beritir. La vita di Amran è stata segnata da una comunità in cui le opportunità economiche e l’indipendenza finanziaria delle donne erano fortemente limitate. Tuttavia, la sua ricerca dell’uguaglianza e il desiderio di assicurare un futuro migliore ai suoi figli l’hanno portata ad essere scelta per un corso di formazione professionale della durata di sei mesi. Al termine della formazione ha ricevuto una macchina da cucire e del materiale per lavorare. Si è poi iscritta all’associazione di risparmio e prestito del villaggio, un gruppo composto da membri che, insieme, decidono di mettere in comune le proprie risorse depositando regolarmente una piccola somma di denaro. Ha preso in prestito 600 dollari per ampliare le sue opportunità lavorative, ed ha avviato una piccola attività di vendita di alimenti integrali, verdure e dolci. Grazie ai suoi guadagni, ha rimborsato il prestito e potenziato la sua attività, dimostrando come il progetto possa fare la differenza nella vita delle persone.

Il numero di Vita di Giugno è dedicato all’Africa. Se sei abbonata o abbonato a VITA leggi subito “Un’Africa mai vista” (e grazie per il supporto che ci dai). Se invece vuoi abbonarti, puoi farlo da qui.

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